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Channel: THE MATRIX OF SYMBOLISM (FUORI DI MATRIX)
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I POLTERGEIST

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I fenomeni sono di varia natura: rumori nei muri e nei mobili (v. raps), oggetti che si vuotano da soli, tazze, brocche e bicchieri che si infrangono al suolo, piogge di sassi, campanelli che squillano, fuochi che si accendono spontaneamente: in sostanza gli stessi che si producono nei casi di infestazione a eccezione delle apparizioni fantomatiche, che sono caratteristiche di quest’ultimo fenomeno. Quasi sempre hanno carattere intelligente, ossia si comportano come se fossero guidati in qualche modo da una mente: con i colpi nei muri e nei mobili si può talora intavolare un colloquio per mezzo della tipologia; gli oggetti che si spostano, talora con violenza, di rado colpiscono le persone, perlomeno in modo da ferirle, e, se lo fanno, sembra che abbiano voluto farlo espressamente, per punirle o offenderle. I parapsicologi americani della scuola quantitativa (v. quantitativo, metodo) chiamano questo fenomeno “psicocinesi ricorrente spontanea” (Recurrent Spontaneous Psychokinesis) e lo indicano comunemente con la sigla RSPK.
Il Poltergeist è conosciuto fin dall’antichità: se ne parla in un libro cinese scritto un migliaio di anni fa; nel Medioevo e nelle epoche successive se ne trovano descrizioni in tutte le parti nel mondo; nel Seicento e nel Settecento erano comuni nelle case abitate dalle cosiddette streghe, molte delle quali pagarono con la vita le conseguenze di una manifestazione paranormale di cui non avevano certo alcuna colpa. Un caso tipico, evidentemente collegato con la presenza di una bambina di 11 anni, fu riferito,nel 1666,dal reverendo Joseph Glanvill, membro della Royal Society, in Inghilterra. Nel 1772, pure in Inghilterra, sono documentati i fenomeni avvenuti nella casa della signora Golding, collegati con la presenza di una giovane cameriera.
Già il celebre fisico francese J.F. Arago, nel 1846, dopo aver studiato il caso della giovinetta Angela Cottin, aveva supposto che i fenomeni fossero causati da un’energia invisibile sprigionata dalla fanciulla. Negli ultimi anni del secolo scorso, Podmore notò che il Poltergeist si manifesta di regola in case dove vi sono ragazzi, e, molto semplicisticamente, ne trasse la conclusione che doveva trattarsi di scherzi da loro messi in atto per divertirsi alle spalle degli adulti. Ma ricercatori come William Barrett e Charles Richet dovettero riconoscere, circa nella stessa epoca, che perlomeno alcuni dei fenomeni non potevano in alcun modo attribuirsi ai supposti burloni e facevano pensare a una sorgente di energia psichica ancora sconosciuta. Fra gli studi più recenti è da ricordare quello condotto, con ogni rigore scientifico, da J.G. Pratt e W.G. Roll per incarico del Laboratorio di Parapsicologia della Duke University, nella casa del signor Herrmann a Seaford, studio che si concluse con il riconoscimento della veridicità dei fenomeni.

Lo psicoanalista Nandor Fodor ha sostenuto che l’energia psichica responsabile del fenomeno proviene dall’inquieto inconscio di giovanetti in un’età in cui maturano le prime esigenze sessuali e urtano contro inattese inibizioni; e questa teoria è accettata oggi da quasi tutti i metapsichisti. Fodor ha notato che il Poltergeist può anche essere provocato da adulti i quali portino con se turbe psichiche di carattere sessuale risalenti all’infanzia: egli studiò infatti una signora, violentata all’età di sette anni, che provocava imponenti fenomeni di questo genere. Di qui il carattere spesso malevolo del Poltergeist, che sembrava voler sfogare oscure ostilità e mettere in atto segrete vendette: manifestazioni tutte dei profondi attriti tra genitori e figli o dell’inconscio spirito vendicativo di un adulto che sia stato sessualmente offeso nella fanciullezza. Anche Owen, tra i più recenti studiosi del fenomeno, conferma le affermazioni di Fodor.
In alcuni casi, tuttavia, il Poltergeist, anche se legato alla presenza di ragazzi, assume un aspetto più complesso e organico che lo avvicina all’infestazione vera e propria e ai fenomeni medianici di possessione. Il seguente episodio è riferito dalla celebre medium e studiosa di fenomeni paranormali Eileen Garrett, nel suo libro di memorie “Avventure nel soprannaturale” (Adventures in the Supernormal, 1943). Nella casa di un ammiraglio inglese, che vi abitava con la moglie e i figli, uno dei quali adolescente, cominciarono a sentirsi rumori nell’armadio delle scarpe, le quali spesso, venivano trovate fuori posto. Poiché il ragazzo minore, in egual tempo, dava segni di nervosismo, fu mandato per qualche tempo in campagna e i fenomeni cessarono. Fin qui abbiamo dunque un caso tipico di Poltergeist. Ma poco dopo le manifestazioni ripresero in modo più imponente: passi per le stanze, bicchieri e caraffe che, sotto gli occhi sbigottiti dell’ammiraglio, scivolavano lungo il tavolo e andavano a fracassarsi per terra. La Gerrett, interessata al caso, in stato di trance spiego, o credette di spiegare, il mistero di questi fenomeni: certo è che, in seguito alle sue comunicazioni medianiche, tutto tornò normale. Ella si mise infatti, o fu come se si mettesse, in contatto con un fratello della madre dei ragazzi, morto due anni prima, il quale, per una improvvisa antipatia per la sorella, causata dalla sua malattia, aveva lasciato il suo ingente patrimonio non a lei ma a un lontano cugino. Vi era però un secondo testamento che il defunto voleva rivelare; dapprima aveva tentato di esprimere il suo desiderio spostando delle scarpe, poiché la sorella sapeva che egli era solito nascondere nelle scarpe i suoi scritti. Si era servito per questo della medianità del nipote più giovane, che era il suo prediletto. Ma, venuto meno questo tentativo, aveva continuato a produrre i fenomeni per attrarre l’attenzione della famiglia. In seguito a queste comunicazioni della Garrett fu cercato il secondo testamento, che venne trovato in uno stanzino; il cugino favorito dall’eredità, ricco di suo e colpito dalla stranezza dei fatti, restituì alla sorella del defunto l’intera sostanza e i fenomeni cessarono.
Il caso è difficilmente spiegabile perché non si vede con precisione chi potesse essere il medium dopo l’allontanamento del ragazzo, e come questa medianità, quale che ne sia stata l’origine, si sia integrata con quella della Garrett per giungere in modo coerente al fenomeno di chiaroveggenza che doveva portare alla scoperta del testamento. Tra le varie ipotesi possibili (ad esempio la medianità chiaroveggente della madre che influenza telepaticamente la Garrett) non sembra antiscientifico ammettere anche quella spiritista.
ARTICOLO TRATTO DAL TESTO “SUPER NATURA”




di Lyall Watson ed. Rizzoli


Una cosa intangibile come la mente, che non è mai stata vista, valica il fossato tra il reale e l’irreal creando energia nervosa, la quale dirige l’energia muscolare, che muove gli oggetti fisici. C’è solo un passo per giungere da questa situazione alla psicocinetica, tutto quello che dobbiamo fare è riempire il vuoto all’altra estremità. I russi forse hanno fatto proprio questo.

La relazione tra corpo e mente è ancora un mistero totale.

Sir John Eccles, un grande neurofisiologo australiano, ha descritto il cervello come un sistema di «10.000 milioni di neuroni… momentaneamente in riposo vicino a una soglia di eccitabilità. E’ il tipo di macchina che uno spirito potrebbe operare, se uno spirito è anzitutto un agente la cui azione è sfuggila all’indagine degli strumenti più perfezionati» (92). Questo spirito nella macchina della psicocinetica sembra essere stato scovalo dai sensibili stru­menti di Sergeyev e Kìrlian. Potrebbe anche essere lo stesso tipo dì “spirito” che i tedeschi chiamano poltergeist, lo spirito che fa rumore.




IL “POLTERGEIST”

Non mancano buone prove a proposito del poltergeist. molte delle quali fomite da scienziati scettici, poliziotti professionisti, e giornalisti sussiegosi. Il fenomeno è identico in tutto il mondo. Gli oggetti cadono già dalle tavole, le lampadine si svitano da sole, i liquidi si intorbidano, si odono strani rumori, le pietre volano attraverso le finestre, e i rubinetti restano aperti. Questi “trucchi” apparentemente infantili sembrano spesso essere collegati con un bambino, o un adolescente, di solito una fanciulla nel momento della pubertà o in fase di difficile equilibrio emotivo (142). In un caso molto noto, una ragazza ventenne era agli inizi della sua vita coniugale. Il legame delle attività poltergeist con una persona, piuttosto che con un luogo, è cruciale. Questo suggerisce che i fenomeni geofisici insoliti come un’alterazione locale di gravità abbiano una parte meno importante delle forze di origine psicologica (292). Esiste un’area in cima al Songe Fjord in Norvegia e un’altra nel cratere vulcanico dì Kintamani a Bali, la cui ghiaia non è ancorata al suolo come dovrebbe. Ma ricerche come quella molto meticolosa di George Owen sulla poltergeist Sauchie, mostrano che quando la figura centrale in uno di questi casi si muove, allora il fenomeno si verifica immediatamente dopo (237).

Lo psicanalista Nandor Fodor ha descritto il poltergeist. come un «fascio di repressioni riflesse. (103). Se questo è vero, la proiezione è del tutto inconsapevole. Potrebbe essere energia psicocinetica che si diffonde ciecamente, come il movimento di riflesso che fa rovesciare un bicchiere all’esplodere di un forte rumore. Ma talvolta le attività poltergeist mostrano un grado di intelligenza e di finalità, come le scritte sul muro, o come quando gli oggetti sono destinati a una persona particolare. In questi casi, l’attività PC potrebbe essere controllala a un livello inconscio più profondo, ma anche qui lo spirito non è tanto uno spirito quanto una manifestazione mentale.

Una delle caratteristiche comuni a tutte le attività poltergeist è che la gente raramente vede gli oggetti davvero in movimento, e, anche nei rari casi in cui li vedono non sono stato capace di reperire un solo resoconto di chi ha visto un oggetto incomincia­re a muoversi. Ciò potrebbe essere importante. In analisi di laboratorio condotte su persone comuni, gli effetti spesso non compaiono quando il soggetto sì concentra fortemente su di essi. ma appaiono spesso di colpo quando la loro attenzione viene distratta. Le attività poltergeist si arrestano di frequente quando l’analizzatore giunge a esaminarle. Rhine descrive alcuni suoi stu­di come «tentativi di sviluppare una pellicola alla luce del sole». (275). Proprio come l’oscurità è un requisito essenziale per lo sviluppo delle fotografie, cosi la spontaneità sembra essere impor­tante per la PC. Le poche persone speciali che sono riuscite a cre­are effetti PC a volontà, fanno certamente parte di una categoria separata. Rhine conclude che la PC è «una capacità che funziona solamente in condizioni psicologiche limitatissime e viene facilmente inibita se queste condizioni sono sfavorevoli». … Nella maggior parte della gente essa è inibita continuamente.

Forse l’indicazione più utile che sia emersa finora da queste ricerche è la scoperta di Sergeyev che. durante la PC, il campo elettrostatico e il cuore e il cervello operano tutti a quattro cicli al secondo. Si sa da tempo che il cervello di bambini molto piccoli ha una frequenza d’onda molto lenta. Elettrodi attaccati allo stomaco di una donna in stato avanzato di gravidanza hanno mostrato che un bambino non nato produce onde ancora più lente di tre cicli (delta) al secondo, le stesse onde che un adulto emette quando «dorme come un bambino». Nei primi tre anni di vita i ritmi delta sono predominanti, e solo più tardi le pulsioni si accelerano fino a ritmi alfa della meditazione e ai ritmi ancora più veloci del pensiero complesso e del calcolo Dapprima si credette che i ritmi da quattro a sette cicli fossero solo ritmi di transizione fra i ritmi delta, che si arrestano a tre, e quelli alfa, che cominciano a otto cicli al secondo. E si pensava che queste strutture intermedie fossero caratteristiche soltanto dei bambini in fase di crescita, ma più tardi furono anche riscontrate, sotto certe condizioni, negli adulti, e furono denominate onde teta.

I ritmi teta iniziano nel talamo, la regione cervicale che sembra governare i fenomeni emotivi. Essi possono essere prodotti molto facilmente in un bambino portandogli via un dolce o un giocattolo e tenendogli fuori di portata. Essi possono essere prodotti con altrettanta facilità negli adulti offendendoli o umiliandoli. In situazioni di laboratorio i ritmi teta sono spesso ottenuti con l’offrire al soggetto uno stimolo piacevole, come facendogli accarezzare la fronte da una bella ragazza, e poi improvvisamente mandarla via. Appena cessa la sensazione piacevole, appaiono i ritmi teta, si agitano in un crescendo per qualche tempo, e poi scompaiono. La maggior parte degli adulti si abituano alle frequenti delusioni, e sopprimono molto in fretta i teta. Nei bambini i ritmi persistono molto a lungo e portano spesso a scoppi di malumori e a una furia di distruzione. E’ stato scoperto che gli adulti che sono soggetti ad attacchi incontrollabili di aggressione violenta hanno ritmi teta nelle loro onde cerebrali. Si tratta di un sintomo così caratteristico da essere stato usato come mezzo per scoprire questo tipo di psicopatico.

Così sembra che, da bambini, tutti abbiamo una tendenza naturale a reagire emozionalmente alla frustrazione attraverso certi atti di aggressione legati alle onde teta nel cervello. Sembra però che gli animali reagiscano nello stesso modo. Hebb racconta di scimpanzè che sedevano quietamente per ore guardando una femmina in un’altra gabbia, e poi, appena la femmina si ritirava a dormine, mostravano un improvviso e violento scoppio d’ira accompagnato da Fenomeni tipici delle onde tela (144). Da bambini ci accendiamo nello stesso modo, ma da adulti impariamo a sopprimere i ritmi violenti. Il fatto che si tratti di un processo consapevole e deliberato è stato dimostrato in laboratorio da Walter, e in questi esperimenti l’ira veniva iniettata artificialmente esponendo i soggetti a una luce lampeggiante a ritmi teta, dai quattro ai sette cicli al secondo (335). C’è una variazione molto grande fra gli individui a proposito del controllo da esercitare, e sembra che le persone di cattivo carattere siano spesso proprio coloro che non riescono a dominare le onde teta.

I manuali descrivono il comportamento dettato dai ritmi tela con parole come “intolleranza”, “egoismo”, “impazienza”, “sospetto” e “infantilismo”. Il che e un’ottima descrizione della maggior parte di poltergeist. E tentante fare paragoni tra i due fenomeni, e mostrare che l’azione poltergeist e legata nella maggior parte dei casi a individui che stanno attraversando periodi difficili della loro vita, nei quali ricaverebbero probabilmente un gran beneficio se si lasciassero andare al loro temperamento ma ormai essi sono troppo adulti perché questo sia un fatto socialmente accettabile. Forse la frustrazione cresce fino a un punto tale che trova sollievo solo attraverso l’inconscio, in psicocinetica senza scopo come rompere una finestra e gettare le cose intorno.

Questa è soltanto un’ipotesi; non ho prove da offrire in favore di una simile teoria, ma esistono i resoconti della fisiologia di Nelya Mikhailova a cui far ricorso. Mentre gli effetti PC erano sotto osservazione, ella stava operando quasi esclusivamente su forti e autoprovocati ritmi teta. Il suo zucchero sanguigno e le misurazioni endocrine mostravano che era in uno stato di rabbia controllata. Forse queste sono proprio le condizioni che occorrono perché la PC possa comparire.

Nelle comunità di animali, gli alti livelli di aggressività spesso appaiono e conducono alla lotta, la quale è altamente stilizzata cosicché le emozioni possono essere espresse senza che nessun protagonista possa essere ferito gravemente. Ci sono regole, ma in certi casi le regole vengono infrante e un animale trova via libera allo spirito aggressivo. Questo accade quando due antilopi sono così evidentemente della stessa forza che nessuna cederà il passo: o quando due gabbiani si incontrano al limite dei loro rispettivi territori, dove nessuno dei due ha il diritto di precedenza. Le tendenze antagonistiche a combattere e a fuggire sono portate in conflitto diretto fra di loro, ed esiste uno stallo, ma il livello emotivo è così alto che deve trovare uno sfogo altrove, e così avviene un «trasferimento di attività». L’antilope può incominciare a grattare la gamba posteriore come se fosse improvvisamente diventata insopportabilmente pruriginosa, e il gabbiano può incominciare a tirarsi dietro dei fili d’erba come se fosse stato assalito da un imperioso desiderio di costruirsi immediatamente un nido. In tal modo l’aggressione repressa è espressa in un’azione di diverso genere. Forse questo è quanto avviene in psicocinesi. Forse il livello di rabbia provocala dai teta è cosi alto e frustrante da venire canalizzato altrove, e invece di un uomo che da un calcio alla sedia, che sarebbe considerato fanciullesco e biasimevole, il suo inconscio costringe il campo di forza a farlo in sua vece.

In tutto questo permangono molti forse e molti interrogativi. Noi non abbiamo le risposte, ma una certe struttura sembra emergere ugualmente. È difficile trovare un posto logico nell’evoluzione biologica per la psicocinetica sotto il livello umano. In tutte le altre specie l’aggressione si esprime facilmente.

Soltanto nell’uomo esiste conflitto fra l’aggressione e la pressione sociale. Solo nell’uomo il cervello si è talmente sviluppato da produrre una mente che elabora le proprie regole di comportamento e sopprime consciamente le strutture istintive che non riescono a seguire queste regole. I bambini devono imparare questo, ma in un momento della loro vita in cui le pressioni su di essi sono particolarmente pesanti, è possibile che essi trovino uno sfogo inconscio. Le poche persone che possono produrre effetti psicocinetici a volontà hanno probabilmente imparato a farlo portando a un livello cosciente questa attività sostitutiva. Forse, acquistando nuove conoscenze su noi stessi, un maggior numero di persone riuscirà a farlo egualmente bene. Per ora sembra un po’ inutile sprecare energia e perdere un chilo ogni volta che dobbiamo separare un uovo. Possiamo fare cose del genere molto meglio con le nostre mani, ma questi “trucchi” PC possono essere giochi da bambini per una mente che è in grado di esercitare un vero controllo sulla materia.

http://www.misteridellastoria.com/il-poltergeist/


STORIA SEGRETA DELLA BANCA D'INGHILTERRA - LA BATTAGLIA DI WATERLOO - USURA

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Con una sottile manipolazione consentita dalla loro ricchezza unificata, sarebbe stato possibile creare condizioni economiche di tale gravità da ridurre, con la disoccupazione, le masse a condizioni di fame e miseria. Con l’uso di un’accorta propaganda, poi, sarebbe stato facile far ricadere la colpa di questa tragedia sul Re, sulla sua Corte, sui Nobili, sulla Chiesa http://dioni.altervista.org/NWO/dioni_0286.html


«Si può considerare ormai come accettato che la rivoluzione bolscevica del 1917 è stata finanziata e sostenuta, principalmente, dall’alta finanza ebraica, attraverso la Svezia: ciò non è che un aspetto della messa in atto del complotto del 1773». (“Times” del 10 marzo 1920)

A cosa si riferisce questo vecchio articolo del Times? Cos’è successo nel 1773? La risposta la troviamo nel libro “Pawns in the game” (Pedine nel gioco) di Guy Carr del 1958. Stessa risposta che troviamo anche in un comunicato dei Vescovi francesi a Lourdes [M. Servant, Veillez et priez car l’heure est proche Saint Germain-en-Laye, Servant autore ed editore, 1972, Vol. I, p. 152].

Riporto l’estratto dal libro “Pawns in the game” CPA Book Pubblisher, pp. 26-31 che ho trovato sui numeri 337/338 della rivista Chiesa Viva, marzo/aprile 2002:

“Un orefice ebreo, Amschel Moses Bauer, stanco di vagare nell’Europa dell’Est, decise, nel 1750, di stabilirsi a Francoforte sul Meno, in Germania. Egli aprì una bottega di contabilità, nel distretto ebraico e, sopra la porta di questa bottega, pose, come simbolo della sua attività, una Targa rossa.


Questo fatto assume una grande importanza, poiché gli Ebrei, nell’Europa dell’Est, che appartenevano al Movimento Rivoluzionario, fondato sul terrorismo, avevano adottato anch’essi la Bandiera Rossa come loro emblema, e questo perché il rosso rappresentava il sangue!

Amschel Moses Bauer, con un figlio nato nel 1743, di nome Amschel Mayer, morì nel 1754 quando questi aveva solo undici anni. Il ragazzo, a cui il padre aveva insegnato quanto aveva potuto sui princìpi rudimentali dell’attività dei prestatori di denaro, mostrò subito una grande abilità ed una straordinaria intelligenza. Qualche anno dopo la morte del padre, Amschel Mayer Bauer fu assunto, come impiegato, presso la Banca Oppenheimer e, per la sua abilità naturale nell’attività bancaria subito dimostrata, venne promosso alla posizione di socio junior della Banca.

In seguito, Amschel tornò a Francoforte dove si assicurò la proprietà e il controllo dell’attività che era stata fondata da suo padre nel 1750. La Targa rossa spiccava ancora sopra la porta e, conoscendo il significato segreto di questo simbolo, Amschel Mayer Bauer decise di adottare un nuovo nome di famiglia. “Targa rossa”, in tedesco si dice “Roth Schild”, e così nacque “La Casa dei Rothschild”.

Amschel Mayer Bauer visse fino al 1812 ed ebbe cinque figli, tutti educati e addestrati per divenire dei Capitani dell’alta finanza. Nathan, uno dei figli, dimostrò un’abilità eccezionale e, all’età di ventun’anni, andò in Inghilterra con lo scopo ben preciso di assicurarsi il controllo della Banca d’Inghilterra, con la finalità, poi, di collaborare col padre e coi fratelli, per fondare e consolidare un Monopolio Bancario in Europa. La ricchezza cumulativa di questo Consorzio Internazionale Bancario poteva, poi, essere utilizzato per agevolare le segrete ambizioni che il padre aveva comunicato ai suoi figli. Per provare la sua abilità, Nathan Rothschild aveva moltiplicato le 20.000 sterline, che gli erano state affidate, in 60.000 sterline, in soli tre anni.

Nello studio del Movimento Rivoluzionario Mondiale, è importante ricordare che la Bandiera Rossa era stato il simbolo della Rivoluzione Francese come pure di tutte le rivoluzioni che l’hanno seguita.

Ancor più significativo, inoltre, è il fatto che quando Lenin, finanziato dai Banchieri Internazionali, rovesciato il Governo Russo, stabilì la prima Dittatura Totalitaria, nel 1917, i simboli usati erano una Bandiera Rossa, con una Falce e Martello, con impressa la Stella giudaica a cinque punte.

Nel 1773, all’età di soli trent’anni, Mayer Rothschild invitò, a Francoforte, dodici uomini ricchi e influenti, con lo scopo di convincerli del fatto che, se avessero unito le loro risorse, essi avrebbero potuto finanziare e dirigere il Movimento Rivoluzionario Mondiale, e usarlo come il loro Manuale d’azione per prendere il controllo delle ricchezze, delle risorse naturali e della forza lavoro di tutto il mondo.

Rothschild rivelò come la Rivoluzione Inglese fosse stata organizzata e mise in risalto gli errori che erano stati commessi. Il periodo rivoluzionario era stato troppo lungo; l’eliminazione dei reazionari non era stata eseguita con sufficiente rapidità e spietatezza; il programmato “regno del terrore”, col quale si doveva ottenere la rapida sottomissione delle masse, non era stato messo in pratica in modo efficace. Malgrado fossero stati commessi tutti questi errori, lo scopo della Rivoluzione era stato raggiunto. I banchieri, che avevano istigato la rivoluzione, avevano stabilito il loro controllo sull’economia nazionale inglese ed avevano consolidato il debito nazionale. Con l’intrigo, attuato su scala internazionale, essi avevano, poi, gradualmente aumentato il debito nazionale, prestando soldi per combattere le guerre e le rivoluzioni che essi avevano fomentato sin dal 1694.
Basando il suo argomento sulla logica e su solidi argomenti, Mayer Rothschild aveva mostrato che i risultati finanziari ottenuti con la Rivoluzione Inglese non sarebbero stati da paragonare a quelli che si potevano ottenere con la Rivoluzione Francese, a condizione che i presenti si unissero per mettere in pratica il Piano rivoluzionario che egli aveva studiato e aggiornato con grande cura.

Raggiunto l’accordo secondo il quale questo “Piano” sarebbe stato sostenuto da tutto il potere che poteva essere comprato con le loro risorse unificate, Mayer Rothschild svelò il suo “Piano Rivoluzionario”.

Con una sottile manipolazione consentita dalla loro ricchezza unificata, sarebbe stato possibile creare condizioni economiche di tale gravità da ridurre, con la disoccupazione, le masse a condizioni di fame e miseria. Con l’uso di un’accorta propaganda, poi, sarebbe stato facile far ricadere la colpa di questa tragedia sul Re, sulla sua Corte, sui Nobili, sulla Chiesa, sugli industriali e sui datori di lavoro. I loro propagandisti ben pagati, quindi, avrebbero avuto facile gioco nel fomentare sentimenti di odio e di vendetta nei confronti delle classi dominanti, esponendo tutti i casi, reali o presunti, di sperpero, condotta licenziosa, ingiustizia, oppressione e persecuzione. Essi avrebbero inventato infamie per infangare altri che, se lasciati agire, avrebbero potuto interferire col loro piano globale.

Dopo questa introduzione generale, fatta per suscitare un ascolto entusiasta al piano che egli stava per svelare, Rothschild prese un manoscritto e procedette a leggere un piano d’azione accuratamente preparato.

Quanto segue è una versione succinta di ciò che mi è stato assicurato essere stata l’esposizione del complotto che aveva lo scopo di controllare le ricchezze, le risorse naturali e la forza-lavoro di tutto il mondo.

1. Il relatore iniziò a svelare il “Piano”, dicendo che, poiché la maggioranza degli uomini erano inclini al male piuttosto che al bene, il miglior risultato che si poteva ottenere nel governarli poteva essere raggiunto con l’uso della violenza e del terrorismo e non con discussioni accademiche. Egli continuò dicendo che, agli inizi, la società umana era soggetta alla forza bruta e cieca, la quale, col tempo, fu tramutata in LEGGE. Egli affermò che la LEGGE era un mascheramento della FORZA. Egli disse che era logico concludere che: “Per le leggi della Natura, il diritto si fonda sulla forza”!

2. Subito dopo, egli affermò che la libertà politica è solo un’idea e non un fatto. Egli disse che per usurpare il potere politico, tutto ciò che era necessario era di predicare il “Liberalismo”, cosicché l’elettorato, per amor di un’idea, avrebbe concesso parte del suo potere e prerogative che i complottatori avrebbero riunito nelle loro mani.

3. Rothschild affermò che il Potere di Dio aveva usurpato il potere dei governanti liberali, persino a quel tempo, nel 1773. Egli ricordò alla sua udienza che vi era stato un tempo in cui la FEDE aveva dominato, ma disse che, una volta che la LIBERTÀ avesse sostituito la FEDE, la gente non avrebbe saputo usarla con moderazione. Egli sostenne che per questo fatto, era logico assumere che il popolo avrebbe usato l’idea della LIBERTÀ per sfociare nella LOTTA DI CLASSE. Egli indicò che era indifferente, per il successo del suo piano, che i Governi legittimi fossero distrutti da nemici interni o esterni, poiché il vincente, per necessità, doveva sempre chiedere l’aiuto del “Capitale”, il quale “è interamente nelle nostre mani”!

4. Rothschild aggiunse che l’uso di ogni mezzo, per raggiungere il loro scopo finale, era giustificato sulla base che il regnante, che governava attraverso un codice morale, non era un politico competente perché si trovava in una posizione di vulnerabilità e di instabilità sul suo trono. Egli disse: “Quelli che desiderano governare devono ricorrere all’astuzia e devono essere convinti che le grandi qualità nazionali, come la franchezza e l’onestà, sono invece vizi, in politica”.

5. Egli affermò che “Il nostro diritto risiede nella forza. La parola DIRITTO è un pensiero astratto e non prova nulla. Io scopro un nuovo DIRITTO… attaccare col DIRITTO del forte, e spargere al vento tutte le forze esistenti dell’ordine e della legge, per ricostruire tutte le istituzioni esistenti e diventare il Signore sovrano di tutti quelli che ci hanno consegnato i DIRITTI e i loro poteri, per averli deposti volontariamente col loro ‘Liberalismo’”.

6. Egli, poi, ammonì i suoi ascoltatori con queste parole: “Il potere delle nostre risorse deve rimanere invisibile fino al momento in cui avrà raggiunto una tale forza che nessuna astuzia o forza potrà minarlo”. Egli li avvertì che ogni deviazione dalla LINEA del piano strategico, che egli stava tracciando, avrebbe rischiato di far naufragare “Il lavoro di secoli”.

7. Rothschild, poi, sostenne l’uso della “Psicologia della plebaglia” per ottenere il controllo delle masse. Egli spiegò che la potenza della plebaglia è cieca, priva di sensi, senza ragione e sempre alla mercé di suggestioni provenienti da ogni parte. Egli affermò: “Solo un governante dispotico può governare la plebe con efficacia, perché senza un dispotismo assoluto non vi può esistere una civiltà che è condotta NON dalle masse ma dalla loro guida, chiunque sia questa persona”. Egli li mise in guardia: “Il momento in cui la plebaglia prenderà la LIBERTÀ nelle sue mani, la trasformerà, immediatamente, in anarchia”.

8. Rothschild, poi, sostenne che l’uso di alcool, droghe, corruzione morale ed ogni altra forma di vizi, fosse utilizzato, in modo sistematico, dai loro “Agentur”[La parola “Agentur” significa un corpo completo e organizzato di agenti-spia, contro-spie, ricattatori, sabotatori, ed ogni cosa o persona che, al di fuori della Legge, sia capace di aiutare, avvantaggiare o far avanzare i piani segreti e le ambizioni dei cospiratori internazionali.], per corrompere la moralità della gioventù delle nazioni. Egli raccomandò di usare “Agentur” speciali addestrati come tutori, valletti, istitutori, contabili, e le nostre donne nei luoghi di dissipazione frequentati dai Goyim. Egli aggiunse: “Nel numero di questi ultimi, io conto anche le cosiddette donne di mondo che diventano seguaci degli altri nella corruzione e nella lussuria. Noi non dobbiamo fermarci davanti al ricatto, all’inganno e al tradimento, quando questi servono per raggiungere i nostri fini”.

9. Rivolgendosi alla politica, Rothschild rivendicò il loro DIRITTO di prendere le proprietà con ogni mezzo e senza esitazione se, nel far questo, essi si assicuravano sottomissione e sovranità. Egli dichiarò: “Il nostro STATO, marciando lungo il sentiero della conquista pacifica, ha il DIRITTO di rimpiazzare gli orrori delle guerre con le meno evidenti ma più efficaci sentenze di morte, necessarie a mantenere il “terrore” che genera la cieca sottomissione”.

10. Trattando il tema dell’uso degli “slogan”, Amschel Mayer Rothschild disse: “Nei tempi antichi, siamo stati noi i primi a mettere le parole “Libertà”, “Uguaglianza” e “Fraternità” sulla bocca delle masse. (…) parole ripetute fino ai giorni nostri dagli stupidi pappagalli; parole dalle quali anche il più saggio dei Goyim [per "Goyim" sono intesi i non-ebrei] non potrebbe cavar nulla dalla loro astrattezza, e senza neppure notare la contraddizione del loro significato e inter-relazione”. Egli affermò che queste parole hanno portato sotto la loro direzione e controllo intere “legioni” “che hanno portato le nostre bandiere con entusiasmo”. Egli spiegò che non vi è alcun posto in natura per “Equaglianza”, “Libertà” o “Fraternità”. Egli disse “Sulle rovine dell’aristocrazia naturale e genealogica dei Goyim, noi abbiamo sovrapposto un’aristocrazia del DENARO. La limitazione di quella aristocrazia è la RICCHEZZA che è in mano nostra”.

11. Egli, poi, espose la sua teoria riguardo la guerra. Nel 1773, egli stabilì un princìpio che i Governi della Gran Bretagna e degli Stati Uniti, pubblicamente, annunciarono come loro politica comune, nel 1939. Rothschild affermò che la politica dei presenti doveva essere quella di fomentare guerre, ma di dirigere le Conferenze di Pace, in modo che nessuna delle due parti del conflitto potesse ottenere guadagni territoriali. Egli aggiunse che le guerre dovevano essere dirette in modo tale che le nazioni, coinvolte in entrambi gli schieramenti, sprofondassero sempre di più nel loro debito e, quindi, sempre di più sotto il potere dei loro “Agentur”.

12. Poi, fu la volta dell’Amministrazione. Rothschild disse ai presenti che dovevano usare la loro ricchezza per favorire l’elezione, in posti pubblici, di candidati che fossero “servili e obbedienti ai nostri comandi, in modo da essere usati come ‘pedine’ nel nostro gioco da uomini ingegnosi e ben addestrati, che noi instaureremo dietro le quinte dei Governi, per agire come consiglieri ufficiali”. Egli, poi, aggiunse: “Gli uomini che noi ‘designeremo’ come ‘Consiglieri’ dovranno essere allevati, coltivati e addestrati sin dalla fanciullezza, in sintonia con le nostre idee, per dirigere gli affari del mondo intero”.

13. Poi, venne il turno della propaganda, e Rothschild spiegò come la loro ricchezza riunita potesse controllare tutte le fonti di informazione pubblica, mentre essi rimarrebbero nell’ombra e al sicuro da ogni attribuzione di colpa, senza curarsi delle ripercussioni causate dalla pubblicazione di libelli, calunnie o falsità. Egli disse: “Grazie alla nostra Stampa, noi abbiamo avuto l’oro nelle nostre mani nonostante il fatto che noi abbiamo dovuto raccoglierlo da oceani di lacrime e sangue… Ma siamo stati ripagati anche se abbiamo dovuto sacrificare molti della nostra gente. Ogni nostra vittima vale mille Goyim”.

14. Egli, in seguito, spiegò la necessità che i loro “Agentur” venissero allo scoperto ed apparissero in scena, quando le condizioni fossero giunte al loro punto più basso, e le masse fossero state già soggiogate con le privazioni e col terrore. Egli indicò che quando fosse giunto il tempo di restaurare l’ordine, essi avrebbero dovuto agire in modo che le vittime fossero indotte a credere di essere state depredate da criminali e da irresponsabili. Egli aggiunse: “Con l’esecuzione dei criminali e dei fanatici, dopo che essi hanno portato a termine il nostro pianificato ‘regno del terrore’, noi dobbiamo apparire come i salvatori degli oppressi ed i campioni dei lavoratori”. Il relatore continuò: “Noi siamo, invece, interessati proprio all’opposto… alla riduzione e all’uccisione dei Goyim”!

15. Rothschild parlò di come provocare la depressione industriale e il panico finanziario e come utilizzarli per servire i loro fini, e spiegò: “La disoccupazione forzata e la fame, imposta alle masse, col potere che noi abbiamo di creare scarsità di cibo, creerà il diritto del Capitale di regnare in modo più sicuro di quanto non fosse quello della vera aristocrazia e dell’autorità legale dei Re”. Egli affermò che, avendo i loro Agentur il controllo della plebaglia, la plebe potrebbe essere usata per spazzar via tutti quelli che oserebbero intralciare il loro piano.

16. L’infiltrazione della Frammassoneria fu discussa in modo estensivo. Rothschild disse che il loro scopo era quello di sfruttare i vantaggi che offriva il segreto massonico. Egli affermò che essi potevano organizzare le loro Logge del Grande Oriente all’interno della Massoneria Azzurra, in modo da continuare le loro attività sovversive e nascondere la vera natura del loro lavoro, sotto la copertura della filantropia. Egli disse che tutti i membri affiliati alle Logge del Grande Oriente dovevano essere usati per il proselitismo e per la diffusione della loro ideologia ateo materialistica tra i Goyim. Egli terminò questa fase della sua presentazione con queste parole: “Quando suonerà l’ora dell’incoronazione del nostro Signore sovrano di tutti i Mondi, queste stesse mani spazzeranno via tutto ciò che potrebbe frapporsi al suo cammino”.

17. Egli espose il valore dell’inganno sistematico, dicendo che i loro agentur dovevano essere addestrati all’uso di frasi altisonanti e di slogan popolari. Essi avrebbero dovuto fare alle masse le promesse più prodighe. Egli osservò: “L’opposto di quello che è stato promesso può essere sempre dato in seguito… e senza conseguenze”. Egli argomentò che, facendo uso delle parole Indipendenza e Libertà, i Goyim potevano essere mossi ad un fervore patriottico tale da farli combattere persino contro le Leggi di Dio e della Natura. Egli aggiunse: “E per questa ragione, dopo aver ottenuto il controllo, il vero NOME DI DIO verrà cancellato dal ‘lessico della vita’”.
18. Egli, poi, dettagliò i piani per la guerra rivoluzionaria; l’arte della battaglia di strada; e delineò il modello del “Regno del Terrore” che – egli insisteva – doveva accompagnare ogni sforzo rivoluzionario “perché è il mezzo più economico per portare la popolazione ad una rapida sottomissione”.

19. Venne poi il turno della Diplomazia. Rothschild disse che, dopo ogni guerra, si deve insistere sulla diplomazia segreta “in modo che i nostri agentur, camuffati da consiglieri ‘politici’, ‘finanziari’ ed ‘economici’, possano portare a termine i nostri ordini, senza timore di esporre “il vero Potere Segreto” dietro gli affari nazionali e internazionali”. Rothschild disse ai presenti che, attraverso la diplomazia segreta, essi dovevano ottenere un tale controllo “che le nazioni non dovevano poter pervenire persino ad un irrilevante accordo privato, senza che i nostri agentur non vi avessero parte”.

20. Il Governo Mondiale come scopo finale. Per raggiungere questo obiettivo Rothschild disse: “Sarà necessario creare dei monopoli immensi e riserve di tale ricchezza colossale che persino le ricchezze più grandi dei Goyim dipenderanno da noi, in tale misura che essi raggiungeranno il fondo, insieme al credito dei loro Governi, NEL GIORNO DOPO LA GRANDE CATASTROFE POLITICA”. Il relatore poi aggiunse: “Voi, gentlemen qui presenti, che siete economisti, potete avere un’idea del significato di questa combinazione”.

21. Guerra economica. Vennero discussi i piani per spogliare i Goym delle loro proprietà terriere e industriali. Rothschild propugnò una combinazione di tasse elevate e competizione sleale per portare alla rovina economica i Goyim nei loro interessi finanziari nazionali e nei loro investimenti. In campo internazionale, egli disse che potevano essere spinti fuori mercato. Questo poteva essere ottenuto con un accurato controllo delle materie prime, con agitazioni organizzate dei lavoratori per avere una riduzione dell’orario di lavoro, ma con aumenti salariali, e con la sovvenzione dei loro concorrenti. Rothschild ammonì i suoi cospiratori che essi dovevano fare in modo che “gli aumenti salariali, ottenuti dai lavoratori, non dovevano beneficiarli in alcun modo”.

22. Armamenti. Fu suggerito di lanciare una corsa agli armamenti in modo tale che i Goyim potessero distruggersi a vicenda, ma su una scala così colossale che alla fine “non rimarranno solo che masse di proletariato nel mondo, con pochi milionari devoti alla nostra causa… e forze di polizia e militari sufficienti a proteggere i nostri interessi”.

23. Il Nuovo Ordine. I membri del Governo Mondiale verranno designati dal Dittatore. Egli sceglierà uomini tra gli scienziati, economisti, finanzieri, industriali, e dai milionari, perché “in sostanza, tutto verrà regolato dal problema dei numeri”.

24. Importanza della gioventù. Rothschild enfatizzò l’importanza di catturare l’interesse della gioventù ammonendo che “I nostri Agentur dovranno infiltrarsi in tutte le classi, a tutti i livelli della società e del Governo, per raggirare, confondere e corrompere i membri più giovani della società, insegnando loro teorie e princìpi che noi sappiamo essere falsi”.

25. Le Leggi Nazionali e Internazionali non devono essere modificate, ma usate come sono per distruggere la civilizzazione dei Goyim “semplicemente col torcerle nella contraddizione dell’interpretazione che prima maschera la legge, e poi la nasconde completamente. Il nostro scopo finale è quello di sostituire l’ARBITRATO alla LEGGE”. Mayer Rothschild, poi, disse alla sua udienza: “Voi potrete pensare che i Goyim si solleveranno contro di noi con le armi, ma, nell’OCCIDENTE, contro questa possibilità, noi abbiamo un’organizzazione di un tale terrore terrificante da far tremare anche i cuori più gagliardi… gli “Underground”… i “Metropolitani”… i corridoi sotterranei… questi saranno creati nelle capitali e nelle città di tutti i paesi, ancor prima che questo pericolo ci possa minacciare”.
Fonte: http://www.stampalibera.com/?p=40742
http://dioni.altervista.org/NWO/dioni_0286.html


Nel 1981 fu abolita la riserva obbligatoria che le altre banche dovevano depositare presso la banca centrale in misura proporzionale ai loro depositi.
https://it.wikipedia.org/wiki/Riserva_frazionaria#Composizione






 LA BATTAGLIA DI WATERLOO
Torniamo ora per un momento a Napoleone. Questo episodio dimostra appropriatamente la furbizia della famiglia Rothschild nell’acquisizione del controllo del mercato azionario inglese dopo Waterloo.
Nel 1815, un anno dopo la fine della guerra del 1812, Napoleone fuggì dal proprio esilio e ritornò a Parigi. Delle truppe francesi furono inviate a catturarlo, ma il suo carisma era tale che i soldati accorsero in aiuto del loro vecchio comandante e lo acclamarono di nuovo come loro Imperatore; Napoleone tornò a Parigi come un eroe. Re Luigi scappò in esilio e Napoleone ascese nuovamente al trono di Francia – stavolta senza che venisse sparato nemmeno un colpo.
Nel marzo del 1815, Napoleone mise in piedi un esercito che l’inglese Duca di Wellington sconfisse meno di 90 giorni più tardi a Waterloo. Egli prese a prestito cinque milioni di sterline dalla banca Ouvard di Parigi per riarmare le truppe; nondimeno, da allora in avanti, non fu più inusuale che banche centrali a controllo privato in una guerra finanziassero entrambi i contendenti.
Perché una banca centrale in una guerra dovrebbe finanziare i fronti opposti? Perché la guerra è il più grande generatore di debiti in assoluto. Una nazione per vincere prenderà a prestito qualsiasi somma. Al perdente finale viene prestato solo quel tanto sufficiente a conservare una vaga speranza di vittoria, mentre al vincitore finale viene dato quanto basta a vincere. Oltre a ciò, i prestiti di questo tipo vengono normalmente concessi con la garanzia che il vincitore onorerà i debiti dello sconfitto; solo i banchieri non possono perdere.
Il luogo della battaglia di Waterloo si trova a circa 200 miglia a nordest di Parigi, nell’attuale Belgio; lì Napoleone subì la sua ultima sconfitta, tuttavia non prima che migliaia di francesi e inglesi perdessero le proprie vite in un umido mattino del giugno del 1815.
Quel giorno, il 18 giugno, 74.000 soldati francesi si scontrarono con 67.000 soldati britannici e di altre nazioni europee; l’esito era sicuramente incerto e, in effetti, se Napoleone avesse attaccato qualche ora prima, probabilmente avrebbe vinto la battaglia.
Tuttavia, indipendentemente da chi fossero i vincitori e i perdenti, Nathan Rothschild di ritorno a Londra utilizzò l’opportunità di acquisire il controllo del mercato azionario britannico; i Rothschild contestano aspramente il resoconto che segue.
Rothschild piazzò sul lato nord del campo di battaglia, vicino alla Manica, un agente fidato, tale Rothworth. Una volta che l’esito della battaglia fu deciso, Rothworth si diresse verso la Manica e diede a Nathan Rothschild le notizie fresche ventiquattr’ore prima del corriere personale di Wellington.
Rothschild si recò velocemente alla Borsa e occupò il suo posto usuale di fronte a un’antica colonna; tutti gli occhi erano su di lui. I Rothschild disponevano di una leggendaria rete di comunicazione. Se Wellington era stato sconfitto e Napoleone di nuovo in giro per il continente, la situazione finanziaria britannica avrebbe preso certamente una pessima piega. Rothschild appariva affranto, se ne stava immobile, gli occhi rivolti a terra. Poi, improvvisamente, iniziò a vendere.
Gli altri nervosi investitori videro che Rothschild stava vendendo; questo poteva significare solo una cosa: Napoleone doveva aver vinto e Wellington doveva essere stato sconfitto. La Borsa andò a picco. Ben presto tutti si trovarono a vendere i propri titoli consolidati - obbligazioni del governo inglese ed altre azioni - e i prezzi calarono. Poi Rothschild ed i suoi alleati finanziari iniziarono segretamente a comprare tramite i propri agenti.
Pensate che si tratti di un mito, di una leggenda? Un centinaio di anni dopo, il New York Times riportò la notizia secondo cui il nipote di Nathan Rothschild aveva tentato di procurarsi la sentenza di una corte per eliminare un libro contenente questa vicenda della Borsa; la famiglia Rothschild dichiarò che questa storia era falsa e diffamatoria, tuttavia la corte respinse la richiesta dei Rothschild ed ingiunse alla famiglia di pagare tutte le spese processuali.
Quello che risulta ancora più interessante di tutta questa faccenda, è che alcuni autori affermano che il giorno dopo la battaglia di Waterloo, nel giro di poche ore, Nathan Rothschild ed i suoi alleati finanziari acquisirono il dominio non solo del mercato azionario ma anche della Banca d’Inghilterra. (Una caratteristica interessante di alcuni titoli consolidati era che potevano essere convertiti in azioni della Banca d’Inghilterra)
L’apparentamento con i Montefiore, i Cohen e i Goldsmith - dinastie bancarie stabilitesi in Inghilterra un secolo prima dei Rothschild - aumentò il controllo finanziario dei Rothschild; tale controllo venne ulteriormente consolidato tramite l’approvazione del Peel’s Bank Charter Act del 1844.
Che la famiglia Rothschild e relativi alleati finanziari abbiano acquisito o meno il completo controllo della Banca d’Inghilterra (la prima e più ricca banca centrale di proprietà privata in una importante nazione europea) in questo modo, una cosa è certa: verso la metà del 1800 i Rothschild erano la famiglia più ricca del mondo, nessuno eccettuato. Essi dominavano i mercati delle nuove obbligazioni statali e aprirono filiali presso altre banche e imprese industriali in tutto il mondo; inoltre dominavano una costellazione di famiglie secondarie meno influenti, come i Warburg e gli Schiff, che accomunarono la loro vasta ricchezza a quella dei Rothschild.
Infatti la seconda metà del 19mo secolo fu nota col nome di “Era di Rothschild”. Lo scrittore Ignatius Balla stimò che la loro ricchezza personale nel 1913 ammontasse ad oltre due miliardi di dollari. Ricordate che il potere d’acquisto del dollaro era maggiore di più del 1.000 per cento rispetto ad oggi. Nonostante questa schiacciante ricchezza, la famiglia in genere ha coltivato un’aura di invisibilità e sebbene essa controlli gli introiti di società bancarie, industriali, commerciali, minerarie e turistiche, solo una manciata di esse porta il loro nome. Alla fine del 19mo secolo un esperto stimò che la famiglia Rothschild controllasse la metà della ricchezza mondiale.
Qualunque sia l’entità della loro vasta ricchezza, è ragionevole presumere che la loro percentuale della ricchezza mondiale da allora sia aumentata spettacolarmente, poiché il potere persegue il potere ed il desiderio di esso.
Tuttavia con l’arrivo di questo secolo, i Rothschild hanno attentamente coltivato la nozione che il loro potere sia in qualche modo diminuito, anche se la loro ricchezza e quella dei loro alleati finanziari aumenta in concomitanza con il loro controllo di banche, società indebitate, media, politici e nazioni, il tutto tramite delegati, agenti, candidati e consigli di amministrazione interconnessi, che mantengono il loro ruolo nell’ombra.http://www.nwo.it/banche.html



STORIA SEGRETA DELLA BANCA D'INGHILTERRA
Articolo di Stephen Goodson – tratto da “Rinascita”

Dall’A.D. 757 fino alla morte nel 791, il grande Re Offa governò il regno di Mercia, uno dei sette regni autonomi della eptarchia anglosassone.

Offa era un saggio ed abile amministratore dal cuore gentile, benchè fosse duro con i suoi nemici.

Egli fondò il primo sistema monetario in Inghilterra (diversa dalla Britannia romano-celtica). Causa la scarsità di oro, usò l’argento per il conio e come riserva di ricchezza.

L’unità di conto monetaria era una libbra di argento, divisa in 240 pennies. Sui pennies veniva impressa una stella (antico inglese “stearra”), dalla quale deriva la parola “sterling”.

Nel 787 Offa introdusse una legge che proibiva l’usura, cioè caricare di interesse il presttito della moneta.

Le leggi contro l’usura furono ulteriormente rafforzate dal Re Alfredo (r. 865- 99) che ordinò la confisca delle proprietà degli usurai, mentre nel 1050 Edoardo il Confessore (1042-66) decretò non solo la confisca, ma anche che l’usuraio fosse dichiarato fuorilegge e condannato al bando perpetuo.



PRIMA MIGRAZIONE ED ESPULSIONE EBRAICA

Gli ebrei giunsero per la prima volta in Inghilterra nel 1066 in seguito alla sconfitta di Harold II ad Hastings provocata da Guglielmo I il 14 ottobre. Questi ebrei arrivarono da Rouen, 75 miglia da Falaise, dove Guglielmo venne al mondo illegittimamente come Guglielmo il Bastardo.

Nonostante le registrazioni storiche non dicano se essi appoggiarono l’idea di una invasione militare dell’Inghilterra, questi ebrei per lo meno la finanziarono.

Per questo sostegno essi furono riccamente remunerati permettendo loro di praticare l’usura sotto la protezione reale.

Le conseguenze per il popolo inglese furono disastrose.

Facendo pagare ratei di interesse del 33% l’anno sui terreni ipotecati dai nobili ed il 300% l’anno sugli strumenti di mestiere e su tutti i beni impegnati dai lavoratori, entro due generazioni un quarto di tutte le terre inglesi cadde nelle mani degli usurai ebrei.

Inoltre questi immigrati minavano l’etica delle corporazioni ed infuriavano i mercanti inglesi vendendo una gran quantità di merce “sotto lo stesso tetto” (con una singola licenza).

Ebbero inoltre un ruolo primario nel limare le monete d’argento fondendo la limatura in lingotti e placcando d’argento lo stagno.

Il famoso economista Dr. William Cunningham paragona l’attività degli ebrei in Inghilterra dall’11° secolo in poi ad una spugna, che succhia tutta la ricchezza della terra e ne compromette lo sviluppo economico.

E’ interessante notare che vi sono le prove che perfino in questo periodo iniziale il Governo fece tutto ciò che era in suo potere per indurre gli ebrei a commerci decenti e lavoro onesto e quindi amalgamarsi con il resto della popolazione, ma senza successo.

Nel 1233 e nel 1275 furono approvati gli statuti sulla Giudea che abolivano qualsiasi forma di usura.

Siccome gran parte di questi ebrei non potevano “guadagnarsi da vivere”, fu approvata una legge del Re Edward I (1272-1307) il 18 luglio1290 che obbligava tutta la popolazione ebraica di 16.000 persone a lasciare l’Inghilterra per sempre.

A differenza della pratica moderna di pulizia etnica, agli ebrei, dopo il pagamento di 1/15° del valore dei loro beni e 1/10° delle loro monete, fu permesso di uscire con tutti i loro beni ed attrezzi.

Qualsiasi ebreo che restasse in Inghilterra dopo il 1° novembre 1290 (Tutti i Santi) era passibile di esecuzione.



IL GLORIOSO MEDIO EVO

Con il bando dei prestatori di denaro e l’abolizione dell’usura, c’erano ben poche tasse da pagare e nessun debito statale, perché il Governo usava i “tally sticks” (bastoni di legno con le tacche), denaro senza interessi.

L’Inghilterra ora godeva un periodo di sviluppo e prosperità senza paragoni.

Il lavoratore medio lavorava solo 14 settimane l’anno e godeva da160 a 180 giorni di festivi.

Secondo Lord Leverhulme, uno scrittore dell’epoca: “Gli uomini del 15° secolo erano molto ben pagati “, così bene che il potere d’acquisto delle loro paghe ed il loro standard di vita sarebbe stato superato solo nel tardo 19° secolo.

Houston Stewart Chamberlain, il filosofo anglo-tedesco, conferma queste condizioni di vita ne “ The Foundations of the XIX Century”: “Nel 13° secolo, quando le razze teutoniche cominciarono a costruire il loro nuovo mondo, l’agricoltore in quasi tutta l’Europa era un uomo libero, con una assistenza più assicurata di quanto lo sia oggi.

La proprietà del terreno era la regola, cosicchè l’Inghilterra, oggi sede del latifondo – era fino al 15° secolo quasi interamente in mano a migliaia di agricoltori, che non solo erano proprietari legittimi della loro terra, ma possedevano in aggiunta il diritto al libero accesso a pascoli e boschi comuni”.



FINE DELL’ETA’ DELL’ORO

Durante il 17° secolo questa età dell’oro si concluse tragicamente.

Un gran numero di ebrei che erano stati espulsi dalla Spagna nel 1492 da Isabella I di Castiglia e da Ferdinando II di Aragona si stabilirono in Olanda.

Benché gli olandesi all’epoca fossero una potenza marittima, gli usurai ebrei che si erano stabiliti ad Amsterdam desideravano ritornare in Inghilterra, dove le prospettive per espandere le operazioni di prestiti di denaro erano più promettenti.

Durante il regno della Regina Elisabetta I (1558-1603) piccoli gruppi di “marrani” – ebrei spagnoli che si erano convertiti ad una forma di falso cristianesimo – si stabilirono a Londra.

Molti di essi erano orafi, accettavano depositi di oro in custodia e quindi emettevano ricevute dieci volte l’ammontare dell’oro custodito come ricevute di oro, cioè prestiti con interesse.

Queste ricevute, precursori del sistema fraudolento di riserva frazionaria delle banche, erano all'’inizio prestate alla Corona o al tesoro all’8% l’anno, ma secondo Samuel Pepys, diarista e segretario dell’Ammiragliato, il rateo di interesse aumentò fino al 20% o addirittura il 30% l’anno.

L’ interesse che i mercanti pagavano spesso eccedeva il 33% l’anno, anche se il rateo legale era il 6% l’anno.

Operai e bisognosi sopportavano il peso di questi interessi estorsivi dovendo pagare 60%, 70% o fino all’80% l’anno.

Secondo Michael Godfrey, autore dell’opuscolo intitolato “A short Account of the Bank of England”, da 2 a 3 milioni di sterline si erano perdute per bancarotta di orafi e scomparsa dei loro commessi.

Nel 1534, con la Legge sulla Supremazia, la chiesa d’Inghilterra fu dichiarata religione ufficiale dal Re Enrico VIII (1509-1547).

Durante i secoli 16° e 17° le credenze puritane basate sugli insegnamenti di John Wycliffe e John Calvin guadagnarono un crescente numero di aderenti.

I Puritani consideravano la Bibbia la vera Legge di Dio e incoraggiavano la sua lettura, la preghiera ed i sermoni e la semplificazione del rituale dei sacramenti.

Il Re Stuart Charles I (1625-1649), che desiderava mantenere la preminenza della chiesa anglicana, giunse ad aspro conflitto con i Puritani, che stavano facendo grandi progressi nel proselitismo della intera popolazione.

Dopo l’assassinio dell’amico fidato e consigliere di Carlo, il duca di Buckingham, nel 1628, gradualmente si isolò dalla gente.

Le crescenti divisioni religiose fornirono la perfetta opportunità di sfruttamento ai cospiratori ebrei.

Come scrisse Isaac D'Israeli, il padre del Primo Ministro Benjamin Disraeli ne “The Life and Reign of Charles I” “la nazione fu artatamente divisa fra Sabatariani e violatori del Sabato".

Nel 1640 uno dei capi della comunità ebraica clandestina Fernandez Carvajal, mercante e spia, conosciuto anche come “The Great Jew”, organizzò una milizia armata di circa 10.000 membri, che furono utilizzati per intimidire i londinesi e seminare la confusione.

Furono distribuiti un gran numero di opuscoli e volantini.

Ben presto scoppiò la guerra civile fra i Realisti (Anglicani) e “Rounbdheads” (Puritani) che durò dal 1642 al 1648.

I Roundheads con il loro esercito “New Model Army” furono vittoriosi e si stima che morirono190.000 persone, il 3,8% della popolazione.

Il capo dei Roundheads (o Parlamentaristi) era Oliver Cromwell (1599-1658), il cui esercito “NewModel Army” non solo era attrezzato e approvvigionato dal capo imprenditore ed agitatore di mestiere, Fernando Carvajal, ma anche rifornito di denaro dagli ebrei prestatori di soldi di Amsterdam.

Il capo degli ebrei olandesi, Monasseh ben Israel, inviò una petizione a Cromwell chiedendogli che fosse permesso agli ebrei di immigrare in Inghilterra in cambio dei favori finanziari, da lui generosamente forniti.



L’ASSASSINIO DI RE CARLO I

Il tradimento a cui si abbassò Cromwell è rivelato nella corrispondenza fra lui e la sinagoga di Muelheim (Germania): “16 giugno 1647. da A.C. (Oliver Cromwell) a Ebener Pratt: In cambio del sostegno finanziario sosteniamo l’ammissione degli ebrei in Inghilterra.

Questo è impossibile con Re Charles vivente.

Charles non può essere giustiziato senza processo, non esistono al momento ragioni adeguate.

Quindi consigliamo che Charles sia assassinato, non sarà difficile procurare un assassino, che lo aiuterà a fuggire”.

La risposta: “Ad Oliver Cromwell da Ebebener: Forniremo aiuto finanziario appena Carlo sarà rimosso e gli ebrei riammessi.

L’assassinio è troppo pericoloso.

A Charles sarà data l’opportunità di fuggire: la sua cattura giustificherà il processo e l’esecuzione.

Il sostegno sarà liberale, ma non è il caso di discutere i termini fino a quando comincerà il processo”.

Re Charles era trattenuto come virtuale prigioniero a Holmy House, Northamptonshire.

Il 4 giugno 1647,... 500 rivoluzionari catturarono il Re, ma gli consentirono di fuggire all’isola di Wight, dove fu in seguito arrestato.

Il 5 dicembre 1648 la Camera dei Comuni decise “che le concessioni del Re erano soddisfacenti per un accomodamento”.

Cromwell quindi epurò la Camera dei Comuni con l’assistenza del colonnello Pryde fino a quando rimase un gruppetto di 50 membri, che votarono opportunamente che il Re fosse processato.

Non un singolo avvocato se la sentiva di vergare un atto di accusa contro il Re.

Alla fine fu un ebreo olandese che provvide alla bisogna, Isaac Dorislaus.

Il Re fu costretto a partecipare ad un processo spettacolo in una Alta Corte di Giustizia nella quale due terzi dei suoi membri erano ””levellers” (agitatori cromwelliani) dell’esercito.

Il Re Charles rifiutò di chiedere la grazia, ma fu dichiarato colpevole e giustiziato il 29 gennaio 1649.

Quando la processione si avvicinò al patibolo, moltissimi componenti della folla gridarono: “God save the King!”

Quando tutto fu finito si udirono molti gemiti di angoscia.



SECONDA IMMIGRAZIONE EBRAICA

Dal 7 al 18 dicembre 1655 Cromwell tenne una conferenza a Whitehall allo scopo di ottenere l’approvazione per l’immigrazione su vasta scala degli ebrei.

Nonostante la sala fosse gremita di sostenitori di Cromwell, la schiacciante maggioranza dei delegati, in massima parte preti, legali e mercanti, votò contro l’ingresso degli ebrei in Inghilterra.

Nell’ottobre 1656 ai primi ebrei fu surrettiziamente permesso di entrare liberamente in Inghilterra, nonostante forti proteste registrate dal sottocomitato del Consiglio di Stato, che dichiarò che questi ebrei “sarebbero stati una grave minaccia per lo Stato e per la religione cristiana”.

I mercanti, senza eccezione, parlarono contro l’ammissione degli ebrei.

Essi dichiararono che gli immigranti proposti sarebbero stati “moralmente pericolosi per lo Stato e che la loro ammissione avrebbe arricchito gli stranieri a spese degli inglesi” .

Cromwell morì il 3 settembre 1658, succeduto dal figlio, Richard, che governò per nove mesi.

Charles II (1660-1685), figlio del giustiziato Charles I, succedette al padre.

Nonostante egli fosse l’ultimo monarca inglese ad emettere banconote con pieno diritto, fece due errori fatali nell’esercizio del potere.

Il 1° agosto 1663 approvò la legge eufemisticamente di sondaggio per l’incoraggiamento del commercio che permise l’”esportazione di tutte le monete straniere, lingotti d’oro o d’argento, liberi da interdizione, regolamentazione o imposte di qualsiasi genere”.

Tre anni più tardi con la legge per l’ incoraggiamento della coniatura permise a privati, bancari ed orefici di coniare le monete del regno nella zecca reale e con ciò acquisire i considerevoli benefici del reddito del signoraggio per loro conto privato.

Il regno di suo fratello James II (1685-1688) durò appena tre anni.

Egli fu vittima di opuscoli senza scrupoli e propaganda, provenienti in gran parte dall’ Olanda.

Una spedizione militare condotta dal principe William d’Orange alla fine lo detronizzò.

Benchè l’esercito di James fosse numericamente superiore, fu scoraggiato dall’attaccare dopo che John Churchill, primo duca di Marlborough, lo aveva improvvisamente abbandonato.

Secondo l’enciclopedia ebraica, Churchill ricevette uno stipendio annuale di 6.000 sterline dall’ebreo olandese Solomon Medina in pagamento della sua condotta traditrice.

La campagna militare di William d’Orange come quella dell’altro William il Conquistatore nel 1666 era stata finanziata da banchieri ebrei.

In cambio del loro appoggio William III (1689-1702) avrebbe trasferito le prerogative reali di emettere la valuta dell’Inghilterra libera da debito ed interesse ad un consorzio conosciuto come “Governor and Company of the Bank of England.”

A.N. Field in “All these Things” riassume questi gravi momenti come segue: “Trentatre anni più tardi dopo che Cromwell aveva ammesso gli ebrei in Inghilterra, un principe olandese arrivò da Amsterdam circondato da uno sciame di ebrei di quel centro finanziario.

Estromettendo suo suocero dal regno, graziosamente accettò di ascendere al trono d’Inghilterra.

Un risultato naturale che seguì questo evento fu la inaugurazione del debito nazionale in seguito alla fondazione della Banca d’Inghilterra allo scopo di prestare denaro alla Corona.

L’Inghilterra aveva sempre pagato di tasca sua fino all’arrivo degli ebrei.

Si aprì in quel momento il monte di pietà e la risultante situazione in cui si trova oggi non potrebbe essere descritta meglio delle parole che Shakespeare con visione profetica mette in bocca al morente John de Gaunt: “This blessed plot, this earth, this realm, this England … ./this land of such dear souls, this dear, dear land/Dear for her reputation through the world,/is now leas’d out, (I die pronouncing it,/like to a tenement, or :/or pelting farm/England, bound in with the triumphant sea,/Whose rocky shore beats back the envious siege/Of wat’y Neptune, is now bound in with shame,/with inky blots,and rotten parchment bonds: /That England, that was wont to conquer others,/Hath made a shameful conquest of itself.” (Richard II, Act 2, Scene 1).

La storia del secondo insediamento ebraico in Gran Bretagna è una lunga scia di obbligazioni di pergamena che incatenano la nazione al debito.

Ogni passo dell’ascesa ebraica negli affari della nazione è stato contrassegnato dall’aumento e moltiplicazione del debito.



LA BANCA D’INGHILTERRA

La necessità di una banca centrale privata fu affrontata da un pirata in pensione, William Paterson, quando scrisse un opuscolo nel 1693 intitolato “A Brief Account of the intended Bank of England”.

Si sarebbe più avanti vantato che “questa banca avrebbe il beneficio dell’interesse sul denaro che egli avrebbe creato dal nulla”.

Il 21 giugno 1694 si aprirono le liste di sottoscrizione della banca, che aveva un capitale di 1.200.000 sterline.

Il seguente lunedì questa somma era stata interamente sottoscritta.

Lo scopo apparente della banca era di prestare al Re William somme illimitate all’8% annuo per permettere la prosecuzione della guerra, ed in particolare il conflitto contro Luigi XIV di Francia.

La banca avrebbe quindi ricevuto dalla Corona interesse di 100.000 sterline all’anno, le ulteriori 4.000 sterline come imposta amministrativa.

La banca acquistò inoltre il diritto di emettere 1.200.000 sterline in banconote senza copertura aurea.

Prima degli elenchi, gli statuti della banca erano attentamente esaminati da Serjeant Levinz allo scopo di accertare che la banca si attenesse ai suoi scopi nascosti, cioè derubare perpetuamente il popolo inglese permettendo la creazione della moneta nazionale e mezzi di scambio dal nulla, con interessi.

Tutto questo denaro contraffatto era accompagnato da interesse composto.

Levinz era un ebreo di Amsterdam che praticava l’avvocatura.

Ci fu forte opposizione alla fondazione della banca.

I più contrari erano gli orefici ed i prestatori di denaro, che a buona ragione temevano che essa avrebbe condotto al loro usuraio racket della riserva frazionaria bancaria fondata sulle loro ricevute di oro.

I proprietari di case e la piccola nobiltà terriera temevano una scalata dei ratei di interesse poiché la banca avrebbe tenuto sotto controllo la circolazione monetaria della nazione.

C’erano affermazioni che la banca avrebbe favorito certi mercanti con bassi ratei di interesse.

Il più grande timore era che la banca sarebbe cresciuta troppo potente e sarebbe divenuta la pietra angolare del commercio mondiale.

Sfortunatamente è esattamente ciò che accadde, quando la Banca d’Inghilterra diventò il modello sul quale furono copiate le altre banche centrali.

A quell’epoca la Camera dei Comuni aveva 512 membri, di cui 243 Tories, 241 Whigs e 28 membri di cui non conosciamo l’orientamento.

Circa due terzi dei membri erano gentiluomini di campagna e si crede che di 512 membri il 20% di essi fosse illetterato.

La legge fu dibattuta nel luglio 1694, nel pieno dell’estate, quando la maggior parte dei membri rurali erano occupati negli affari della campagna e nella raccolta della produzione agricola.

In quel fatale venerdì 27 luglio 1694, quando fu concesso l’atto costitutivo, solo 42 membri erano presenti, tutti Whigs, poiché i Tories avversavano la legge (questo dimostra come fosse composto il quorum all’epoca).

Il titolo della Legge non faceva menzione della proposta Banca d’Inghilterra, che è descritta solo, o meglio, secretata, con un inintelligibile linguaggio per i profani.

Le parole della Legge cominciavano come segue:”William and Mary by the grace of God, King and Queen of England, Scotland, France and Ireland, defenders of the faith, etc. To all for whom these presents shall come greetings. …”

La terza frase, contenente 242 parole, comincia: “Whereas in and by a certain Act made in Parliament entitled an Act for granting to Their Majesties several rates and duties upon tonnage of ships and vessels, and upon beer, ale, and other liqueurs, for securing certain recompenses and advantages in the said Act mentioned, to such persons as shall voluntarily advance the sum of fifteen hundred thousands pounds towards carrying on the war it is amongst other things enacted….. .”

L’essenza dei primi due terzi della legge elenca la necessità di imporre un complicato insieme di nuove aliquote di tasse e imposte su navi, birra, liquori.

Il vero motivo di queste tasse era la necessità di pagare gli interessi sui futuri prestiti governativi.

Poco dopo furono introdotte ulteriori tasse inclusi imposta fondiaria, tassa su carta da parati, testatico (imposta su ogni persona sopra i quindici anni, tassa sul sale, imposta di bollo, imposta sulle finestre, che rimpiazzava la tassa sul focolare o tassa sulla ciminiera.

Altre tasse introdotte furono la tassa sui venditori ambulanti, tassa su carrozze di noleggio, tassa sulle nascite e sui matrimoni e funerali e per finire la tassa sugli scapoli.

Comunque, la più punitiva delle tasse introdotte fu l’imposta sull’entrata, riscossa al 20%.

Fu applicata non solo sulle società, ma anche sugli individui.



GUERRA E SCHIAVITU’ DEL DEBITO

Da quel momento sarebbe emerso il disegno di preparare guerre non necessarie che avrebbero elevato istantaneamente il debito nazionale e i profitti degli usurai.

Significativamente, molte di queste guerre furono iniziate contro Paesi che avevano attuato sistemi di banche statali senza interesse, come fu il caso delle colonie nordamericane e Francia sotto Napoleone.

Questo schema di attaccare ed imporre il sistema bancario dell’usura è stato largamente impiegato nell’era moderna e comprende la sconfitta della Russia imperiale nella I Guerra mondiale, Germania, Italia e Giappone nella Seconda, e recentemente Libia nel 2011.

Questi erano Paesi che avevano sistemi bancari statali, che distribuivano la ricchezza prodotta su basi uguali e provvedevano ai loro popoli con una qualità di vita di gran lunga superiore a quella dei loro rivali e controparti.

Entro due anni dalla sua fondazione nel 1696 la Banca d’Inghilterra aveva un valore circolante in banconote di 1.750.000 con una riserva aurea solo del 2% o 36.000 sterline.

Il 1 maggio 1707 si ebbe l’unione fra Inghilterra e Scozia, motivata in gran parte dalla necessità di assumere il controllo della zecca reale di Edimburgo, che ebbe luogo nel 1709.

Nel 1720 dopo la conclusione della Guerra di Successione spagnola (1701-1714) il debito nazionale era salito a 30 milioni di sterline con un costo della guerra stessa di 50.000.000 di sterline.

Dopo la guerra di indipendenza americana (1776-1883) che si combatté dopo che i colonialisti avevano obbligato i coloniali a rimpiazzare la loro valuta senza debito con moneta inglese, il che risultò in una disoccupazione del 50% ed il debito nazionale schizzò a 176 milioni di sterline.

Nel 1786 il Primo Ministro Wiliam Pitt il Giovane cercò di abolire il debito nazionale con un accantonamento periodico che generò interessi di 1 milione di sterline l’anno per pagare il debito.

Questo schema fu presto abbandonato per l’enorme aumento riscontrato per finanziare la guerra contro Napoleone.

Nel 1797 allo scopo di pagare il peso crescente dell’interesse si dovette introdurre una graduale tassa sull’entrata.

La guerra contro Napoleone durò dal 1792 al 1815.

Fra i principali obbiettivi di questo sanguinoso conflitto c’era la distruzione del sistema finanziario napoleonico senza debito e senza interessi.

Il 18 gennaio 1800 Napoleone fondò la Banque de France come banca di Stato.

Poiché Napoleone detestava i banchieri si autonominò Governatore della banca ed anche Ministro del Tesoro.

Durante questo periodo l’Inghilterra intraprese una guerra contro gli Stati Uniti dal 1812 al 1814.

Questa guerra fu fomentata dalla Gran Bretagna dopo che il Congresso degli Stati Uniti rifiutò di rinnovare la carta della banca degli Stati Uniti di proprietà straniera, che era stata la banca centrale americana dal 1791 al 1811.

Nel 1815 il debito nazionale era ingigantito a 885 milioni di sterline.

Questa guerra inutile e non vincibile che ebbe il risultato di tre milioni di morti fra il personale militare ed almeno un milione di civili, costò 831 milioni di sterline, di cui più di 2,5 miliardi di sterline erano ancora in sospeso nel 1914.

Il capitale di 504 milioni di sterline aumentò di cinque volte per gli interessi composti.

Un astuto agrario e parlamentare, William Cobbett (1763-1835) percepì che cosa stava succedendo, e scrisse quanto segue: “I set to read the Act of Parliament by which the Bank of England was created.

The investors knew what they were about . . . lands . . . houses . . . property . . . labour.

The scheme has produced what the world never saw before: starvation in the midst of abundance.

Gli affari della Banca d’Inghilterra restarono segreti, e non fu prima del 1833, 139 anni più tardi, che una versione edulcorata fu presentata in Parlamento mediante la Legge del 1833.

Nel 1800 un deputato, Sir William Pultney, propose la formazione di una banca nazionale dopo avere sferrato “vigorosi attacchi” contro la banca.

Nel 1924 un altro membro del Parlamento, David Ricardo, presentò un piano dettagliato per convertire la Banca d’Inghilterra in Banca Nazionale.

Entrambi i tentativi fallirono.

All’inizio della Prima G.M. nel 1914, il debito nazionale inglese stava a 650 milioni di sterline.

Il 31 marzo 1919 era aumentato a 7.434 miliardi di sterline, di cui 3 miliardi sono ancora in sospeso dopo 94 anni con lo sconto del 3,5% l’anno.

Nella Seconda G.M. il debito nazionale salì di circa il 200%, da 7,1 miliardi nel 1939 a 20,1 miliardi nel 1945.

Attualmente si aggira a quasi 1,2 trilioni di sterline.



CONCLUSIONE

Per oltre 300 anni l’Inghilterra è stata trascinata nella schiavitù da una cricca di banchieri internazionali senza scrupoli, il cui impero parassitario minaccia l’esistenza di questa nazione-isola.

L’orgoglioso popolo di piccoli proprietari terrieri e contadini di una volta, per ignoranza ed indifferenza, è diventato un crogiolo multiculturale di schiavi del debito nazionale.

A meno che i suoi cittadini autentici non si assumano la responsabilità di familiarizzare con la vera natura del loro problema, sono destinati entro poche generazioni ad irreversibile schiavizzazione e distruzione genetica.

Stephen Goodson



Note finali:
Le note finali sono troppo lunghe da tradurre.
Consigliamo di consultare il testo originale



Note sull’Autore:
Stephen Goodson è il capo del partito “Abolition of Income Tax and Usury Party” in Sudafrica.
Ha studiato economia e giurisprudenza alla Stellenbosch University e all’ Università di Ghent.
Per 15 anni ha gestito investimenti di portafoglio in varie istituzioni finanziarie.
E’ attualmente un direttore della South African Reserve Bank.

Tratto da “The Barnes Review” vol XVIII n.5 set/ott 2012

Tradotto da Alfio Faro

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Chiesa cristiana e usura

Periodo Alto Medievale

L'atteggiamento che ha avuto la chiesa cristiana nei confronti dell'usura teoricamente è sempre stato piuttosto netto, sicuramente più netto di quello della cultura ebraica, che poneva il divieto entro i confini del solo giudaismo, tra aderenti alla medesima confessione ebraica, ma lo tollerava tranquillamente nei rapporti con gli stranieri di religione pagana (cfr Dt 28,12; 23,20; Es 22,24; Lv 25,35 ss; Sal 15,5; Pr 28,8; Ez 18,13ss; 22,12 ecc.).
Sappiamo comunque che anche il divieto ebraico restava un lontano ideale, in quanto la Legge in più punti prescriveva dei limiti al creditore nell'esigere pegni (cfr Es 22,25; Am 2,8; Gb 24,3.9; Dt 24,6; 24,10), proprio per non far diventare il povero lo schiavo di un proprio connazionale (cfr Lv 25,39ss; Am 2,6; Ne 5,1-13).

D'altra parte i tassi praticati da Israele non superavano mai quelli delle civiltà ad essa coeve (p.es. nel codice Hammurabi si arriva fino a 50-70%).

Nel periodo ellenistico si arrivò (se si esclude l'Egitto dove rimase al 24%) a un tasso ragionevole dell'8-10%. Nel I secolo d.C. un decreto imperiale lo fissò al 12% nelle province d'Asia.

Nella legislazione giustinianea troviamo i primi “massimali” relativi all'usura su base annua: i senatori non potevano chiedere più del 4%, la maggior parte della popolazione non poteva chiedere più del 6%, gli uomini d’affari non potevano superare l’8%; ma per i prestiti marittimi, ad alto rischio, si poteva giungere sino al 12%.

Sotto l'imperatore Niceforo (802-811) si proibì ai sudditi di riscuotere interessi: solo lo Stato poteva farlo al 16,66%. Anche Basilio I (867-86) proibì l'usura.

E’ evidente che con queste misure si tentava di salvare capra e cavoli: da un lato si scoraggiava la partecipazione dell’aristocrazia al mercato dei capitali, dall’altro si permetteva che venissero richiesti interessi superiori al 6% generalizzato, al fine di incoraggiare le spedizioni a rischio.

Tuttavia nell'XI il tasso ufficiale d'interesse, ch'era andato aumentando progressivamente in base al corso della moneta, arrivò al 5,5% per le persone di alto rango, al 8,33% per la maggior parte della popolazione e al 11,71% per gli uomini d'affari.

Questo significa che, malgrado la condanna religiosa del prestito ad interesse, gli imperatori bizantini, realisti, non tentarono mai seriamente di proibirlo; piuttosto, scelsero di autorizzarlo per meglio controllarlo. Quanto alla chiesa, essa si limitava a condannare gli ecclesiastici che la praticavano.

Ostrogorsky afferma che "sebbene l'usura fosse contraria alla moralità medievale, la proibizione di prestare a usura era molto rara a Bisanzio. Le esigenze dell'economia monetaria, molto sviluppata nell'impero, ignoravano i precetti della morale e il prestito a usura era stato in ogni tempo molto diffuso a Bisanzio"(Storia dell'impero bizantino, Einaudi, p. 171).

Generalmente l'usura si forma quando si è in presenza di un'economia mercantile e di antagonismi sociali. Il fatto che l'usura avesse dei tassi ufficiali regolamentati dallo Stato può far pensare anche al fatto, oltre al mercantilismo e alle classi contrapposte, vi fosse da parte delle istituzioni il tentativo di far valere alcuni valori etico-religiosi volti a impedire che il fenomeno dilagasse.

Non c'è fonte patristica, latina o greca, che non condanni decisamente il fenomeno dell'usura. La prima condanna la troviamo in Clemente Alessandrino (Paedagogus, 1,10 e Stromata 2,19), ma subito dopo gli fanno eco Tertulliano (Adversus Marcionem, 4,17), Cipriano (Testimoniorum libri III ad Quirinum, 3,48), Commodiano (Instructiones 65), Lattanzio (Institutiones divinae, 6,18), Ilario (Tractatus in Ps XIV 15), Ambrogio (De Off. II,3, De Bono Mortis 12,56, De Nab. 4,15, Epistola 19 e De Tobia 42), Girolamo (In Ez. Commentarii 6,18), Agostino (Ennarationes in Ps. XXXVI, sermo 3,6; 38,86 e De baptismo contra Donatistas 4,9), Leone Magno (Ep. IV e sermo XVII). In particolare Girolamo sosteneva che il divieto dell'usura tra "fratelli (ebrei)" (Dt 23,20) era stato "universalizzato" dai profeti e dal Nuovo Testamento, e tuttavia non si diffonderà mai in occidente un'interpretazione universalistica della parola "fratello", poiché anche quando si comincerà a parlarne, nei secoli XII e XIII, lo si farà in maniera del tutto astratta e convenzionale, in riferimento ai cattolici-romani sparsi nel mondo, certamente non in riferimento ai cristiani ortodossi né tanto meno ai musulmani, nei confronti dei quali, proprio in quei secoli, sarà durissima la contrapposizione ideologica, politica e militare.

Per non parlare dei padri greci: Basilio (Homilia II in Ps XIV), Gregorio Nazianzeno (Or. 16,18), Gregorio Nisseno (Ep. ad Letoium, Contra usurarios, Homilia IV in Ecclesiastem), Giovanni Crisostomo (Homilia LVI in Mt, Homilia XVI in Gen, Hom. XIII in 1 Cor, Hom. X in 1 Tess.). E non si devono dimenticare il canone 20 del concilio di Elvira (300), Arles (314), Nicea (325) e Clichy (626).

Tra i padri latini bisogna spendere una parola per Ambrogio, il quale pur dipendendo da Basilio, se ne discosta su due punti fondamentali (nel suo De Tobia, a cura di M. Giacchero, Genova 1965): 1) accetta che l'usuraio faccia il prestito a condizione che il beneficiario possa disporre del denaro come vuole, possa cioè investirlo, restituendo la somma con gli interessi solo una volta ottenuta una rendita dal proprio investimento; 2) nei confronti dello straniero, nemico di guerra, egli permette che si esiga l'interesse sul debito quando lo straniero non può essere facilmente vinto in guerra o quando lo si potrebbe uccidere senza compiere un delitto, secondo il principio "dov'è il diritto di guerra, lì è anche il diritto di usura": col che egli poneva un'adesione pressoché letterale, e certamente poco cristiana, al dettato veterotestamentario. Ambrogio non intenderà mai la parola "fratello" in senso universalistico.

Periodo Basso Medievale

Nell'età carolingia Rabano Mauro (784-856) proibisce l'usura fra cristiani, siano essi laici o ecclesiastici, ma nei confronti degli infedeli o dei criminali ritiene giusto l'interesse "spirituale" (il pentimento, la fede, la conversione...), come "compenso" per le spese sostenute per la predicazione loro rivolta della parola di dio.

Coll'inizio delle crociate si comincia a sostenere in Italia che si può chiedere usura ai musulmani, anche se questo avrebbe potuto voler dire per i musulmani impiegare i capitali ricevuti contro gli interessi dei cristiani. D'altra parte durante le crociate l'usura ebbe grande diffusione, tanto che già alla fine del XII sec. gli usurai cristiani erano di molto superiori a quelli di origine ebraica. Tra il Mille e il XIII secolo il tasso annuale che gli ebrei in Francia non devono superare era del 33,5%. Analogamente a Firenze, Milano, Pistoia, Lucca il tasso medio annuo si aggirava sul 30% (in Inghilterra invece andava dal 12 al 33%).

Anche nell'area bizantina nell’XI secolo si passa ad una scala diversa e più elevata dei tassi usurari: per i senatori il 5,55%, per la gente comune il 8,33%, per gli uomini d’affari l’11,71%, per i prestiti marittimi il 16,66%. I medesimi tassi resteranno in vigore nel corso del XII secolo. Ma Catacolone Cecaumeno, duca di Antiochia caduto in disgrazia, militare e aristocratico, continua a tuonare contro il prestito a interesse. Il vecchio generale approvava soltanto il prestito finalizzato al riscatto dei prigionieri (che tra l’altro era l’unico motivo che giustificasse la vendita di beni ecclesiastici) e condannava tutte le altre forme di prestito: per ricavarne interessi; per ricavarne guadagni illeciti (quindi sono da evitare anche le associazioni d’affari); per guadagnare i favori di una donna; per favorire chi vuole appaltare un posto nell’amministrazione o chi vuole acquistare schiavi o terreni...

Per tutto il basso Medioevo schiere di teologi e canonisti favorevoli o contrari all'usura si dividevano sulla questione di sapere a chi essa fosse rivolta: infatti, quanti appoggiavano l'idea clericale di un'affermazione temporale della chiesa non avevano dubbi nel ritenerla lecita nei confronti degli stranieri, degli infedeli, dei nemici di guerra e della chiesa romana in generale; quanti invece affrontavano l'argomento in chiave puramente etica, erano in genere contrari a qualunque forma di usura, che veniva paragonata a una sorta di "furto" e a volte persino di "eresia".

Tra i seguaci del primo atteggiamento si annoverano: Graziano (1140), Pietro Comestore (m. 1179) e Guglielmo di Auxerre (m. 1230), che giustificavano in qualche modo l'usura praticata dai cristiani nei confronti degli stranieri o dei nemici, dicendo che anche il Vecchio Testamento aveva permesso la stessa cosa agli ebrei, al fine di evitare che la praticassero tra loro; Alessandro di Hales (m. 1249), per il quale non si può riconoscere il diritto di proprietà a chi può essere legittimamente ucciso, per cui l'usura non può essere considerata un furto; papa Alessandro III (1159); Bernardo da Pavia (m. 1213); Uguccione (1188); Giovanni Teutonico (1216); Enrico Bohic (1340).

Tra i seguaci del secondo atteggiamento troviamo Anselmo d'Aosta (1033 - 1109), Pietro Lombardo (1100-1160) che paragonano l'usura al furto; Pietro Cantore (m. 1197) che accusa principi e prelati cristiani di non avere scrupoli nel servirsi dei prestiti a interesse da parte degli usurai cristiani; Alberto Magno (1193-1280), Tommaso d'Aquino (1225-74), Raimondo da Peñafort (1234), Ostiense (1271) e Guglielmo Durand (1237-96), per i quali l'usura andava proibita anche agli ebrei.

Quanto ai concili ecclesiastici bisogna dire che mentre il Lateranense II (1139) è ancora fermo nel condannare teoricamente l'usura (l'usuraio cristiano non pentito è indegno dei sacramenti e del funerale religioso), il Lateranense III (1179), costatando che molti cristiani abbandonavano i loro mestieri per diventare usurai, condanna soltanto i veri e propri "professionisti" dell'usura, quelli che campavano facendo questo mestiere, non quindi gli usurai occasionali, mentre il Lateranense IV (1215) pone per la prima volta una netta distinzione tra "usura", sempre vietata, e "interesse", lecito entro tassi ragionevoli, impedendo però ai cristiani di commerciare con ebrei usurai. In questo concilio si riprendono termini più in uso nella giurisprudenza romana che in quella alto medievale.

Il II concilio di Lione (1274) e il concilio di Vienne (1311) ribadiscono la condanna dell'usura, anzi minacciano la scomunica a quei capi di Comuni o di Stati che la tollerano nei loro territori.

II - Il problema dell'usura ovvero quando l'usura diventa un problema

Situazione generale

Le condanne dell'usura cominciano a inasprirsi tra la metà del XII secolo e la metà del XIII. L'usura scoppia praticamente subito dopo il Mille, ma le premesse "ideologiche" non "materiali" per la sua affermazione erano già latenti nell'alto Medioevo, in concomitanza con la costituzione illegale del Sacro Romano Impero, in opposizione a quello del basileus di Costantinopoli, che determinò la corruzione del clero, lo smantellamento delle tradizioni bizantine, la revisione profonda di principi conciliari (il Filioque) e di prassi ecclesiali, sino alla rottura definitiva, con le reciproche scomuniche, del 1054, anticamera dello scatenamento delle crociate anche in funzione anti-ortodossa.

In questa situazione di lassismo etico e di revisionismo ideologico (cui si cercherà di porre rimedio con l'integralismo politico-religioso della riforma gregoriana), fu facile agli ebrei, soggetti già a molte discriminazioni, approfittare del fatto che la legislazione vigente non colpiva direttamente la loro categoria. Se fino ad allora l'usura non aveva attecchito in misura significativa, era stato semplicemente perché l'economia rurale basata sull'autosussistenza, in una neonata società cristiana, la rendeva assai poco praticabile. Certo, poteva accadere che durante un periodo di carestia, usuraio fosse anche chi non esitava a vendere i beni di prima necessità a prezzi esorbitanti, magari dopo aver tenuto la merce nascosta dolosamente, nell'attesa fiduciosa del rincaro dei prezzi.

Tuttavia anche dopo la riforma gregoriana la condanna dell'usura si porrà più che altro sul terreno delle enunciazioni teoriche (la proibizione di vendere il tempo o di far generare denaro dal denaro, sterile per definizione, ecc.), cui si riuscirà a dare un seguito pratico solo nei confronti degli ebrei, facilmente individuabili e legalmente poco tutelati. Gli ebrei venivano condannati anche perché erano visti dagli usurai cristiani come dei concorrenti. Non a caso già nel XIII secolo si afferma il principio che l'usura è semplicemente "un peccato contro il giusto prezzo", quello di mercato, ovvero che è un interesse esagerato, dettato dalla personale cupidigia.

All'usuraio, che specula sul denaro, si tende sempre più a opporre il mercante, che guadagna legittimamente coi commerci. Si accetta tranquillamente, nel XIII secolo, il fatto che il lavoro (quello ovviamente mercantile) sia a fondamento della ricchezza e si rifiuta l'usura in quanto guadagno senza lavoro.

L'antisemitismo apparso nei secoli XII-XIII è una conseguenza del fatto che alle contraddizioni del capitalismo commerciale non si sa opporre altra soluzione che quella di criminalizzare singole categorie di persone. Gli ebrei, pur essendo economicamente forti, erano politicamente molto deboli, per cui era molto facile far passare la loro situazione finanziaria come un privilegio ingiustificato. Tant'è che mentre gli usurai cristiani venivano processati in tolleranti tribunali ecclesiastici, quelli ebrei invece erano sottoposti ai più severi giudizi dei tribunali laici.

I sovrani infatti, che pur ricorrono abbondantemente a prestiti usurari, possono espropriare gli usurai come e quando vogliono, sicuri di non incorrere in sanzioni ecclesiastiche.

In generale tuttavia la condanna dell'usura, in tutto il basso Medioevo, è più teorica che pratica, anzi forse è tanto più teorica quanto meno è pratica.

Gli italiani in particolare erano dei grandissimi usurai, i toscani, i vicentini ma soprattutto i lombardi, che vivevano negli attuali Piemonte, Lombardia ed Emilia e che provenivano dai ceti dirigenti dei maggiori Comuni italiani. Costoro erano usi a frequentare i periodici incontri commerciali che dalla seconda metà del XII secolo si tenevano in quei centri della francese Champagne in cui confluiva la produzione francese e fiamminga. E lì cominciarono a praticare non solo il commercio delle mercanzie ma anche quello del denaro, finché ad un certo punto si specializzarono nella sola attività creditizia, che rendeva molto di più.

All'inizio la loro attività fu resa necessaria dal fatto che esistendo numerosissime monete, occorrevano esperti in grado di cambiarle, assegnando a ciascuna moneta il giusto valore. In seguito, nonostante i divieti canonici, essi si trasformarono in veri e propri usurai, dotati, a differenza degli ebrei, di ampi diritti civili e politici, in quanto cittadini di autonomi Comuni italiani.

Ed erano usurai legalizzati, in quanto detenevano il monopolio di un'attività permessa dalle autorità pubbliche. L'attività del banco si esplicava principalmente nel prestito su pegno, fissato a scadenza settimanale e di solito prorogato per un anno. I tassi variavano a seconda del cliente e del tipo di pegno e non erano certo bassi, se è vero che in Borgogna nel 1390-91 i lombardi furono costretti dal sovrano Filippo l'Ardito a restituire tutti i pegni, annullando i debiti dei loro clienti.

I re francesi (p.es. Luigi IX nel 1258 e 1268, ma anche Filippo il Bello nel 1291) spesso li cacciavano dal regno, requisendo tutti i loro beni, ma poi, dietro pagamento di una forte tassa, li riammettevano tranquillamente. E se le tasse erano insostenibili, i lombardi preferivano trasferirsi altrove, sicuri di poter continuare meglio i loro affari. A Treviri, nel 1262, furono addirittura accolti dall'arcivescovo!

Nella seconda metà del XIII secolo, dopo aver largamente frequentato territori come la Borgogna, l'Alsazia e la Lorena, la valle della Sarre, il Brabante, il Lussemburgo e altri ancora, si insediano stabilmente, sino all'età moderna, nelle Fiandre, uno dei principali centri industriali e commerciali del Nord Europa. Ma bisogna dire che per tutto il '300 non c'è regione europea che non abbia conosciuto la frenetica attività degli usurai e cambiatori italiani.

Le prime serie misure contro questi usurai furono prese con l'istituzione dei Monti di Pietà, agli inizi del '500. Ma nelle Fiandre (Paesi Bassi) tali Monti furono istituzionalizzati solo nel 1618, dopo che s'era tentato, invano, di far abbassare i tassi degli usurai lombardi dal 33% al 22%. Qui infatti i lombardi erano diventati consiglieri di conti, ricevitori generali delle finanze pubbliche, abili precettori d'imposte e zecchieri, per non parlare dei titoli nobiliari ch'erano riusciti ad acquistare e a trasmettere alla loro discendenza.

Non dimentichiamo che le Fiandre furono all'origine della trasformazione dell'Inghilterra da paese feudale a paese capitalistico.

[Per la stesura di questo paragrafo ci si è avvalsi di un contributo trovato nel seguente sito: www.villaggiomondiale.it. Trattasi di un estratto da una tesi di laurea della dr.ssa Daniela Capone, avente come tiolo "Profili dell’usura e della polemica antiebraica nel Rinascimento. Il mercante di Venezia di Shakespeare". Le parti utilizzate sono state poste tra parentesi quadre.]

Situazione degli ebrei

[A partire dal XII secolo, si assiste, in Europa occidentale, a uno straordinario diffondersi dell'usura tra gli ebrei: l’usuraio è di norma un ebreo, e la parola “ebreo” acquista il significato di “usuraio”. Gli ebrei prestano denaro ai governi per i loro eserciti e le loro funzioni, ai nobili per i loro lussi, ma anche alle classi più modeste, artigiani e contadini e perfino alle abbazie e ai conventi.]

[In tutta Europa, la loro condizione sociale è quella di “servi della corte del re” (“servi camerae regis”); secondo la legge inglese sono considerati parte integrante dei beni del sovrano; in Germania gli imperatori del Sacro Romano Impero rivendicano sui loro averi diritto di proprietà assoluta, con la facoltà di espellerli, venderli o darli in pegno; mentre in Francia, a norma degli Statuti di San Luigi re (1270), i giudei sono di proprietà dei nobili nel cui territorio risiedono.]

[Per legge, gli ebrei potevano soltanto esercitare taluni mestieri manuali, quali quelli dell’artigiano (fabbro, sarto, muratore, tessitore, vasaio, ecc.), alcune occupazioni del settore terziario (osti, librai, scrivani, ecc.), ma non potevano svolgere alcuna libera professione, salvo quelle di medico, prestatore di denaro, coniatore di monete e importatore di spezie.]

[Anche se il mestiere di usuraio non era scevro da gravi pericoli, sia per l’incerto status sociale dei giudei, sia perché i debitori spesso tendevano a sottrarsi ai loro impegni contrattuali fomentando l’antisemitismo e le persecuzioni razziali, gli ebrei avevano buoni motivi per farsi usurai.]

[Anzitutto, non essendo cristiani, non erano toccati dal divieto della Chiesa e non avevano nulla da perdere; in secondo luogo, soggetti com’erano a persecuzioni, sopraffazione e soprusi d’ogni genere, erano naturalmente portati a scegliere un mestiere i cui profitti fossero facili a nascondersi e a trasferirsi; in terzo luogo, la strettezza dei rapporti che intrattenevano con i loro correligionari non solo in Europa ma anche nelle contrade islamiche rendeva loro più agevole procurarsi e scambiarsi la valuta occorrente per grosse operazioni finanziarie. Gli ebrei, esercitando l’usura, soddisfacevano un bisogno reale della società, in un’Europa che stava passando da un’economia di mera sussistenza a un’economia che richiedeva un maggiore uso di denaro, bene che allora era assai scarso.]

[Esposti a infamanti accuse d’avvelenamento e d’omicidio rituale, sempre minacciati di repentina espulsione, privati perfino del diritto alla vita, gli ebrei erano indotti a vedere nel denaro la sola arma di difesa, anzi, una cosa dotata di valore sacro. Era col prestito di questa cosa preziosa, il denaro, che gli ebrei si guadagnavano da vivere, anche se non è da credere che tutti accumulassero ingenti fortune.]

[I tassi applicati ai prestiti erano spesso alti, ma soprattutto variavano in modo considerevole da luogo a luogo. Allora come ora, l’entità del saggio d’interesse era indicativa dello stato dell’economia di un paese: per esempio, il tasso praticato nella Repubblica di Venezia, che oscillava tra il 5 e l’8 per cento, era prova della floridezza della Serenissima, mentre un tasso assai elevato, come quello massimo in uso in Austria verso la metà del XIII secolo denunciava il sottosviluppo di quel paese.]

[Essere usuraio era a quel tempo una cosa estremamente scomoda: l’usuraio si trovava costantemente tra due fuochi: la Chiesa e lo Stato.]

[La Chiesa si sforzò di cristianizzare la società e lo fece con metodi consueti ai potenti: il bastone e la carota. Il bastone fu satana e il diavolo fu razionalizzato e istituzionalizzato dalla Chiesa e cominciò a funzionare bene intorno all’anno Mille.]

[La carota fu il purgatorio; in altre parole, l’usuraio non aveva che una scelta: se sceglieva il profitto usuraio, che gli consentiva di vivere e prosperare, cadeva nelle grinfie del diavolo e optava per l’inferno e la dannazione eterna; se invece, anche solo in punto di morte, si pentiva sinceramente e restituiva il maltolto, la sua anima andava in purgatorio. La via del purgatorio, però, era tutt’altro che agevole; infatti, sovente l’usuraio moriva di morte improvvisa, ovvero perdeva la parola quand’era vicino alla resa dei conti con Dio, e comunque non riusciva a confessare i suoi peccati.]

[Tutto ciò quanto al destino della sua anima; quanto al suo corpo, ci pensava il potere temporale a sistemarlo a dovere. “Usurai ebrei e stranieri dipendevano dalla giustizia laica, più dura e repressiva. Filippo Augusto, Luigi VIII e soprattutto San Luigi emanarono una legislazione assai dura nei confronti degli usurai ebrei, contribuendo così a fomentare l’antisemitismo già assai diffuso fra la popolazione”.]

[Come ben sappiamo, la Chiesa aveva da tempo tassativamente proibito ai cristiani, religiosi e laici, d’esercitare l’usura, dando inoltre facoltà ai preti d’esimere i debitori dal pagare interessi, come pure d’indurre gli usurai, spesso in punto di morte, a rendere ai debitori le somme percepite come interessi sui mutui, ovvero a farne donazione alla Chiesa stessa.]

[Questa, intanto, rimaneva ferma sulle sue posizioni dottrinali; anzi, a partire dall’XI secolo, calcò sempre più la mano sui divieti e sulle pene da comminare ai trasgressori. Il divieto del prestito a interesse si fece assoluto in concomitanza con lo sforzo di attuare il progetto ierocratico dei papi, progetto che tendeva alla “clericalizzazione della società dei fedeli”, e che inevitabilmente produsse l’irrigidimento delle norme antifeneratizie.]

[Quale sia nei primi secoli dopo il Mille l'origine dello stereotipo dell'"ebreo usuraio", quello stereotipo che si trasformerà poi in pregiudizio e sarà una delle giustificazioni dell'antisemitismo, è dunque il risultato di un contrasto, allora insanabile, tra la Chiesa e la comunità ebraica.]

[La Chiesa fra il Due e il Quattrocento fissò una netta distinzione fra usura e credito e identificò come usura solo il prestito a interesse su pegno gestito pubblicamente. Gli ebrei ebbero il ruolo di usurai non perché effettivamente monopolizzassero il mercato del denaro, ma per due ragioni principali:


le loro attività economiche, qualunque fossero, erano identificate dal mondo cattolico come "usuraie" perché praticate da "infideles", ritenuti incapaci in quanto tali di intendere il senso spirituale delle Scritture e, di conseguenza, ritenuti estranei, in quanto "carnales", ossia non convertiti e ostinati nel proprio errore; inoltre l'effettiva presenza di prestatori su pegno ebrei nelle città italiane alla fine del Medioevo, anche se promossa e sollecitata dalle città stesse, confermò l'immagine precedente e consentì all'attenzione pubblica di distogliersi dal contemporaneo, forte sviluppo della banca cristiana, che nella realtà andava monopolizzando i circuiti del denaro in tutta Europa.]

[Si giunse così, nel 1215, in occasione del quarto Concilio Lateranense, alla descrizione dell'usura come di un comportamento tipicamente ebraico e specificamente mirato ad indebolire economicamente la società cristiana e le chiese.]

[Il Concilio Lateranense II (1139) confermava la scomunica degli usurai; nel III Concilio Lateranense (1179) il prestito a interesse veniva di nuovo condannato con la massima severità, mentre col IV Concilio di Lione (1214) papa Gregorio X chiamava i cristiani a fare ogni sforzo per porre termine alla pratica dell’usura; l’anno dopo, Innocenzo III imponeva ai giudei l’obbligo di portare sul petto il distintivo della loro condizione di emarginati o di mettere in capo un berretto giallo (disposizione che però non fu sempre rigorosamente applicata a Roma e, in genere, in Italia).]

[Questi severi provvedimenti delle somme autorità religiose, ovviamente supportate dal “braccio secolare”, rendevano pericoloso l’esercizio dell’usura da parte dei cristiani; mentre come si è detto per gli ebrei, popolo reietto e abbandonato dal Dio cristiano, non avevano nulla da perdere, né sulla terra né in cielo, essendo già, salvo il caso di pronte conversioni alla vera fede, predestinati alla dannazione eterna.]

[Accadeva così che gli usurai ebrei, ancorché odiati e disprezzati, fossero preferiti agli usurai cristiani, i quali, correndo rischi anche più gravi dei giudei, praticavano spesso tassi d’interesse più esosi.]

[Col progredire dei traffici, il numero dei cristiani che osavano praticare l’usura era andato crescendo di continuo.]

[A peggiorare la situazione si aggiungeva questa complicazione: i re di Francia, di Spagna, d’Inghilterra e così via, non solo pretendevano denaro a prestito dagli ebrei per le loro guerre, le sante crociate, le opere pubbliche, ecc., ma imponevano loro pesanti taglieggiamenti sotto forma di tasse sui proventi dell’usura.]

[C’erano, a disposizione dei monarchi, altri e più duri metodi, peraltro, di taglieggiare gli ebrei e rimpinguare i forzieri reali: si poteva emanare un editto per la cancellazione di tutti i debiti, o si potevano arrestare gli ebrei in massa, costringendoli a pagare un forte riscatto; si potevano applicare loro multe esorbitanti, o imporre “donazioni” per circostanze straordinarie (matrimoni regali, nascite di principi e così via); e infine- soluzione finale - si potevano espellere dal regno tutti gli ebrei, facendo loro pagare assai cara l’eventuale riammissione.]

[Uno dei primi a far ricorso a questo odioso mezzo fu Filippo Augusto, re di Francia, che nel 1182 cacciò dal paese tutti gli ebrei e ne confiscò i beni; di lì a pochi anni li riammise imponendo loro una pesante donazione.]

[Molti ebrei espulsi trovarono rifugio in Inghilterra, ma per essere espulsi un secolo dopo anche in questo paese.]

[In Europa, gravi avvenimenti fecero seguito alla cacciata degli ebrei dall’Inghilterra: l’espulsione delle importanti comunità ebraiche della Francia e in Germania. Molti dei giudei cacciati trovarono rifugio in Turchia, in Polonia e anche in Italia.]

[Nel XIII secolo, un fatto nuovo era sopravvenuto a complicare le cose: i primi banchieri italiani avevano cominciato a prendere il posto degli ebrei nella vita economica dei paesi. A volte il re, trovandosi indebitato con prestatori di denaro stranieri (non ebrei), e specialmente con italiani, concedeva ai suoi creditori la facoltà di rivalersi sugli ebrei, riscotendo in sua vece le imposte da loro dovute.]

[Infatti questo fenomeno aggravava la situazione economica e peggiorava la posizione sociale degli ebrei nell’Europa del nord: lo sviluppo e il rafforzamento delle iniziative finanziare dei lombardi cominciavano a spezzare quello che era stato un vero e proprio monopolio degli ebrei, l’usura, riducendo molti di costoro alla più umile professione di prestatori su pegno.]

[Lo stereotipo dell’ebreo usuraio e il marchio di usura attribuito all’intero popolo ebraico a partire dai primi secoli dopo il Mille e a causa della loro esclusione da quasi tutte le attività economiche ad eccezione di quella del prestito ad interesse, hanno determinato e sviluppato le radici dell’antisemitismo moderno.]

Commento alla tesi di Daniela Capone

Come si può notare la tesi sostenuta da Daniela Capone è in sostanza la seguente: la chiesa romana cominciò ad un certo punto ad emanare tante più sentenze antiusuraie quanto più diventava politicamente teocratica, nel senso che dette sentenze riflettevano l'inevitabile antisemitismo conseguente a quella ideologia integralistica. La chiesa romana non si opponeva all'usura per motivi etici, ma perché, ambendo a un potere assolutistico, doveva necessariamente opporsi a tutte quelle realtà che la contestavano, che sfuggivano al suo controllo, che minavano la sua credibilità o che potevano servire per coagulare consensi: tra queste realtà sociali vi erano gli ebrei, per i quali fu facile trovare l'accusa d'essere usurai.

L'antisemitismo era dunque funzionale a esigenze politiche e la lotta contro l'usura rientrava in un piano strategico più generale di affermazione imperiale del papato.

Dove sta il limite di fondo di questa tesi, che pur presenta aspetti condivisibili? Il limite sta nel fatto che la chiesa cominciò a perseguitare gli ebrei nel momento stesso in cui cominciò a favorire i mercanti. Il suo progetto di affermazione teocratica andò di pari passo con l'affermazione del mercantilismo, e di quest'ultimo gli ebrei costituirono soltanto una componente limitata, che in nessun modo avrebbe potuto mettere in discussione l'evolversi dei processi ecclesiastici iniziati con la riforma gregoriana, né favorire in maniera decisiva l'evolversi dei processi mercantili iniziati con lo sviluppo del sistema comunale.

L'usura praticata dagli ebrei non favoriva infatti, direttamente, il mercantilismo, ma semmai minava le basi del feudalesimo. Il mercantilismo aveva bisogno di ben altre condizioni, strutturali e sovrastrutturali, per potersi diffondere. E in ogni caso l'usura era tanto più praticata dagli ebrei quanto più praticato dai cristiani era il mercantilismo. E l'antisemitismo, sempre e ovunque, diventa tanto più marcato quanto meno si riesce a porre un freno allo sviluppo delle contraddizioni antagonistiche del mercantilismo.

La chiesa romana non fu dunque contraria all'usura semplicemente perché contraria agli ebrei; anzi, l'antisemitismo fu indirettamente un favore che la chiesa romana fece al mercantilismo, il quale conosceva forme di usura praticate abbondantemente anche dai cristiani. Tale mercantilismo, per potersi sviluppare "legalmente", aveva bisogno di una realtà da presentare come forma antitetica da superare, come negatività da reprimere, e quella ebraica veniva facilmente incontro a tale esigenza.

Se vogliamo, la chiesa romana favorì addirittura l'usura cristiana, riveduta e corretta coi concetti di "interesse", "rischio", "prestito su pegno", "purgatorio" ecc., proprio opponendosi formalmente all'usura ebraica e venendo incontro alle nuove esigenze della classe borghese, e si opporrà nettamente al mercantilismo solo quando questo rivendicherà un potere politico, cioè sostanzialmente solo verso la prima metà del '500, quando il mercantilismo troverà nel protestantesimo il suo decisivo e definitivo puntello ideologico.

III - La giustificazione dell'usura

La giustificazione dell'usura avviene in maniera progressiva nell'ambito della chiesa romana. I fattori ideologici che l'hanno favorita sono stati i seguenti:
l'introduzione dell'aristotelismo nella teologia scolastica, che pone (specie dopo il 1260) le basi di un affronto più "economico" che "etico" o più di "etica economica" che non di "teologia" del problema dell'usura e che in definitiva porterà alla distinzione di "usura" e "interesse".
P.es. la proibizione scolastica dell'usura non si basa tanto su ragioni etiche di "charitas evangelica" (quella secondo cui bisogna prestare senza sperare nulla in cambio, stando a Lc 6,34 s.), quanto su ragioni giuridiche di "aequitas", in quanto si riteneva fondato il principio aristotelico relativo alla sterilità del denaro, considerato come mera misura del valore dei beni e non come merce di scambio universale; sicché non si poteva pretendere un interesse su una cosa che in sé non valeva nulla.
Ma quando i teologici e i canonisti s'appellano alla "equità" s'era già perso il primato del valore d'uso su quello di scambio e, proprio in virtù dell'aristotelismo, essi arriveranno ben presto a premiare il rischio, cioè l'incertezza connessa a un prestito finanziario (mutuum), e quindi a ritenere legittima la "vendita del tempo", che per tutto l'alto Medioevo fu cosa assolutamente inammissibile.
Il concetto di peccato come "intenzione soggettiva". Tra la fine dell'XI sec. e l'inizio del XIII la concezione del peccato e della penitenza si interiorizza, nel senso che si perde l'oggettività del peccato, che prima, nei casi più gravi, andava pubblicamente ammesso, affinché si assicurasse la riconciliazione comunitaria, e si finisce per farlo diventare un qualcosa di soggettivo, discrezionale, privato, basato sul rapporto segreto tra confessore e penitente o anche solo tra penitente e dio (come avverrà poi definitivamente nella riforma luterana). La gravità del peccato viene misurata solo sulla base dell'intenzione del peccatore, sicché si dà ampio spazio alla diversità delle interpretazioni. Questa morale dell'intenzione viene sostenuta da tutte le principali scuole teologiche del XII sec.
Tale forma di relativismo etico andava di pari passo con la progressiva affermazione della prassi e della mentalità borghese, la quale, a sua volta, si poneva come reazione alla mutata mentalità ecclesiastica, che sul piano politico stava diventando sempre più autoritaria.
Il concetto di peccato come "intenzione soggettiva" s'impone anche in quegli ordini mendicanti che, nel corso della lotta contro le eresie medievali, vengono istituzionalizzati dalla chiesa romana (francescani e domenicani in primo luogo).
Infatti, pur rivolgendo contro i mercanti e soprattutto gli usurai i loro strali ideologici, questi ordini finirono col legittimare la prassi mercantile, circoscrivendone gli abusi a una questione meramente personale, relativa ad atteggiamenti di smodata cupidigia.
Non a caso questi stessi ordini religiosi furono tra i più ferventi sostenitori delle crociate, cioè di quel fenomeno in cui confluirono al massimo grado le contraddizioni antagonistiche causate dalla crisi del sistema feudale carolingio e dallo sviluppo del mercantilismo; contraddizioni per le quali si cercò una soluzione "esterna" all'Europa occidentale, in una forma di tipo colonialistico.
La differenza tra "usura" e "interesse". L'interesse diventa un profitto moderato ma necessario: la differenza tra "usura" e "interesse" non è per il genere ma per l'intensità. Il prezzo di mercato diventa la base di riferimento per il "giusto prezzo" del prestito. Teologi e canonisti dapprima sostengono che l'indennità è giusta quando vi è ritardo nel rimborso, successivamente ch'essa è giusta anche quando il prestatore ha dovuto rinunciare ad altri investimenti che avrebbero potuto rendergli di più (lucrum cessans).
Prestare soldi può anche significare rischiare di perderli: l'interesse diventa una forma legittima di tutela, perfino una forma di salario legittimo, se il prestatore non ha altri introiti che questo. E generalmente si dà per scontato che il "giusto prezzo" sia tanto più basso quanto più un paese è economicamente sviluppato.
Ovviamente la teoria scolastica dell'interesse non era stata elaborata per giustificare l'attività professionale dell'usuraio, che risultava sempre moralmente riprovevole, quanto per legittimare l'attività di quel mercante che voleva praticare intenzionalmente il prestito senza per questo voler passare per un usuraio e, nel contempo, continuando ad effigiarsi del titolo di cittadino "cristiano" a tutti gli effetti.
Lo stesso cambiatore di monete fu sempre ritenuto colpevole di "usura mentale", in quanto si rifiutava l'idea di attribuire al denaro l'attributo di "merce universale".
La definizione del "giusto prezzo". Nei secoli XII e XIII i giuristi medievali (glossatori) riscoprono il valore del diritto romano mediato dalla compilazione voluta da Giustiniano a Costantinopoli nel VI secolo.
Sono questi "romanisti" che fanno fare alla teoria del "giusto prezzo" significativi passi in avanti in direzione dell'ideologia borghese.
Per determinare il "giusto prezzo" essi ripresero il termine della "libera contrattazione", la quale trovava un limite solo nella "laesio enormis", cioè nel fatto che "un venditore aveva il diritto di esigere la riparazione per un contratto di vendita se il prezzo risultava inferiore alla metà del giusto prezzo e il compratore poteva scegliere o di annullare la vendita restituendo la merce e ricevendo in cambio il prezzo originale, o di pagare il giusto prezzo" (cfr Etica economica medievale, a c. di O. Capitani, p. 72).
La laesio enormis nel Codex giustinianeo si applicava solo al venditore, semplicemente perché si dava per scontato, in un'economia prevalentemente rurale, che il compratore fosse economicamente se non addirittura politicamente più forte, mentre il venditore altri non era che un piccolo proprietario.
Ebbene i suddetti romanisti iniziarono ad un certo punto ad applicare la laesio enormis anche agli acquirenti, mettendo teoricamente le parti in causa sullo stesso piano.
Ora se il prezzo è troppo alto, è lo stesso acquirente che si può appellare alla laesio enormis, trascinando il venditore davanti al giudice, in una costosa e interminabile causa civile (fino a 30 anni!), alla fine della quale sicuramente otterrà la meglio. Tant'è che nei contratti di vendita (ch'era prevalentemente di beni immobili) l'acquirente cominciò a pretendere per iscritto, al fine di tutelarsi definitivamente, che il venditore aggiungesse almeno una delle tre seguenti clausole: che rinunciava espressamente a rivendicare in futuro qualunque forma di riparazione; che donava all'acquirente l'eventuale differenza di prezzo tra quello contrattato e quello giusto; che giurava di non contestare mai più la vendita.
Per determinare il giusto prezzo il giudice o notaio si serviva ovviamente di propri consulenti.
Depositi bancari e operazioni di cambio. Per quale motivo nei confronti delle operazioni bancarie (depositi, cambi ecc.) teologi e canonisti mantennero quasi sempre un atteggiamento di benevola condiscendenza? Semplicemente perché chiunque poteva ricavare una rendita dai propri depositi, anche se il mercante-banchiere otteneva profitti molto più alti dai depositi dei propri clienti, se non addirittura tassi usurari dal credito che offriva ad uomini di stato o illustri personaggi. Le banche di Firenze erano le più ricche e famose e rimasero il centro finanziario d'Europa sino alla fine del XIV secolo.
La rendita è sempre stata un'operazione commerciale che la chiesa romana non ha mai condannato: che la si ottenesse dal lavoro del servo della gleba o da un deposito bancario cambiava poco.
I canonisti sapevano bene che un depositante che traeva un interesse fisso da un deposito, indirettamente praticava usura, ma se l'opinione pubblica accettava l'idea di una banca (che per di più veniva incontro alle esigenze degli orfani minori sotto tutela e delle vedove), era poi impossibile accusare d'usura i suoi clienti, il primo dei quali peraltro era lo stesso papato, che si serviva delle banche anche per raccogliere fondi a sostegno delle crociate. E forse l'Ordine dei Templari non era un'organizzazione bancaria internazionale?
Le stesse speculazioni mercantili sulle differenze di cambio monetario non sono mai state condannate in maniera risoluta dalla maggioranza dei teologi, semplicemente perché avvenivano al di fuori della visione della gente comune, che non poteva essere a conoscenza dei traffici internazionali dei potentati economici e politici, il primo dei quali, anche qui, era lo stesso papato.
Non a caso pochissimi teologici riuscirono a scorgere forme di usura là dove in luogo della moneta sonante si usavano lettere di credito o cambiali per operazioni finanziare sovranazionali. E in genere i canonisti non misero quasi mai in discussione il fatto che si potessero costituire delle società che investissero i loro depositi in attività lucrative comportanti un rischio potenziale.
In sostanza l'usura che si condannava era solo quella manifesta, cioè quella praticata da chi pubblicamente si metteva nella condizione di prestare denaro a interesse e che faceva del prestito la propria attività principale.
Le banche, ufficialmente, non svolgevano come prima operazione quella di prestare denaro a interesse, ma quella semmai di dare un interesse sui depositi dei clienti. Questa distinzione sofistica era sufficiente per sottrarle all'accusa di praticare l'usura.
L'istituzione dei Monti di Pietà. L'usura praticata nei confronti del popolo minuto viene ostacolata attraverso i cosiddetti "Monti di Pietà", nati alla fine del '400 su iniziativa dei francescani, guidati da Bernardino da Feltre (1439-94).
I montes pietatis, gestiti dallo stesso clero e da mercanti di buona reputazione, furono introdotti quando ci si accorse che il problema della povertà aveva ormai assunto dimensioni abnormi, e si cercò di giustificarli addossando agli ebrei usurai la causa principale di questa povertà.
Essi prevedevano all'inizio un tasso del 6%, contro quello usurario del 30-40%, e venivano finanziati da donazioni caritatevoli, che ovviamente non erano sufficienti per ripagare le spese, per cui dopo un certo tempo si decise di concedere credito (dall'8% al 12%) a uomini d'affari, trasformando così i montes in una sorta di piccole banche locali.
All'inizio si opposero alla loro istituzione teologi tradizionalisti in ambito agostiniano e domenicano, contrari al fatto che si chiedesse un interesse alla povera gente; poi le loro proteste vennero definitivamente messe a tacere dal concilio Lateranense V (1515) sotto il papa Leone X, ma già papa Paolo III li aveva approvati nel 1467. Intorno al 1509 in Italia ve n'erano 87.
Tutti i difensori dei Monti di Pietà (Alessandro Nevo, Celso da Verona, Annio di Viterbo ecc.) ritenevano che l'interesse richiesto, in rapporto all'importo concesso e alla sua durata, andasse considerato come una sorta di rimborso spese per il servizio prestato. Si giustificò l'interesse dicendo inoltre che i proprietari del Monte erano gli stessi fruitori!
Con l'istituzione di queste agenzie municipali di prestiti su pegno tende ad affermarsi l'idea che agli ebrei andava recisamente vietata qualunque forma di prestito a interesse. Ci si illudeva di poter ovviare alle contraddizioni del mercantilismo usando le armi dell'antisemitismo.
In sostanza quanto più i teologi si opponevano all'usura condotta in forma privata, tanto più la ufficializzavano in forma pubblica, giustificando in maniera sempre più decisa l'ideologia mercantile. La stessa istituzione specifica del Monte per il mutuo alla povera gente, in cambio di un pegno come garanzia e di un certo interesse per il servizio, era un altro segno del fallimento dei principi comunitari cristiani.
Il concetto di "purgatorio", che eredita la distinzione tra "usura vietata" e "interesse legittimo" e che permette all'usuraio, interiormente pentito, di salvare la propria anima nell'aldilà.
Ne parla estesamente Le Goff, il quale sostiene che il concetto di "purgatorio" (di origine pagana, cfr Eneide 6, 1100-1105) venne elaborato nel XII secolo (sulla base della distinzione scolastica tra peccati "veniali e "mortali") proprio per attenuare la plurisecolare condanna ecclesiastica della pratica dell'usura. Parenti e conoscenti dell'usuraio potevano con le loro preghiere, offerte, intercessioni, suffragi, abbreviare il periodo di sofferenza del condannato, aprendogli le porte del paradiso.
Questo ovviamente a condizione che l'usuraio, almeno sul punto di morte, si pentisse e avesse intenzione di restituire il maltolto o quanto meno le eccedenze, visto ch'egli non poteva lasciare sul lastrico moglie e figli, i quali dovevano evitare di proseguire l'attività del congiunto.
Il purgatorio poteva evitare all'usuraio una condanna definitiva nell'aldilà, mentre nella vita terrena la distinzione tra "usura" e "interesse" poteva permettere a chiunque, quindi anche all'usuraio, di poter praticare legittimamente il prestito a interesse, a condizione che questo non fosse esoso.
Il concetto di "purgatorio" era l'ammissione di un'impotenza. Anche i concetti di "inferno" e "paradiso" lo erano, ma finché essi prevalsero, tendeva a dominare nella società cristiana una dura condanna morale di talune azioni antisociali.
Col concetto di "purgatorio" sparisce anche la condanna morale, in quanto tutto diventa opinabile, relativo ad atteggiamenti più che altro interiori, soggettivi, interpretabili solo da dio. Si era, con ciò, a un passo dalla riforma luterana.

IV - Capitale commerciale, usurario e industriale

"Gli iniziatori del capitalismo sono gli usurai", dice Le Goff. E lo dice facendo così apparire la chiesa romana come una sorta di Pilato che ha dovuto adeguarsi, obtorto collo, a un fenomeno che non sentiva come proprio ma che ad un certo punto non era più in grado di controllare.

La tesi di Ovidio Capitani non è molto diversa. Egli infatti sostiene che l'etica economica medievale è "risonanza e indicazione di un comportamento" e non "causa" o "concausa" dello stesso. L'etica economica medievale non poteva promuovere il capitalismo ma soltanto ammettere la liceità di talune pratiche commerciali. Fu un'etica "concessiva" non "costruttiva". Ed egli, al pari di Le Goff, vede nell'incapacità degli scolastici e dei canonisti di portare alle conseguenze più moderne le loro teorie proto-borghesi un limite di fondo, che poi verrà superato - aggiungiamo noi - dai teologi esplicitamente protestanti.

In realtà queste tesi sono deficitarie su alcune questioni controverse:
anzitutto è molto difficile sostenere che la chiesa romana fu indotta ad accettare il mercantilismo e l'usura come una male inevitabile, esterno alla propria zona d'influenza o estraneo alla propria ideologia di vita. In realtà essa in qualche modo vi contribuì, se non direttamente, almeno indirettamente, col proprio atteggiamento politico di potenza terrena, ostile alle istituzioni laiche, contraddittorio alle premesse cristiane della propria missione (si pensi solo al fatto che gran parte delle maggiori cariche ecclesiastiche sono sempre state oggetto di "simonia" e che il commercio dei beni religiosi è sempre stato all'ordine del giorno di tutte le più importanti riforme ecclesiastiche medievali).
Capitani dice che il problema della reperibilità di denaro liquido si fece sentire con urgenza tra la fine del sec. XI e i primi decenni del XII, in concomitanza con le crociate.
Quindi bisognerebbe dire che in questo periodo esistevano già dei ceti economicamente in crisi, rovinati dallo sviluppo di una certa economia mercantile.
Lo sviluppo di questo tipo di economia dovette andare di pari passo con la crisi dell'economia rurale, che aveva trovato nel feudalesimo carolingio un sistema oppressivo, gerarchico-autoritario, colonialista, molto fiscale, legato alla chiesa romana da un rapporto clientelare, strettamente ideologico-politico.
Il mercantilismo basso medievale è una reazione individualistica alla crisi del collettivismo forzato del feudalesimo franco-cattolico. Ed esso ha trovato la sua legittimazione teorica nei teologici e canonisti della Scolastica.
In secondo luogo è del tutto sbagliato sostenere che l'usura contribuì a far nascere il capitalismo. L'usura ha semplicemente contribuito alla distruzione del feudalesimo. L'usura tende a distruggere i sistemi economici vigenti, dominanti, non si pone un compito costruttivo, di alternativa sociale positiva. Infatti, anche quando (come oggi) noi vediamo che gli usurai investono i loro capitali (una parte di essi) in attività produttive, riciclando il denaro sporco, infinitamente di più o socialmente più importanti sono le attività produttive ch'essi hanno contribuito a smantellare. Ma su questo rimando ampiamente al commento del cap. 36 del III libro del Capitale di Marx.
Più in generale bisogna dire che le idee borghesi non si sono formate al di fuori del feudalesimo ma al suo interno, sicché la chiesa romana non può averle costatate passivamente, cercando di adeguarvisi con rassegnazione, pur nel tentativo di salvare il salvabile.
La pratica e le idee borghesi sono troppo antitetiche a quelle della società rurale alto medievale perché si possa pensare che la stessa chiesa romana non abbia contribuito a promuoverle.
P.es. s. Bernardino da Siena (1380-1444) infrange per la prima volta il divieto di "vendere il tempo" quando permette al debitore che deve restituire una certa somma di denaro entro un certo tempo, di poter restituire una somma minore se riesce a farlo in un tempo minore. Lui stesso difendeva il prestito a usura ai nemici della chiesa in quanto fatto "per amore della fede", mentre Pietro Gregorio (1540-97) sosteneva esattamente il contrario, e cioè ch'era insensato che il cristiano concedesse un prestito a un nemico che avrebbe potuto utilizzarlo contro i suoi interessi.
Sin dai tempi carolingi la chiesa romana s'è andata configurando come società temporale, ampiamente dotata di poteri economici e politici, in competizione con quelli dei nobili laici, con quelli del basileus bizantino e ad un certo punto anche con quelli degli stessi sovrani cattolici da essa stessa consacrati (in opposizione al basileus).
Certo, non è lecito aspettarsi da tale atteggiamento un impulso diretto, consapevole, a favore dello sviluppo del mercantilismo e del capitalismo, ma indubbiamente esso ne favorì la formazione iniziale, cioè esso fornì alla società mercantile i presupposti ideologici per futuri sviluppi, anche contro gli stessi interessi feudali della chiesa, strettamente legati al possesso della terra e alle rendite che da essa terra si volevano ricavare.
Non dimentichiamo che sino alla fine del XII secolo furono i monasteri a offrire il credito necessario, chiedendo in cambio un immobile da cui poter trarre delle rendite. Poi sarà la chiesa stessa a impedire questa forma di credito, che aveva già trasformato abbazie e conventi in organi così potenti da sfuggire al controllo dei vescovi, salvo poi permettere agli ordini che dipendevano direttamente dal papato, come p.es. i Templari o i Teutonici, di svolgere qualunque tipo di operazione finanziaria e commerciale nelle terre conquistate.
Col proprio atteggiamento politico mondano la chiesa romana favorì, indirettamente, la nascita della moderna figura del mercante, la cui ideologia dualista (borghese nella pratica e cristiana nella teoria) si poneva come forma di reazione opportunistica all'integralismo politico-religioso del papato. Da una serie progressiva di concessioni (formali), che la chiesa stessa aveva in qualche modo contribuito a rendere inevitabili, ad un certo punto era nata una nuova qualità di vita economica, nei cui confronti la stessa chiesa romana necessitava di rivoluzionarsi in direzione del protestantesimo.

Considerazioni finali

I

Nel Medioevo una forte presenza dell'usura era già indice di una prevalenza dei rapporti mercantili-monetari su quelli naturali dell'autoconsumo. L'usura si sviluppa sempre là dove i commerci sono fiorenti, ma anche là dove i rapporti di classe sono molto antagonistici, dove l'individualismo dei proprietari (fondiari o di capitali) è molto accentuato.

L'usuraio infatti è un individuo che si pone contro dei legami comunitari indeboliti, insinuandosi nelle debolezze di un sistema sociale dominante e portandole a completa rovina. E' come un virus in un corpo che si trascura, di un malato che s'illude di poter guarire senza medicine, che sottovaluta la gravità della propria patologia.

Non ha senso sostenere - come fa Le Goff - che gli usurai non diventavano capitalisti solo perché avevano paura dell'inferno nell'aldilà e che cominciarono a diventarlo quando si prospettò loro la possibilità di finire in paradiso passando attraverso il compromesso del purgatorio.

Il capitalismo nasce quando da un lato il borghese poteva chiaramente differenziare la propria attività da quella usuraria, facendola in un certo senso passare per un'alternativa legittima, convincente, adeguata, e dall'altro quando la pratica dell'usura, legalizzata nelle forme del moderno credito, si trasformava in un forma incentivante a sviluppare rapporti di sfruttamento di lavoro, in cui le parti contraenti erano giuridicamente e formalmente libere. Cosa che il cattolicesimo-romano, essendo una religione feudale, impostata sul rapporto personale di soggezione e quindi sulla rendita, non avrebbe potuto accettare sino in fondo, senza prima trasformarsi in una religione protestante, adatta a un credente di tipo borghese e imprenditoriale.

La teoria del "giusto prezzo" in tal senso è molto eloquente per spiegare i limiti di un'impostazione cattolico-romana in materia di economia politica. Detta teoria (anche nel teologo più "oggettivo" come Tommaso d'Aquino) ha sempre avuto per tutto il Medioevo uno sfondo prettamente moralistico, in quanto ci si affidava alla buona volontà dei contraenti (venditore ed acquirente), i quali avrebbero dovuto evitare iniziative commerciali intenzionalmente fraudolenti o tali da favorire forme di monopolio.

Dal canto suo la chiesa cercava di stemperare l'avidità del guadagno chiedendo al mercante di devolvere parte delle ricchezze ad opere di carità.

Un trend del genere avrebbe potuto funzionare al massimo nell'ambito di un mercato locale, dove tutti si conoscevano, ma proprio nel momento in cui tale teoria veniva formulata lo scatenamento delle crociate nel Vicino Oriente e nei Paesi Baltici faceva sì che i mercati diventassero internazionali e con essi le loro dinamiche e soprattutto i loro prezzi, che finivano inevitabilmente per influenzare quelli dei mercati locali.

La chiesa romana era convinta di poter controllare il fenomeno del mercantilismo in piena espansione perché sul piano politico imponeva a tutta la società una concezione piuttosto rigida della stratificazione sociale dei ceti e dei loro ruoli, e non aveva motivo di pensare, finché ognuno fosse rimasto nel posto che gli veniva conferito dalla gerarchia, che l'attività mercantile avrebbe col tempo scardinato sia la tradizionale ideologia cristiana che i consolidati poteri costituiti.

II

Sul piano metodologico - come indicazione per ulteriori ricerche storiografiche - occorrerebbe focalizzare l'attenzione su alcuni aspetti per noi di fondamentale importanza:
la storia del Medioevo non andrebbe vista come una linea evolutiva che va dall'economia naturale primitiva a quella urbana e mercantile, considerando quest'ultima come una forma più avanzata dell'altra. Il fatto cioè che lo fosse (secondo i parametri industriali odierni) sul piano tecnologico, produttivo o commerciale non dice nulla sull'effettiva democraticità di un determinato stile di vita, che va invece valutato per il suo grado di umanizzazione e di conformità alle esigenze della natura.
In tal senso si potrebbe anzi ipotizzare un percorso interpretativo inverso, in cui lo sviluppo dell'urbanesimo e del mercantilismo euroccidentali debbono essere visti come una sorta di processo involutivo verso forme sociali sempre meno democratiche.
Bisognerebbe in tal senso rileggersi tutte le opere dei teologi cattolici per cercare di individuare i momenti di passaggio dalla concezione greco-ortodossa della vita religiosa a quella cattolico-romana e, all'interno di quest'ultima, dalla concezione rurale della vita sociale a quella urbana e borghese.
Le ricerche storiche andrebbero indirizzate verso una rivalutazione delle società rurali alto medievali di quei regni barbarici diversi dai Franchi e dai Sassoni, in entrambi i versanti europei, est e ovest. In particolare bisognerebbe cercare di capire il motivo per cui là dove era presente la chiesa ortodossa non si sono formate concezioni di vita borghese, ovvero il motivo per cui là dove il cristianesimo ortodosso s'è trovato a dover fronteggiare forme di vita mercantile (come p.es. nell'impero bizantino), la resistenza nei confronti dell'ondata musulmana è stata molto più debole.
Bisognerebbe inoltre individuare i motivi per cui, nell'ambito del cattolicesimo-romano medievale, si sono formate idee borghesi in Italia e non anche in Polonia o in Spagna o in Ungheria. Naturalmente questo può essere spiegato alla luce del fatto che l'Italia, sino alla fine dell'impero romano, aveva conosciuto fiorenti commerci, ma questa motivazione non può essere sufficiente, poiché le invasioni barbariche sconvolsero completamente l'assetto socioeconomico anche della nostra penisola, ponendo l'economia naturale come del tutto prioritaria rispetto a quella mercantile.
Una spiegazione più convincente non può non tener conto del fatto che l'Italia era sede del papato, il quale in tutti i modi cercò di imporsi come realtà politica. La formazione della mentalità borghese (dualista per definizione, in quanto a una religione ufficiale, accettata formalmente in sede teorica, oppone una prassi arbitraria, dettata da interessi individualistici) si pone probabilmente come reazione a una prassi cattolica che ai livelli istituzionali della gerarchia era non meno dualista, in quanto i principi teorici venivano sistematicamente contraddetti dalla ricerca di un potere politico ed economico.
Un'osservazione a parte va fatta sull'ermeneutica di Le Goff. Egli ritiene che nell'alto Medioevo la religione fosse vissuta solo molto superficialmente e più che altro dai soli chierici, essendo i laici, legati alla terra, rozzi e incivili. Il giudizio sui laici è molto duro: violenti, ignoranti, guerrieri... Nei loro confronti era inevitabile un forte dominio da parte delle istituzioni, laiche ed ecclesiastiche, le quali avevano bisogno più che altro di far regnare un ordine esteriore.
Successivamente intorno al Mille aumentano le ingiustizie e le ineguaglianze, ma anche il benessere per le popolazioni urbane. La chiesa romana cercò di spiritualizzarsi e di far diventare più cristiana la società.
Ora, che dire di questa interpretazione storica da parte di uno dei massimi medievisti viventi?
Anzitutto che uno storico del Medioevo dovrebbe sempre fare distinzione tra il cristianesimo vissuto dalle masse popolari, prevalentemente contadine e analfabete, e il cristianesimo vissuto dalla gerarchia ecclesiastica, l'unica in grado di elaborare delle fonti scritte.
Fonti del genere non possono essere considerate come "obiettive", non solo perché molte di esse furono dei falsi patentati, ma anche e soprattutto perché esse riflettevano chiaramente interessi di parte.
Il fatto stesso che dopo il Mille si cominciasse a considerare la "povertà" come un "valore", da parte dei movimenti ereticali, dovrebbe p.es. far pensare non solo che dopo il Mille essa veniva generalmente considerata dalla mentalità borghese come un "disvalore" (e su questo anche Le Goff conviene), ma anche che presso le comunità rurali alto medievali non c'erano situazioni di estrema povertà come quelle causate dal mercantilismo, che praticamente obbligava i contadini senza terra a emigrare nelle città per diventare operai salariati.
Questo per dire che i testi teologici basso medievali riflettevano una situazione socioeconomica molto più contraddittoria di quella alto medievale, in quanto ai problemi del servaggio si erano aggiunti quelli del mercantilismo.
La condanna teorica dell'usura (ribadita in tutti i concili Laterani) non sta di per sé a significare che la società fosse più cristiana e neppure che a quella condanna seguirono azioni effettivamente coerenti ed efficaci.
I fatti hanno piuttosto dimostrato il contrario, e cioè che l'adeguamento del cristianesimo istituzionale della chiesa romana alla prassi borghese avvenne nel basso Medioevo parallelamente alla condanna dell'usura.
La chiesa romana dopo il Mille continuava ad essere politicamente aristocratica e ideologicamente integralista, ma stava sempre più diventando socialmente borghese. Essa voleva tenere sottomessa la borghesia, impedendole di acquisire potere politico, ma nello stesso tempo la favoriva, proprio per aumentare le proprie ricchezze, il proprio prestigio di potenza terrena.
Per trovare una qualche forma di opposizione a questo evolversi della concezione cristiano-borghese della fede occorre rivolgersi a taluni movimenti pauperistici ereticali.
Abbastanza curioso è il fatto che mentre i grandi usurai italiani venivano dalla Lombardia, dal Piemonte, dall'Emilia, e i grandi banchieri venivano da Firenze e dalla Toscana in generale, Venezia, che ha sempre ruotato nell'area bizantina fino al Mille e che aveva commerci molto fiorenti, rimase sostanzialmente estranea alle diatribe sull'usura, sulle banche e sui monti di pietà. A Venezia interessava avere privilegi commerciali da Bisanzio, finché, dopo il Mille, si pensa solo a come conquistarla.
Nel VII secolo i veneziani avevano preferito porsi sotto la dipendenza diretta di Bisanzio per non dipendere da quella dell'Esarcato. Grazie a Bisanzio riescono a opporsi al tentativo di conquista da parte dei Franchi. Nel IX secolo conquistano le coste istriane, dalmate e pugliesi. Nell'XI sec. vincono i Normanni che volevano prendersi l'Albania. Questo permette alla città di ottenere privilegi unici in tutto in Mediterraneo.
A partire dal 1171 iniziano a saccheggiare, senza molto successo, la costa della Beozia. Stringono alleanza coi Normanni siciliani in funzione antibizantina, finché nel 1204 partecipano alla quarta crociata occupando Costantinopoli: ottengono la quarta parte dell'impero bizantino e le loro navi sono praticamente ovunque. Bisanzio fu costretta a cercare un'alleata in Genova, che combatté, senza successo, contro Venezia; quest'ultima invece, proprio dopo aver sconfitto Genova, diventerà una delle potenze maggiori d'Europa, tanto che inizierà a occupare l'entroterra (Treviso, Bassano, Padova, Verona, Vicenza, Udine, Friuli, Brescia, Bergamo, Peschiera, Ravenna, Lodi, Piacenza). Insieme a Firenze e Milano, era diventata uno degli Stati più forti d'Italia.
Fece un errore clamoroso a indebolire Bisanzio contro i Turchi. Nonostante la grande vittoria di Lepanto (1571), il suo declino infatti sarà inevitabile, poiché i commerci per il Mediterraneo non potevano più essere quelli di un tempo (i Turchi erano incredibilmente esosi). Ma, quel che è peggio, Venezia viene tagliata fuori dai commerci portoghesi lungo le coste africane e da quelli spagnoli in America. La sua guerra contro i Turchi andò avanti sino alla fine del Settecento, ma senza risultati. E questo la indebolì anche nel confronto con le altre città conquistate nell'entroterra.
Sarà Napoleone a darle il colpo di grazia conquistando il Veneto e cedendolo segretamente all'Austria nel 1797 (Trattato di Campoformio); gli austriaci verranno cacciati dalla città solo nel 1866.

Bibliografia


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M. Maragi, I cinquecento anni del Monte di Bologna, Bologna 1973, p. 54. Sul Monte di Pietà di Bologna vedi, M. Fornasari, Economia e credito a Bologna nel quattrocento: la fondazione del Monte di pietà, “Società e storia” anno XVI, n. 61, luglio-settembre 1993. Dello stesso autore vedere anche: Il thesoro della città. Il Monte di pietà e l’economia bolognese nei secoli XV e XVI, Bologna 1993
M.G. Muzzarelli, I banchieri ebrei e la città, in M.G. Muzzarelli (a cura di), Banchi ebraici a Bologna nel XV secolo, Bologna 1994
T. Fanfani, Alle origini della Banca. Etica e Sviluppo economico, Bancaria, Roma 2002
La condanna dell'usura in alcune prediche di S. Bernardino da Siena, di S. Giacomo della Marca e del beato Bernardino da Feltre


Opere di carattere generale
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A. Sapori, Studi di storia economica, ed. Sansoni, Firenze 1955
A. Fanfani, Le origini dello spirito capitalistico in Italia, Milano 1933
G. Luzzatto, Storia economica d'Italia. Il Medioevo, Firenze 1963.
C. Ciano, L'etica economica nel Basso Medioevo, Pisa 1965
P. Grossi, L’ordine giuridico medievale, Bari 1995
Forte Francesco, Storia del pensiero dell'economia pubblica. Vol. 2: Dal Medioevo al mercantilismo, Giuffrè
Cammarosano Paolo, Storia dell'Italia medievale. Dal VI all'XI secolo, Laterza
Jones Philip, Economia e società nell'Italia medievale, Einaudi
Degrassi Donata, L'economia artigiana nell'Italia medievale, Carocci
Roberto Greci, Giuliano Pinto, Giacomo Todeschini, Economie urbane ed etica economica nell'Italia medievale, Laterza, Bari 2005
La Chiesa e la sua storia. Vol. 5: Nel Medioevo. Dal 900-1300, Jaca Book
Gallina Mario; Merlo Grado Giovanni; Tabacco Giovanni, Storia del cristianesimo. Vol. 2: Il Medioevo, Laterza
Gatto Ludovico, Storia universale del Medioevo, Newton & Compton
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Gatto Ludovico, Viaggio intorno al concetto di Medioevo. Profilo di storia della storiografia medievale, Bulzoni
Gatto Ludovico, Storia di Roma nel Medioevo, Newton & Compton
Brunner Otto, Storia sociale dell'Europa nel Medioevo, Il Mulino
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Storia economica Cambridge. Vol. 3: Le città e la politica economica nel Medioevo, Einaudi
Storia d'Europa. Vol. 3: Il Medioevo (Secoli V-XV), Einaudi
Pirenne Henri, Storia economica e sociale del Medioevo, Newton & Compton
Mezzadri Luigi; Lovison Filippo, Storia della Chiesa tra Medioevo ed epoca moderna. Vol. 4: Fonti e approfondimenti (1294-1492), CLV
Rouche Michel, Storia dell'alto Medioevo, Jaca Book
Pasini Giorgio, Note di storia dell'Europa orientale nel Medioevo, ITL
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Medioevo. Rivista di storia della filosofia medievale, Il Poligrafo
Medioevo greco. Rivista di storia e filologia bizantina, Edizioni dell'Orso
Vismara Giulio, Scritti di storia giuridica. Vol. 9: Tra antichità e Medioevo, Giuffrè
Padoa Schioppa Antonio, Il diritto nella storia d'Europa. Vol. 1: Il Medioevo, CEDAM
Reventlow Henning G., Storia dell'interpretazione biblica. Vol. 2: Dalla tarda antichità alla fine del Medioevo, Piemme
Storia della filosofia. Vol. 2: Il Medioevo, Laterza
Ashtor Eliyahu, Storia economica e sociale del vicino Oriente nel Medioevo, Einaudi
Gregorovius Ferdinand, Storia della città di Roma nel Medioevo, Einaudi
Toniolo Giuseppe, Storia dell'economia sociale in Toscana nel Medioevo. Vol. 1, Vol. 2, Studium
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SitiWeb
Marx e il capitale commerciale, usuraio e industriale
Calvino e l'usura
Il concetto di usura nel tempo
Sul concetto di Purgatorio
L. A. Muratori, Dissertazione sull'usura
Monte di Pietà di Parma
www.medioevoitaliano.it
www.medioevoitaliano.org
www.medioevoitalia.com
www.medioevo.com
Reti medievali
www.spolia.it
www.medioevo.ws
www.storiamedievale.net
www.ilmedioevo.net
www.mondimedievali.net
www.imperobizantino.it
www.cisam.org
www.italiamedievale.org
medioevo.puntopartenza.it
Antisemitismo medievale
Riviste di studi medievali
Opere di Todeschini
Bibliografia

Download
Usura: moltiplicatore del circuito criminale (pdf-zip)
A. Cipriani, Un mondo alla rovescia nella società medievale (pdf-zip)

N.B. Per la parte relativa alla situazione dell'usura nell'area bizantina si ringrazia il sito www.imperobizantino.it

http://www.homolaicus.com/storia/medioevo/usura.htm#Chiesa



Il diritto romano in principio stabiliva che colui che aveva contratto prestito era tenuto alla restituzione del tantundem, ossia dell’uguale quantità. https://poliren.wordpress.com/2013/03/05/l-usura-2/

La nuova religione cristiana prese netta posizione contro il prestito ad interesse. Basilio Magno (IV sec.), ad esempio si scagliava in questi termini contro l’usuraio: «Il povero era venuto a cercare un aiuto ed ha trovato un nemico. Cercava una medicina ed ha trovato un veleno. Saresti dovuto venire in soccorso della sua povertà invece ti arricchisci sulla sua miseria (…) I cani quando ricevono qualcosa diventano mansueti; ma l’usuraio quando intasca il suo avere si irrita maggiormente. Infatti non cessa di latrare, chiede sempre di più (…) Non hai ancora preso in mano il denaro che già ti si chiede l’interesse del mese in corso. E questo denaro preso in prestito già genera un altro male ed un altro ancora, e così fino all’infinito» (dalla Omelia sul Salmo XIV).

Tommaso era altrettanto chiaro al riguardo. Se l’usura rappresentava il prezzo per l’uso di una somma di denaro data in prestito, si vende ciò che non esiste poichè l’uso non è distinto dalla cosa. Se invece si esige un guadagno per la somma data in prestito, allora si vende due volte la stessa cosa poichè oltre alla restituzione si esige anche l’interesse.

Il cattolicesimo ha condannato la pratica dell’usura almeno in nove Concili ecumenici. Il Concilio ecumenico Nicea I (anno 325), sotto il pontificato di papa Silvestro I, proibiva tassativamente ai chierici non solo di esercitare attività usuraia, ma perfino di esigere qualsiasi tipo di interesse, anche se legalmente lecito e citava il versetto 5 del Salmo XIV «presta il denaro senza fare usura». Questo divieto conciliare riguardava però soltanto i chierici. Il Concilio ecumenico Laterano II (anno 1139), sotto il pontificato di papa Innocenzo II, ribadiva la condanna della attività usuraia, anche se compiuta secondo il diritto romano antico, poiché tale pratica veniva ritenuta contraria alle leggi divine ed alla Sacra Scrittura. Gli usurai pertanto, sia chierici sia laici, erano da considerarsi infami per tutta la vita e dovevano essere privati della sepoltura cristiana.https://poliren.wordpress.com/2013/03/05/l-usura-2/

La MACCHINA di DIO: il mistero del raggio della Vita. Ettore Majorana e l'energia pulita

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In questa importantissima conferenza il giornalista RINO DI STEFANO ci introduce alla conoscenza di un argomento di eccezionale interesse e le cui implicazioni potrebbero determinare profondi cambiamenti negli assetti politico-economici, socio-culturali e scientifici della nostra società. Si tratta infatti di uno dei più affascinanti misteri dell’epoca moderna che ci viene illustrato anche attraverso filmati sconvolgenti e scottanti documenti. Il giornalista Rino di Stefano presenta infatti le evidenze straordinarie che confermano l'esistenza di una macchina in grado di produrre energia gratuita e illimitata, di un raggio capace di vaporizzare la materia, tutto all'interno di un intrigo internazionale. Questi sono gli ingredienti di un'incredibile storia vera che ci viene raccontata dal bravissimo giornalista che l'ha scoperta e documentata





Quell’energia pulita tanto auspicata dal presidente Obama dopo il disastro ambientale del Golfo del Messico forse esiste già da un pezzo, ma qualcuno la tiene nascosta per inconfessabili interessi economici. Ma non solo. Negli anni Settanta, infatti, un gruppo di scienziati italiani ne avrebbe scoperto il segreto, ma questa nuova e stupefacente tecnologia, che di fatto cambierebbe l’economia mondiale archiviando per sempre i rischi del petrolio e del nucleare, sarebbe stata volutamente occultata nella cassaforte di una misteriosa fondazione religiosa con sede nel Liechtenstein, dove si troverebbe tuttora. Sembra davvero la trama di un giallo internazionale l’incredibile storia che si nasconde dietro quella che, senza alcun dubbio, si potrebbe definire la scoperta epocale per eccellenza, e cioè la produzione di energia pulita senza alcuna emissione di radiazioni dannose. In altre parole, la realizzazione di un macchinario in grado di dissolvere la materia, intendendo con questa definizione qualunque tipo di sostanza fisica, producendo solo ed esclusivamente calore.

Questo processo avverrebbe tramite l’emissione, da parte di questa straordinaria macchina, di un fascio concentrato di antimateria, che a suo tempo fu definito "raggio della morte" e che, di fatto, sarebbe all'origine dell'energia gratuita che ci tengono nascosta e di molte altre incredibili proprietà in grado di rivoluzionare molti aspetti delle nostre certezze scientifiche, ma anche spirituali. E sono proprio queste ulteriori proprietà, di natura realmente inimmaginabile, che ha portato a ribattezzare questo strabiliante strumento come “La Macchina di Dio”. Il giornalista Rino Di Stefano, già ospite l’anno scorso del Centro Studi e Ricerche C.T.A. 102, da molti anni si sta occupando di questo affascinante argomento raccogliendo pazientemente e rigorosamente una quantità significativa di documenti e testimonianze dirette che ne attestano l’attendibilità. In procinto di pubblicare un volume in cui esporrà i risultati delle sue indagini su quello che indubbiamente è uno dei casi più misteriosi e controversi del panorama scientifico-politico degli ultimi cinquant'anni, Rino di Stefano ha già scritto diversi articoli su questo soggetto, due dei quali sull'edizione nazionale de Il Giornale, e ne ha anche parlato nell’ambito di alcune trasmissioni televisive in ambito Rai e Mediaset. All'origine della vicenda c'è un uomo, Rolando Pelizza, del quale la cronaca dei giornali ha dipinto un quadro a metà tra lo scienziato e l'avventuriero. Pelizza venne alla ribalta nel 1976 quando contattò il governo italiano dell'epoca, allora presieduto da Giulio Andreotti, per offrire una macchina che, a suo dire, annichilirebbe la materia, trasformandola in energia pura. Il governo affidò al professor Ezio Clementel, presidente del CNEN e docente di fisica presso l'Università di Bologna, il compito di verificare il funzionamento dello strumento. L'esperimento venne effettuato tra la fine di novembre e i primi di dicembre 1976, seguendo un protocollo di quattro prove, e fu positivo. Il professor Clementel presentò una relazione nella quale affermava che l'energia sprigionata andava ben oltre la tecnologia conosciuta. L'esperimento venne anche filmato e attualmente alcuni di questi video sono presenti anche in rete. A quel punto entrarono in ballo gli Stati Uniti, il governo italiano si tirò indietro e un oblio artificiale calò su Pelizza e la sua macchina.

Nel corso di questa conferenza, Di Stefano ci parla di alcuni degli argomenti più significativi della vicenda presentandoci fatti inediti e sconvolgenti. Il mistero, infatti, si infittisce ancora di più con il racconto di Pelizza che coinvolge la figura di Ettore Majorana, il celebre fisico scomparso nel nulla nel 1938 e di cui si è tornati stranamente a parlare proprio nei mesi scorsi. Si tratta perciò di un video di immenso interesse.

La Macchina di Dio VIDEO
https://www.youtube.com/watch?v=5DTVy8AcWHc

"LA MACCHINA DI DIO: IL MISTERO DEL RAGGIO DELLA VITA"
Conferenza di RINO DI STEFANO al Centro Studi e Ricerche C.T.A. 102 – 11 Aprile 2015 –

fonte: Centro Studi e Ricerche C.T.A.102

http://ilquieora.blogspot.it/2016/01/la-macchina-di-dio-mistero-raggio-della-vita-ettore-majorana-energia-pulita.html

EQUINOZIO D'AUTUNNO. L'ARCANGELO MICHELE E IL SENSO INIZIATICO DELL'EQUINOZIO D'AUTUNNO.

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Percorrendo la fascia zodiacale, il sole attraversa ogni anno i quattro punti cardinali chiamati equinozi e solstizi.
Questi quattro punti, solstizi ed equinozi, coincidono con le quattro feste dette cardinali: Natale, Pasqua, S. Giovanni e San Michele, feste istituite dagli Iniziati per ricordare agli uomini che in quelle date il sole immette nell'universo delle forze particolarmente potenti, forze che gli uomini, se coscienti, hanno la possibilità di utilizzare per la loro evoluzione.
L'invio di tali forze è organizzato e regolato da grandi spiriti che hanno ai loro ordini molti altri spiriti di minore importanza, incaricati di distribuire le energie sulla superficie del pianeta. Una moltitudine di spiriti si dedica a questa attività. Non bisogna pensare che, in natura, tutto si produca meccanicamente; non è così, ogni cambiamento è dovuto all'opera di entità incaricate di occuparsi dei minerali o dei vegetali, degli animali o degli uomini.

Il 21 settembre ha luogo l'equinozio d'autunno, al quale presiede l'Arcangelo Michele. Il sole entra nel segno della Bilancia, dando così inizio a un nuovo ciclo.
I frutti cadono dagli alberi, abbandonano i loro involucri, mentre i semi vengono selezionati per essere consumati o conservati; più tardi essi saranno piantati nella terra affinché il ciclo ricominci. Ma questo lavoro di separazione, di cernita che si fa in natura non riguarda unicamente la vegetazione: esso concerne anche l'essere umano.
Come il frutto si separa dall'albero e il seme dal frutto, l'anima si separa dal corpo.
Il corpo corrisponde all'involucro e l'anima al seme che viene seminato in alto, in Cielo. Il giorno in cui sarà maturo, il frutto che è l'uomo non dovrà cadere in terra come il seme di una pianta, ma volarsene verso il Cielo.

E l'autunno è il periodo nel quale deve avvenire questa separazione di cui parla Ermete Trismegisto quando dice: «Tu separerai il sottile dal denso con grande abilità». Separare il sottile dal denso vuol dire separare lo spirituale dal materiale. Durante l'autunno tale processo di separazione si realizza in tutta la natura per preparare la nuova vita. Come l'Arcangelo Michele viene a separare l'anima dal corpo, così l'Iniziato lascia morire in sé una materia per liberare la vita. L'Arcangelo Michele separa l'anima dal corpo perché l'anima deve viaggiare, visitare altri mondi dello spazio e non rimanere eternamente sulla terra.
La separazione è una legge della vita. Ecco quindi che cosa dobbiamo imparare dall'Arcangelo Michele: la selezione, il discernimento, l'apprendere a separare il puro dall'impuro, l'utile dall'inutile, il nocivo dal salutare, la cosa morta da quella viva. E la causa di tutte le sventure è proprio la mancanza della capacità di discernimento.

Le forze presiedute dall'Arcangelo Michele sono forze di equilibrio, di giustizia, quindi di discernimento tra il buono e il cattivo in vista di liberare ciò che è bene e di trasformare ciò che è male. Ma il bene e il male sono così strettamente uniti che non li si può separare prematuramente senza provocare lacerazioni. L'arte di separare i contrari è la più difficile che ci sia; ed è in natura che gli Iniziati si sono istruiti in quest'arte. Non è facile separare la noce dal suo mallo, ma la natura sa come farlo: essa lascia maturare il frutto, il mallo si apre da solo e la noce si libera. Lo stesso dicasi per il bimbo nel ventre di sua madre: esso è strettamente collegato alla madre e non lo si può strappare prematuramente, altrimenti sarebbe la morte per entrambi. Se invece si aspetta, il frutto giunge a maturazione e, a quel punto si può recidere il legame che univa la madre e il bambino. Questa separazione è il simbolo della maturità. Vi ricordate della parabola del Vangelo sulla zizzania e sul buon grano?

Il tempo della mietitura è quello in cui i frutti sono maturi. Bisogna quindi aspettare quel momento per separare il male dal bene, e tale separazione sarà operata dall'Arcangelo Michele.
Sarà l'Arcangelo Michele colui che rivestirà il ruolo principale nella purificazione della terra. Nel corso dei secoli, una moltitudine di esseri nocivi hanno riversato sulla terra un'immensa quantità di forze distruttrici, forze che si sono accumulate in un serbatoio prendendo la forma di un mostro chiamato Drago o Serpente. E' lui quello di cui si dice che... seduce le nazioni, porta fuori strada i figli di Dio e provoca tutte le sventure dell'umanità. Questa egregora è di una potenza smisurata. Solo l'Arcangelo Michele è in grado di vincere quest'egregora.
Con l'aiuto del suo esercito, realizzerà ciò che da secoli le moltitudini implorano dal Creatore. Ecco perchè dobbiamo collegarci all'Arcangelo Michele, chiedergli la sua protezione e la possibilità di operare con lui per accrescere la sua vittoria. La luce trionferà sulle tenebre: è stato predetto e così sarà. Perchè non partecipare a quell'evento? I figli di Dio che saranno iscritti nel numero di coloro che avranno partecipato al combattimento dell'Arcangelo Michele, il Genio del Sole, questa potenza di Dio tra le più luminose, riceveranno il bacio dell'Angelo del fuoco. Tale bacio non li brucerà ma li illuminerà !

Omraam Mikhaël AÏvanhov

https://www.facebook.com/La-Scienza-Dello-Spirito-207676222609062/

LA GUERRA ATOMICA DEL 10.000 PRIMA DELL'ERA VOLGARE Vetro nei deserti formato da antiche bombe atomiche?

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"In ogni momento, in un punto dell'universo, un sistema solare popolato di gente sconosciuta, dall'ignota civiltà, poteva venire gettato come se niente fosse in una fornace cosmica. La vita era un fenomeno fragile e delicato, in bilico tra il calore ed il gelo. Ma all'uomo non erano sufficienti i rischi offerti dalla Natura; si dava un gran da fare per erigere con le proprie mani la sua pira funebre." (da "Ombre sulla Luna" di A. C. Clarke)



Parlare di guerre atomiche nell'antichità secondo gli standard della scienza accademica equivarrebbe a parlare di supereroi che sollevano gli enormi blocchi di pietra e costruiscono la piramide di Giza.
Ci siamo talmente abituati all'idea che la nostra civiltà sia l'unica tecnologicamente avanzata nella storia del nostro pianeta,da non poter minimamente prendere in considerazione il fatto che invece potrebbe essere stata l'ultima di una lunga serie che in passato sono state annientate da guerre o da cataclismi naturali.
Osservando con attenzione numerosi oggetti all'apparenza inspiegabili e fuori dalla apparente collocazione archeologica,si può invece scoprire una realtà estremamente lontana da quella di numerosi cavernicoli che inseguivano gli animali con tanto di clava meglio noti come "cacciatori-raccoglitori".
Le civiltà tecnologicamente avanzate dell'antichità ci sono state più volte,e più volte sono state annientate da catclismi e a giudicare da quanto narrano i testi indu anche da guerre atomiche dalla potenza così devastante da far apparire delle normalissime bombe le nostre attuali bombe atomiche.
Ma prima di scendere a pregiudizi è giusto comprendere il reale funzionamento della bomba atomica.




L'esplosione di un ordigno nucleare sviluppa temperature di decine di milioni di gradi producendo nell'aria una sfera infuocata che,come un secondo Sole, emette radiazioni luminose e termiche che viaggiano alla velocità della luce. La sfera di fuoco della bomba di 1 megatone (1 Mton), che esplodesse in aria, apparirebbe a 100 Km molte volta più luminosa del sole medesimo.
L'enorme aumento della pressione prodotto dall'esplosione genererebbe un'onda d'urto che viaggierebbe a velocità un poco superiore a quella del suono (circa 500 m/s).
Se l'esplosione avvenisse a basse quote l'onda d'urto verrebbe riflessa dal suolo dopo aver provocato un cratere profondo 80 m e largo 700 m.
Qualche secondo dopo l'esplosione,il gas rovente contenuto nella sfera di fuoco acquista una velocità ascensionale risucchiando violentemente verso l'alto l'aria ed i detriti circostanti assumendo la caratteristica forma a fungo.


0,006 secondi dall'inizio dell'esplosione

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10 secondi dall'inizio dell'esplosione


13 secondi dall'inizio dell'esplosione

Riferendosi sempre ad un ordigno nucleare da 1 Mton nell'atmosfera,l'onda di calore provoca ustioni di primo grado (eritemi) a distanze di 20 ÷ 25 Km, e di secondo grado (bolle con siero e flittene) a 15 ÷ 20 Km (ciò nel caso in cui non vi siano schermi tra la sfera di fuoco ed il corpo).
Se la bomba fosse da 20 Mton le ustioni di primo grado si avrebbero fino a 100 Km e quelle di secondo grado fino a 50 Km.
Si deve dire che ustioni di secondo grado estese a circa il 50% del corpo umano, nelle circostanze associate ad una esplosione nucleare, sono mortali.
La radiazione termica (nel caso di 1 Mton) è in grado di provocare incendi per un raggio di 15 Km che diventano 30 se la bomba è da 20 Mton. Possono quindi scoppiare incendi in una zona compresa tra 700 e 2800 Km2 e questi incendi scoppierebbero simultaneamente. Si salverebbero solo coloro che avessero rifugi profondi sottoterra ed una scorta di ossigeno per parecchi giorni poiché la combustione lo consumerebbe praticamente tutto.
Ma vi sono anche effetti indiretti. Ad Hiroshima il 70% delle attrezzature antincendio andò distrutto nel crollo delle caserme dei pompieri e l'80% di questi ultimi non si presentò all'appello. Gli incendi quindi si propagherebbero indisturbati anche perché le strade, piene di macerie, non sarebbero percorribili. Ad Hiroshima la tempesta di fuoco durò 6 ore. Si raggiunsero temperature superiori ai 1 000 °C, in grado di fondere vetri e metalli e di incendiare materiali normalmente indistruttibili.
La tempesta di fuoco, oltre ad incendiare tutto, a scaldare violentemente tutto e a consumare ossigeno, libera anche gas nocivi.
A Dresda, nel 1945, il bombardamento di tipo convenzionale uccise, per effetto dei gas nocivi dovuti alla tempesta di fuoco, più di 100.000 persone; si salvarono solo coloro che avevano lasciato i loro rifugi prima della tempesta di fuoco.
A seguito della radiazione nucleare a, b, g, che si libererebbe immediatamente dopo l'esplosione,si finirebbe uccisi in tempi brevi proporzionalmente all'esposizione alla radiazione.
La morte avviene per tumori e leucemie.
I primi sintomi di contaminazione nucleare sono nausea, vomito e diarrea,ma insorgono poi, nei casi più gravi: emorragie, febbre e stato generale di collasso. Inoltre, le persone irradiate sono soggette ad infezioni nel caso di ferite.
Una dose di radiazione sufficiente ad uccidere fino al 95% della popolazione si ha in un raggio di poco più di 3 Km se la bomba è da 1 Mton (10 Km per bomba da 20 Mton). A 5 Km (bomba da 1 Mton) e a 15 Km (bomba da 20 Mton) si hanno scarsi effetti radioattivi somatici ma c'è possibilità che insorgano effetti genetici.
Le morti a seguito di esposizione a radiazione dipendono dal tipo di sorgente radioattiva, dall'intensità della sorgente e dal tempo di esposizione. Una delle unità in uso è il rem (vedi http://www.fisicamente.net/FISICA/index-22.htm). A scadenza di poche settimane una dose di 600 rem subita durante 6 ÷ 7 giorni, porta nel 90% dei casi alla morte. Una dose di 450 rem produce lo stesso effetto nel 50% dei casi. Una dose di 300 rem nel 10% dei casi. Sempre alla scadenza suddetta, dosi inferiori a 300 rem producono nausea e vomito oltre ad una forte debilitazione del sistema immunitario. Alla scadenza di alcuni anni, invece, anche dosi di soli 50 rem sono in grado di produrre tumori tra lo 0,5% ed il 2,5% della popolazione esposta.
Per quel che riguarda gli effetti biologici delle radiazioni, occorre subito dire che la radiologia non è una scienza molto sviluppata e molte cose ancora non si conoscono bene e, di conseguenza, sono solo possibili conclusioni di ordine generale. Tali effetti si distinguono in somatici e genetici. Gli effetti somatici si osservano nell'individuo esposto e si esauriscono con lui. Gli effetti genetici si osservano nelle generazioni future a seguito di alterazioni delle cellule germinali (o genetiche).
Il danno somatico sembra dovuto ad una rottura del cromosoma che si trova vicino alla zona d'impatto della radiazione. Una volta divisi i due monconi del cromosoma, essi hanno le seguenti possibilità: saldarsi insieme nuovamente (restituzione); attaccarsi a monconi di altri cromosomi (aberrazione a due rotture); rimanere separati (aberrazione ad una rottura). Quest'ultima possibilità fa perdere al nucleo cellulare tutte le informazioni in esso contenute. Gli effetti possono essere immediati o ritardati. Altro possibile effetto è il rallentamento o l'arresto della crescita della cellula ad un particolare stadio del suo ciclo.
Sul danno genetico si sa molto poco. Esso è conseguente ad alterazioni delle cellule germinali e consiste nella produzione di mutanti, cioè di individui con alcune informazioni genetiche variate rispetto a quelle dei genitori. In caso di esplosione tali effetti si farebbero sentire per svariate generazioni.
Ora se confrontiamo quello che ci dicono i testi Indu con tali decrizioni ci accorgiamo che tali analogie non possono essere frutto della semplice fantasia di persone ma bensì dati reali e testimonianze dirette di eventi talmente sconvolgenti da spingere molte persone a nascondere tale analogia con scuse o eleborazioni mentali affermando che sono frutto della fantasia della gente del posto.
(6500 aC al più tardi) Mahabharata :
L’arma fulminante di Indra era dotata della forza del tuono di Indra dai mille occhi.
La mortale arma lancia–saette misurava tre cubiti per sei. Era l’arma sconosciuta, di ferro, di Indra, il messaggero di morte.
Il proiettile era carico dell’energia di tutto l’Universo.
All’arma Agneya nessuno poteva resistere, neppure gli stessi dèi.
Il Brahma–danda o bastone di Brahma era ancor più potente.
Benché potesse colpire una volta sola, sterminava interi paesi e intere razze, da una generazione all’altra.
Adwattan perse un missile splendente dal fuoco fumante.
Il missile bruciava con l’energia d’un fulmine.
Il missile giunse volando e distrusse intere città con tutte le loro difese.
Le tre città dei Vrishni e degli Andhaka furono distrutte tutte insieme, in un solo istante.
Una colonna di fumo e fuoco incandescente, brillante come diecimila soli, si innalzò in tutto il suo splendore.
Le nubi lassù roteavano facendo piovere polvere e ghiaia.
Dense frecce di fiamma, come una gran pioggia, generata dalla stessa creazione, circondarono il nemico da ogni parte.
Il cielo scintillò e i dieci punti dell’orizzonte si riempirono di fumo.
Meteore esplosero lampeggiando giù dal cielo.
Venti fortissimi cominciarono a soffiare e disturbarono tutti gli elementi.
Il sole sembrò vacillare nei cieli.
La terra e tutte le sue montagne e i mari e le foreste presero a tremare.
Il vento soffiò come un fiero uragano e la terra s’incendiò.
Nessuno vide il fuoco, perché era invisibile, ma consumò ogni cosa.
Cadde una specie di pioggia, che si asciugava a mezz’aria per l’intenso calore.
Gli uccelli impazzirono e gli animali furono sterminati dalla distruzione.
Gli animali caddero a terra, con le teste rotte, e morirono tutti su una vasta regione.
Gli elefanti bruciarono tra le fiamme, correndo impazziti qua e là per cercare una protezione.
Le acque dei fiumi e dei laghi bollirono e le creature che vivevano in esse perirono.
Migliaia di macchine da guerra caddero da entrambe le parti.
Interi eserciti furono abbattuti come alberi in una foresta che brucia, quando furono investiti dal fuoco rabbioso.
I corpi erano talmente bruciati da non essere più riconoscibili.
Lo sguardo dell’arma Kapilla era talmente potente da bruciare e ridurre in cenere migliaia di uomini.
Il fulmine ridusse in cenere le intere razze dei Vrishni e degli Ankhaka.
Per sfuggire al respiro di morte, i guerrieri si gettarono nei fiumi per lavarsi e seppellire le loro armature.
Capelli e unghie caddero.
I bambini che dovevano nascere morirono nel ventre della madre.
Gli uccelli nacquero con piumaggio bianco e zampe rosse, a forma di testuggini.
La ceramica si ruppe senza causa apparente.
Tutti i cibi si avvelenarono e rimasero non commestibili.
La terra fu afflitta da siccità, che durò per dieci lunghi anni. 



Gli effetti da ustione,causati dall'esposizione all'irradiamento di un esplosione atomica.

Viene spontaneo chiedersi:ma allora dove sono i crateri di tali deflagrazioni atomiche?
Ebbene ci sono.

Vicino a Mumbay si trova una sorta di gigantesco cratere dal diametro quasi perfettamente circolare,2.154 metri,all'apparenza "meteorico" ma della quale l'anomalia riscontrata è proprio quella che non presenta tracce di meteorite o di un impatto cosmico.


Cratere Lonar




Paragone con altri crateri prodotti da altri test atomici.

La datazione lo fa risalire a 50.000 anni fa,anche se potrebbe essere più "recente",inoltre è l'unico conosciuto cratere da impatto che si sia formato nel basalto,su uno strato dallo spessore di 600-700 piedi.
La parte superiore del cratere presenta dei depositi che sono stati chiaramente fusi a causa delle elevate temperature dell'impatto,e tra di essi sono state trovate delle sferule di vetro basaltico,formatesi durante la fusione della roccia a elevate temperature.
"Lonar è un luogo di oscurità, tanto più che l'unico cratere meteorico formato in terreni basaltici.
Esso è rimasto relativamente intatto a causa del basso grado di erosione da parte di agenti ambientali,diventando così un modello eccellente per lo studio.
Tuttavia, diverse strane cose accadono qui:

1.Il lago ha due regioni distinte che non si mescolano mai - una esterna neutra (pH 7) e un'altra alcalina interna (pH11) ognuna con la sua flora e fauna.

2.Vi è un flusso perenne di alimentazione del lago con l'acqua, ma non sembra esserci alcuno sbocco apparente per l'acqua del lago.
Ed è anche un grande mistero irrisolto da dove venga l'acqua per il flusso perenne da cui proviene, in una regione relativamente asciutto come il Buldhana.
Anche nei mesi più secchi di maggio e giugno, il flusso scorre continuamente." Lilyn Kamath Lilyn Kamath

Se il cratere di Lonar ha realmente 50.000 anni,allora significa che questa non è stata ne la prima ne l'ultima di un antica conflagrazione nucleare.
I resti di un'antica città annientata da un'esplosione atomica attorno ai 12.000 anni fa è stata trovata a Rajasthan,nella quale area uno strato di ceneri radioattive copre un'area di 8 chilometri quadrati,della quale a causa dell'elevato tasso di radioattività le autorità hanno ritenuto opportuno isolare la regione.
Ci sono prove che l'impero Rama (oggi India) è stato devastato dalla guerra nucleare attorno ai 10.000-12.000 anni fa.
La valle dell'Indo è ora il deserto del Thar, e il sito delle ceneri radioattive che si trova ad ovest di Jodhpur è lì intorno.
Tracce degli effetti di antiche esplosioni nucleari sono state trovate anche nella Valle dell'Eufrate nellla quale si trova una vasta area di sabbia vetrificata.
Vetro verde.



Lo stesso che è stato osservato durante il primo conosciuto test atomico nel Nuovo Messico.
Si sono reperite estese aree di vetro verde fuso e città vetrificate nei profondi strati dei seguenti scavi archeologici: Pierrelatte, nel Gabon, Africa; Valle dell'Eufrate; Deserto del Sahara; Deserto del Gobi; Iraq; Deserto del Mojave; Scozia; Antico e Medio Regno d'Egitto; Turchia centro–meridionale.
In epoca contemporanea si sa della presenza di materiali come il vetro verde fuso presso siti adibiti a test nucleari (dove la sabbia si è fusa sino a formare tale sostanza). Per alcuni risulta alquanto sconvolgente prendere in considerazione la possibilità che tali siti forniscano le prove di un conflitto nucleare preistorico. Al contempo, gli scienziati hanno trovato una serie di depositi di uranio che a quanto pare sono stati sfruttati o esauriti in tempi remoti.
Nel "Mausala Parva" troviamo anche la cronaca di quanto avvenne sulla terra nei giorni che seguirono questi catastrofici eventi: "(...) venti asciutti e impetuosi e una grandinata di ghiaia precipitò da ogni parte (...) carboni ardenti grandinavano sulla terra dal cielo (...) gli uccelli cominciarono a volare formando circoli (...) l'orizzonte sembrava coperto di nebbia (...) ardenti cerchi di luce si vedevano ogni giorno intorno al sole e alla luna. Il disco del sole sembrava sempre coperto di polvere."
E sono riportate le preghiere per far cessare gli effetti devastanti "O Illustre fa che il triplice Universo, il futuro, il passato e il presente possano esistere. (...) È nata una sostanza simile al fuoco che ancora adesso fa bruciare le colline, gli alberi e i fiumi e tutte le specie di erbe e di vegetazione riducendo ogni cosa in cenere."
Ma oltre all'uso della bomba atomica o qualunque nome essa si chiamasse,sembra che in quegli stessi testi sia descritto un vero e proprio arsenale militare altamente avanzato che probabilmente la civiltà umana di allora sfruttava per annientare nemici altrettanto potenti.
Altrimenti perchè le avrebbero sviluppate?
L'arco di GANDIVA : Capace di scagliare frecce che inseguivano il nemico e al momento che colpivano il bersaglio generavano un 'onda di fuoco che inceneriva quanto colpito.
Non è difficile vedere in questa traduzione i missili a puntamento termico, che inseguono il bersaglio basandosi sul calore emesso dai motori.
BHUCUNDI: un 'arma capace di scagliare folgori contro i nemici
SURADTSANA:Un 'arma a disco simile al sole splendente che inceneriva gli eserciti
La verga di KALA : Un'arma che uccideva a distanza
VAYAVYA ASTRA : Genera turbini di vento
KANDARPA: Eccita smodatamente il desiderio sessuale
MURCHCHDHANA : causa la soppressione temporanea delle sensazioni
In questi ultimi due esempi probabilmente si parla di bombe chimiche o batteriologice dove, la conoscenza della chimica da parte dell’antico popolo trova qui un’ulteriore conferma.
SHABDAVEDITVA: Una freccia che insegue i suoni (anche in questo caso si trattava di un probabile missile intelligente)
In fine citiamo la più terribile arma mai realizzata la così detta arma del caos " ..l'arma che possiede i poteri dell'architetto degli Dei..."
TVASHTAR: in pratica la nostra bomba atomica; riportiamo di seguito una traduzione testuale sugli effetti di questa inquietante arma:
" ...Aswatthaman...scagliò una colonna esplosiva che si aprì in tutte le direzioni, e provocò una luce brillante, come il fuoco senza fumo, cui succedette una pioggia di scintille che circondò completamente l'esercito dei PARHTA... i quattro punti cardinali per un raggio che lo sguardo non poteva abbracciare,furono coperti di buio...Un vento violento e cattivo cominciò a soffiare , né il sole stesso diede più calore... Colpiti e bruciati i guerrieri caddero come alberi abbattuti da un fuoco furioso....Grandi elefanti ,scorticati dalla vampata, si misero a correre intorno, lanciando urla di terrore...l'aria e l'acqua erano avvelenate....coloro che sopravvissero morirono poco dopo: La loro pelle iniziò ad ingiallire ed a cadere...i capelli e le unghie cadevano..."
Tracce di un'antica guerra nucleare attorno ai 10.000.12.000 anni fa le ritroviamo anche nelle carote di ghiaccio delle calotte polari le quali tracce di rame, stagno e piombo mostrano forti incrementi attorno a quel dato periodo.
L’era del Dryas antico terminò bruscamente con un drammatico innalzamento delle temperature. L’estinzione dei mammuth e della megafauna del Nord e Sud America avvenne in quel periodo. Nello stesso periodo, le concentrazioni d’uranio nei coralli salirono da circa 1,5 parti ad oltre 4 parti per milione. Le datazioni con il radiocarbonio, in quel periodo, si fanno caotiche. Gli studi degli strati di deposito sul fondo dei laghi confermano le irregolarità delle successioni cronologiche.
Nonostante tutti questi fattori sembrino incrementare le prove dell'antica guerra atomica è giusto far notare che attorno a quello stesso periodo numerose fonti scientifiche fanno registrare anche l'ultima inversione magnetica,detta di Gothenbourg,durante la quale vi fu anche un massiccio aumento dell'attività vulcanica in tutto il globo,l'innalzamento delle Ande con la formazione del lago Titicaca sollevatosi dal fondo marino,e anche uno spostamento della crosta terrestre.
Quindi meglio non confondere alcuni dati con altri.
Ma anzichè quest'ultimo fatto ridurre l'ipotesi di un'antica guerra nucleare ne potrebbe invece essere la causa,in quanto,se la civiltà di allora non fosse stata a conoscienza di tali fenomeni non avrebbe saputo quanto stava per accadere,e proprio quando il clima stava cambiando fu allora che la fame li spinse a farsi la guerra con il prossimo,autodistruggendosi ancor prima che avvenisse il cataclisma finale che in seguito li avrebbe annientati comunque causando lo sprofondamento una vasta porzione dell'impero di Rama.
Se andiamo nel Golfo di Cambay,India,il 1° luglio 2001 ricercatori dell'isituto nazionale di Tecnologia Oceanica(NIOT) hanno individuato,con il sonar,casualmente durante rilevamenti per l'inquinamento,a 40 metri di profondità tracce inconfutabili di una serie di strutture che sembravano non di origine naturale.
Le strutture si estendono per circa 18 Kmq e accanto ad esse,per circa 9 Km,si nota il profilo del letto di un fiume.
Il sito è stato descritto come parte di un antica civiltà che doveva trovarsi in una valle fluviale,non molto differente da quella del fiume Saraswati citato nei Rig Veda,che nonostante fosse ancora una volta stato considerato per lungo tempo pura invenzione secondo recenti scoperte indipendenti da parte di scienziati indiani corrisponderebbe proprio a codesta area.
Secondo l'ipotesi iniziale,quel sito poteva avere dai 4000 ai 6000 anni ed era stato sommerso a causa di un terremoto estremamente forte.
Ma in seguito,nel gennaio del 2002,le datazioni al carbonio stabilirono che poteva avere 8500-9500 anni fa,il che la poneva ancora una volta tra le più antiche civiltà finora scoperte.
Interessante notare come la datazione si avvicini incredibilmente ai fatti descritti.
In realtà la tradizione indiana e altre tradizioni mitiche asseriscono che la massa continentale dell'India fosse di gran lunga maggiore rispetto alle dimensioni attuali,fino a ipotizzare addirittura che si estendesse dall'Australia al Madagascar,forse in una sorta di arcipelago.
Anche il naturalista britannico Alfred Russel Wallace faceva riferimento al grande Continente Meridionale.
In una delle narrazioni epiche Tamil nell'India meridionale,detta Silappadhikaram,si parla ripetutamente di un vasto territorio detto Kumari Kandam che si estendeva ben oltre le attuali coste indiane.
Mentre nel poema epico indiano del Mahabharta,che secondo gli eruditi indiani risale al 5000 prima dell'Era Volgare,troviamo riferimenti a Rama che dall'attuale costa occidentale dell'India contempla un vasto continente oggi occupato dal Mar Arabico,descrizione che trova sostegno dalle attuali ricerche sottomarine.
James Schaffer,noto archeologo della Case Western University,specializzato nell'India antica,ha accermato che "i reperti archeologici e le antiche tradizioni orali e letterali del sud dell'Asia stanno finalmente convergendo."
A riguardo del sprofondamento del Continente Meridionale in un testo antico dello Sri Lanka troviamo un testo antico che recita:"In una precedente epoca la cittadella di Rawana (Signore di Lanka)con i suoi 25 palazzi e le sue 400.000 strade fu inghiottita dall eacque del mare."
In un'altra tradizione culturale,ovvero quella dei Selun,arcipelago Mergui della Birmania meridionale si parla ancora una volta di un continente sommerso :"..in precedenza il paese era di dimensioni continentali ,ma la figlia di uno spirito maligno lanciò moltissimi massi in mare..Le acque si sollevarono e inghiottirono la terra..Tutti gli esseri viventi perirono eccezion fatta per quelli che furono in grado di raggiungere un isola che rimase sopra il livello delle acque."
E' solo un caso che alcuni velivoli attuali assomiglino molto a quelli descritti oppure quest'improvviso "balzo tecnologico" non è stato dettato solo dal caso?
Ad ogni modo il Mahabharata e numerosi altri testi simili descrivono chiaramente il passato di un'avanzata civiltà umana che separata 12.000 anni dalla nostra raggiunse un elevato stato di conoscenza che noi stiamo solo ora cominciando a comprendere vivendo in questa turbolenta Era del Caos o dell'Incertezza..

Manufatti archeotecnologici rinvenuti in tutto il mondo:

Lo straordinario "velivolo" rinvenuto a Saqqara ed oggi custodito presso il Museo del Cairo.

Miniatura zoomorfa colombiana che, secondo molti esperti di paleoastronautica, rappresenterebbe una chiara prova dell'esistenza di velivoli, tecnologicamente progrediti, già molti secoli fa.

La navicella di Toprakkale


Fonti:
http://veda.wikidot.com/ancient-city-found-in-india-irradiated-from-atomic-blast
http://www.liutprand.it/articoliMondo.asp?id=270
http://www.edicolaweb.net/edic094a.htm
http://s8int.com/
http://www.edicolaweb.net/edic094a.htm
http://ghosttech.altervista.org/index.php?viewpage=teorie_e_bufale/esplosioni_antichita.html
http://expianetadidio.blogspot.com/2010/07/estinzione-magnetica.html
http://www.edicolaweb.net/ooparts4.htm

http://expianetadidio.blogspot.it/2010/11/la-guerra-atomica-del-10000-prima.html



Vetro nei deserti formato da antiche bombe atomiche?
«Ora sono diventato Morte, il distruttore dei mondi» —Bhagavad Gita

Sette anni dopo i test nucleari ad Alamogordo, New Mexico, il dott. J. Robert Oppenheimer, padre della bomba atomica, stava dando una lezione a un college, quando uno studente gli chiese se quello fosse stato il primo test atomico mai condotto.

«Sì, in tempi moderni», rispose lui.

La frase, enigmatica e incomprensibile in quel momento, era effettivamente un'allusione ad antichi testi indù che descrivevano una catastrofe apocalittica non legata a eruzioni vulcaniche o ad altri fenomeni noti. Oppenheimer, che aveva studiato avidamente l'antico sanscrito, si riferiva senza dubbio a un passaggio nel Bhagavad Gita che descrive un disastro globale, causato da «un'arma sconosciuta, un raggio di ferro».

Sebbene possa essere allarmante per la comunità scientifica parlare dell'esistenza di armi atomiche prima dell'attuale ciclo di civiltà, le prove di questo fenomeno sembrano manifestarsi in ogni angolo del pianeta.

Vetro nel deserto

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Scoperte delle città perdute nel Sahara Libico

Queste prove non provengono solo da versi indù, ma anche da ampie estensioni di frammenti di vetro fuso presenti ovunque in molti deserti nel mondo. Quei cristalli di silicio, fusi chissà come, assomigliano notevolmente agli stessi frammenti rinvenuti dopo le esplosioni nucleari al sito per i test atomici di White Sands, Alamogordo.


A dicembre del 1932, Patrick Clayton, un topografo dell'Egyptian Geological Survey, stava guidando tra le dune del Grande Mare di Sabia, vicino all'Altopiano di Saad in Egitto, quando sentì degli scricchiolii sotto le sue ruote. Esaminando ciò che causava il rumore, scoprì grossi pezzi di vetro nella sabbia.

La scoperta interessò i geologi nel mondo e piantò i semi di uno dei più grandi enigmi scientifici moderni. Quale fenomeno potrebbe essere capace di aumentare la temperatura della sabbia del deserto fino ad almeno 1.815 gradi celsius, trasformandola in grandi pezzi di vetro solido di colore giallo-verde?

Passando per White Sands ad Alamogordo, Albion W. Hart, uno dei primi ingegneri a laurearsi al Mit, osservò che i pezzi di vetro lasciati dai test nucleari erano identici alle formazioni che aveva osservato nel deserto africano 50 anni prima. Tuttavia, l'estensione dell'avvenuta fusione nel deserto, richiederebbe che l'esplosione fosse stata diecimila volte più potente di quella osservata nel New Mexico.

Molti scienziati hanno cercato di spiegare la dispersione di grandi sassi di vetro nei deserti della Libia, nel Sahara, nel Mojave e in molti altri posti al mondo, come prodotti di grandi impatti meteoritici. Tuttavia, a causa dell'assenza dei crateri che si sarebbero formati nel deserto, la teoria non regge. Né immagini di satellite, né il sonar hanno potuto rilevare crateri.

Inoltre, i sassi di vetro trovati nel Deserto Libico presentano un grado di limpidezza e purezza (99 per cento) che non è tipico della fusione di meteoriti caduti, nella quale il ferro e altri materiali vengono mischiati assieme al silicio dopo l'impatto.

Nonostante ciò, gli scienziati hanno proposto che i meteoriti che hanno creato i sassi di vetro possano essere esplosi a molte miglia sopra la superficie della Terra, in modo simile all'Evento di Tugunska, o che siano semplicemente rimbalzati in modo tale da portare con sé le prove dell'impatto, lasciando tuttavia il calore della frizione.

Ma questo non spiega come due delle zone trovate in prossimità del Deserto Libico mostrino lo stesso schema. La probabilità di due impatti meteoritici così ravvicinati è molto bassa. Né spiega l'assenza d'acqua nei tectiti, quando queste aree di impatto si ritiene fossero coperte da essa circa 14 mila anni fa.

Antica catastrofe di Mohenjo Daro

La città dove emerse la cultura nella Valle dell'Indo è un grande enigma. Le rocce delle rovine si sono in parte cristallizzate, assieme ai suoi nebulosi abitanti originari. Inoltre, alcuni misteriosi testi locali parlano di un periodo di sette giorni di gratitudine nei confronti di carri volanti chiamati Vimana, che avrebbero salvato le vite di 30 mila abitanti da un episodio terribile.

Nel 1927, anni dopo la scoperta delle rovine di Mohenjo Daro, furono trovati 44 scheletri umani nella periferia della città. La maggior parte di essi erano a faccia in giù, stesi per la strada tenendosi per mano come se una grave catastrofe avesse improvvisamente travolto la città. In più alcuni corpi presentano segni di radiazioni inspiegabili. Vari esperti ritengono che Mohenjo Daro sia un indizio inequivocabile di una catastrofe nucleare duemila anni prima di Cristo.

Nondimeno la città non è l'unico posto sospettato di aver subito un attacco nucleare. Decine di strutture del mondo antico presentano mattoni con rocce fuse:

Antichi forti e torri in Scozia, Irlanda e Inghilterra

La città di Catal Huyuk in Turchia

Alalakh nella Siria del Nord

Le rovine delle Sette Città, vicino all'Ecuador

Le città tra il Gange in India e Rajmahal Hills

Le aree del Deserto di Mojave negli Stati Uniti

In qualunque luogo del mondo, la presenza di temperature spaventose e vivide descrizioni di un terribile cataclisma, suggeriscono che potrebbe esserci stata un'epoca precedente in cui forse la tecnologia nucleare era già nota, un'epoca in cui la tecnologia atomica è stata usata ai danni dell'uomo.

Per acquistare pezzi di vetro unici che sono stati scoperti nel deserto libico assieme ad altre rocce rare visita il sito:

http://www.marmet-meteorites.com/id37.html


Guarda il fotoslide

Articolo in inglese: Desert Glass Formed by Ancient Atomic Bombs?

http://epochtimes.it/news/vetro-nei-deserti-formato-da-antiche-bombe-atomiche---122892

L'Archeometra corrispondenze tra pianeti, colori, metalli.

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L'Archeometra, dal greco il suo significato è misura del Principio, è il monumento più ammirevole, nel campo dell'Esoterismo, che sia mai stato elevato alla gloria del Verbo Universale.

È uno strumento sintetico applicabile a tutte le manifestazioni del Verbo, che permette di ricondurre tutte al loro Principio comune e di rendersi conto del posto che esse occupano nell'Armonia Universale; è in una parola un relatore ciclico, codice cosmogonico di alti studi religiosi, scientifici e artistici.
Niente nell'Archeometra è arbitrario: i diversi elementi vi si trovano posti in modo rigorosamente matematico...
La sintesi che esso comporta non può essere espressa in un sistema qualsiasi che sarebbe necessariamente una formula chiusa.
È una chiave sintetica che permette di determinare il valore intrinseco di ogni sistema filosofico, scientifico o religioso e di riallacciarlo all'Albero universale della Scienza o della Tradizione.
La base numerica dell'Archeometra è il duodenario, sebbene questo duodenario sia generato da un ternario.
Esso è composto da diverse zone concentriche di corrispondenti che mostrano i rispettivi rapporti dei colori, dei pianeti, dei segni zodiacali, delle note musicali, dei caratteri alfabetici e infine, dei numeri.
La parte centrale della figura rappresenta quattro triangoli equilateri intrecciati inscritti in un cerchio, e formano dodici vertici o punti ad ognuno corrisponde un determinato colore.
Al primo triangolo corrispondono i tre colori fondamentali così disposti: il giallo al vertice, il blu a destra della base e il rosso a sinistra.
Al secondo triangolo capovolto corrispondono i tre colori intermediari formati dal miscuglio dei colori fondamentali due a due e così distribuiti: il violetto (rosso + blu), al vertice; l'arancione (rosso +giallo) a sinistra; infine a destra il verde (giallo+blu).
Negli altri due triangoli disposti ugualmente in modo simmetrico rispetto ai primi due e i cui vertici occupano i punti mediani, corrispondono altri colori intermediari sempre prodotti dalla mescolanza, due a due di colori immediatamente vicini.
Al centro c'è il bianco, sintesi di tutti i colori; è la regione dell'Unità principiale.
Al di fuori dei diversi cerchi che costituiscono l'Archeometra è presupposto il nero che è l'assenza di ogni luce e di conseguenza di ogni colore: è la regione delle Tenebre Esteriori.
I quattro triangoli di cui parliamo sono quelli dei quattro elementi: il primo, il cui vertice è in alto, Terra: il secondo, il cui vertice è in basso, Acqua; il terzo, il cui vertice è a sinistra, Fuoco; il quarto, il cui vertice è a destra, Aria.
I dodici segni dello Zodiaco corrispondono tre a tre ai quattro elementi presi nel seguente odine: Fuoco, Terra, Aria, Acqua.
Questi dodici segni sono domicili dei sette pianeti; ogni pianeta ha un domicilio diurno e uno notturno, ad eccezione del Sole e della Luna che non hanno che un solo domicilio ciascuno.
Si vede che i triangoli del Fuoco e del'Aria contengono tutti i pianeti diurni, e che i triangoli della Terra e dell'Acqua contengono tutti i pianeti notturni; è importante notare che quest'ultimi sono esattamente i due triangoli principali.
Ogni pianeta è situato di fronte al segno zodiacale nel quale esso ha il suo domicilio; considerando successivamente ciascuno dei pianeti nei suoi domicili, nei suoi rapporti con i colori, ecco le corrispondenze ottenute:
Saturno notturno, nel Capricorno, Giallo.
Saturno diurno, nell'Acquario, Giallo-Arancione.
Giove diurno, nel Sagittario, Giallo-Verde.
Giove notturno, nei Pesci, Arancione.
Marte notturno, nello Scorpione, Verde.
Marte diurno, nell'Ariete, Rosso-Arancione.
Venere diurna, nella Bilancia, Blu-Verde.
Venere notturna, nel Toro, Rosso.
Mercurio diurno, nella Vergine, Blu.
Mercurio notturno, nei Gemelli, Rosso-Violetto.
Il Sole diurno, nel Leone, Blu-Violetto.
La luna notturna, nel Cancro, Violetto.
Ad ogni pianeta, ad eccezione del Sole e della Luna, corrispondono due colori: sono i colori degli ossidi dei metalli che corrispondono agli stessi pianeti, ogni metallo avendo generalmente almeno due ossidi; d'altronde sono anche i colori della maggior parte dei sali degli stessi metalli.
Le corrispondenze dei metalli con i pianeti sono le seguenti :
Sole - Oro
Luna - Argento
Saturno - Piombo
Giove - Stagno
Marte - Ferro
Venere - Rame
Mercurio - Argento-vivo
Queste corrispondenze date dall'Archeometra per i colori non concordano con quelle che si indicano comunemente.
Questa divergenza trae origine dal fatto che i colori dati dall'Archeometra si riferiscono piuttosto all'aspetto dei metalli stessi.
Tratto da "L'Archeometra" di René Guenon
http://nellanimoantico.blogspot.it/2015/09/larcheometra-corrispondenze-tra-pianeti.html

TUPAC AMARU SHAKUR Teorie del Settimo Giorno.L'Album The Don Killuminati.

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Teorie del Settimo Giorno
L'Album The Don Killuminati è uno delgi album più misteriosi di Tupac. Un album che nasconde molti misteri. Questo album porta anche il sotto titolo di "The 7 Days Theory" cioè "La Teoria del 7 giorno". Perchè questo sotto titolo?, perchè nella vita di Tupac compare sempre il numero 7?, coincidenza? o altro?. In molti sanno che nella Bibbia più volte viene riportato il numero 7, perchè nella copertina di The Don Kiluminati Tupac è crociffisso come Gesù? per dare un senso ai quei 7 che lo circondano. Kmq qui di seguito ci sono tutte le teorie legate al 7.

1) Gli hanno sparato il 7 settembre 1996

2) E' stato in agonia per 7 giorni contando anche quello in cui gli hanno psarato, morendo poi il 13 settmebre 1996

3) E' morto a 25 anni 2+5=7

4) Il film Tupac Resurrection, filmche ripercorre la sua vita è uscito nel 2003 cioè 7 anni dopo la sua morte

5) Tupac ha recitato in 7 film

6) Nel suo ultimo film "Gang Related" interpretava un poliziotto corrotto che muore assassinato. Il numero del suo distintivo era 115 cioè 1+1+5=7

7) La macchina dove viaggiava Tupac e Suge fu raggiunta da 12 proiettili solo 5 colpirono Tupac, 12-5=7

8) Sempre nel film Gang Related, all'inizio del film Tupac alloggia in una stanza, alla porta di entrata c'è il numero 7 appeso

9) Sempre nello stesso film l'attore che affianca Tupac finge di essere scomparso per 7 anni e poi ritorna.

10) "R U Still Down" uscito nel 97 è il primo album postumo pubblicato col nome di Tupac e non Makaveli è stato pubblicato il 25 cioè 2+5=7.

11) Tupac è morto alle 4:03 pomeridiane cioè 4+0+3=7

12) Nel video "I Wonder If Heaven Got A Ghetto" Tupac entra in una macchina guidata da un anziano. La telecamera inquadra la targa che porta il numero 61671 guardate cosa succede facendo qualche operzaione 67-61=6...6+1=7. Dopo una donna cammina verso la stanza di un hotel, il numero della stanza è il 7. Sempre nello stesso video l’orologio nella stanza segna le 4:03, l’ora della sua morte.

13) Nel video "Toss It Up" Tupac spacca uno specchio con una mazza da baseball, tutti sanno che lo specchio rotto porta 7 anni di sfortuna

14) L’ ultimo album non postumo è "All Eyez On Me". Questo album è stato pubblicato il 13 febbraio 1996 proprio 7 mesi dopo, il 13 settembre 1996 Tupac viene dichiarato morto.

15) Tupac nasce il 16 giugno 1971..1+6=7.

16) Nell’ album "All Eyez On Me" compare l’indirizzo del Fan Club di Tupac. L’ indirizzo è il seguente: p.o. box 2694 decatur georgia 30031 sommando i numeri avremo 3+0+0+3+1=7

17) In "Bomb First" primo pezzo dle The Don Kiluminati ci sono 6 colpi di pistola solo al 7° Tupac comincia a rappare

18) Se si ascolta attentamente l’ inizio della canzone "White Man’z World" contenuta in The Don Kiluminati si può sentire una voce che dice "7 years, 7 years, 7 years" cioè "7 anni, 7 anni, 7 anni".

19) La crew di Tupac "Outlaw" era composta da 7 elementi.

20) Nell’ album "Greatest Hits" usctio nel 1998, il primo cd contiene 12 canzoni, il secondo 13 sommando il tutto avremo 1+2+1+3=7 e 12+13=25…2+5=7.

21) Nella canzone "Heartz of Men" dell’ album "All Eyez On Me" a 3 minuti e 13 secondi dall’ inizio dice "Sono morto e sono tornato"...3+1+3=7.

22) Nel cd dei Bone Thugs-N-Harmony la canzone fatta assieme a Tupac si intitola "Thug Luv" sommando le lettere avremo T+H+U+G+L+U+V=7

23) Nel cd di Jon B "Cool Relax" la canzone "Are You Still Dow", cantata assieme a Tupac, è la numero 7.

24) Nell’ album di Daz Dillenger (Retaliation, Revenge And Get Back), la canzone in cui rappa assieme a Tupac è la numero 7…

25) Nell’ album di Richie Rich la canzone con Tupac è la numero 9 ma se si escludono i due skit rpima è la canzone numero 7. In questa canzone Tupac parla riguardo al fatto di essere stato colpito da colpi di pistola e di essere stato ucciso, come è successo nella realtà.

26) Nella canzone “Thug Luv” si sente Bizzy che dopo aver finito la sua strofa e prima che inizi a cantare Tupac dice: “he’s alive, he’s alive, he’s alive….” (Lui è vivo, lui è vivo, lui è vivo)

27) Nella canzone "Hail Mary" ci sono 52 battiti di campana sommando il numero abbiamo 5+2=7.

28) Tupac è nato nel 1971 e morto nel 1996. 1971, 1+9+7+1=18...1996, 1+9+9+6=25..25-18=7.

https://www.youtube.com/watch?v=eulLocV_cVA

Il teatro di Giulio Camillo

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Il Teatro s'innalza in sette gradi o scalini, separati da sette corsie corrispondenti ai sette pianeti.
Chi si appresta a studiarlo deve sentirsi come uno spettatore dinnanzi al quale siano poste le sette "misure" del mondo in teatro.
Poiché negli antichi teatri le persone di maggiore riguardo sedevano nei posti più bassi, così in questo teatro, le cose più grandi e più importanti saranno al livello più basso.
Egli pensava al teatro romano quale è descritto da Vitruvio, quest'ultimo dice che nell'auditorium del teatro i posti a sedere sono tagliati da sette passaggi e ricorda che le classi superiori siedono nei sedili più bassi.
Il Teatro di Camillo è una distorsione del piano del teatro reale di Vitruvio.
Ad ognuno dei sette passaggi vi sono sette cancelli o porte decorate con molte immagini.
Nel Teatro di Camillo la funzione normale del teatro è rovesciata: non c'è pubblico seduto nelle gradinate a guardare il dramma sulla scena.
Il solitario spettatore del Teatro sta dove dovrebbe essere la scena e guarda verso l'auditorium, contemplando le immagini sulle sette volte e sette porte ai sette livelli che salgono.
Utilizza la pianta di un teatro reale ma adattandolo ai suoi scopi mnemonici.
Le porte immaginarie sono i suoi luoghi di memoria, stipati di immagini.
Tutto il sistema del teatro poggia su sette pilastri, i sette pilastri della Casa della Sapienza di Salomone.
Camillo sta parlando dei tre mondi dei cabalisti; il mondo sovraceleste delle Sephiroth o divine emanazioni; il medio mondo celeste delle stelle; il mondo subceleste e degli elementi.
Presenti come Sephiroth nel mondo sovraceleste, sono qui identificate con le idee platoniche.
Camillo basa il suo sistema di memoria sulle cause prime, sulle Sephiroth, sulle Idee; questi debbono essere i "luoghi eterni" della memoria.
Il suo edificio ha il compito di fissare nella mente la verità eterna; in esso l'universo sarà ricordato per mezzo delle associazioni organiche di tutte le parti con l'ordine eterno soggiacente.
Le più alte "misure" universali, le Sephiroth, sono remote al nostro sapere... per questo egli colloca non queste ma i sette pianeti al primo grado del Teatro: infatti i pianeti sono i più prossimi a noi e le loro immagini sono afferrate meglio come immagini di memoria.
I pianeti debbono essere intesi non come termini oltre i quali non ci possiamo levare, ma quali rappresentanti le misure celesti sovrastanti.
Sulle porte del più basso grado, i simboli dei pianeti, i loro nomi, e quindi il nome delle Sephiroth e degli angeli con cui Camillo associa ciascun pianeta.

Pianeti Sephiroth Angeli

Luna Marcut Gabriele
Mercurio Iesod Michele
Venere Hod e Nisach Honiele
Sole Tipheret Raffaele
Marte Gabiarah Camaele
Giove Chased Zadchiele
Saturno Bina Zafchiele




Per Camillo la corrispondenza delle sette misure planetarie del mondo celeste con le sovracelesti Sephiroth dà al Teatro la sua proiezione verso il mondo sovraceleste, sino agli abissi della sapienza divina e ai misteri del Tempio di Salomone.
Camillo ha dovuto destreggiarsi con gli arrangiamenti normali.
Ha lasciato fuori le più alte Sephiroth, Kether e Hokmah.
Ciò è stato fatto intenzionalmente perché spiega che non intende salire oltre Bina a cui ascese Mosè e quindi arresta la sua serie a Bina-Saturno.
Da notare che per Venere dà due Sephiroth, per il resto le sue correzioni Sephiroth-pianeti, non sono inconsuete e neanche la correlazioni con gli angeli.
Questo sorprendente miscuglio di fonti cabalistiche, cristiane e filosofiche, su cui Camillo fonda le sue idee.
Camillo erige il suo teatro all'interno del mondo spirituale di Pico della Mirandola; il mondo delle conclusioni e dell'orazione sulla dignità dell'uomo dell'Heptaplus, con le sue cere angeliche, le Sephiroth, i giorni della crazione, mescolati a Mercurio Trimegisto, Platone, Plotino, il Vangelo di San Giovanni, le epistole di San Paolo, tutto l'eterogeneo apparato di riferimenti pagani, ebraici, o cristiani in mezzo a cui Pico si muove con la sicurezza di chi ne abbia trovato la chiave.
La chiave di Pico è la stessa di Camillo.
Tratto da "L'arte della memoria" di Frances A. Yates



Il teatro di Giulio Camillo-Video
https://www.youtube.com/watch?v=y0Cb6RCjSS8

Fonte; http://oltrelastorianellanimoantico.blogspot.it/2016/10/il-teatro-di-giulio-camillo.html?m=1

Le origini europee dei faraoni d’Egitto: il DNA di Tutankhamon

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Quando la società svizzera iGENEA effettuò l’esame del DNA sulla mummia del faraone Tutankhamon e ne diffuse i risultati, forse in molti pensarono ad una bufala, o ad un errore. Tanto è radicato nella nostra mente l’immagine stereotipata della storia come l’abbiamo imparata dall’infanzia, ma questa scoperta scientifica di straordinario valore adesso mette in dubbio molte delle nostre certezze.



Tutankhamon nacque nel 1341 a.C., figlio del faraone Akhenaton e della sua consorte Nefertiti, Akhenaton precedentemente noto come Amenofi IV o Amenhotep IV è conosciuto anche come il faraone eretico in quanto abolì il culto politeistico istituendo il culto monoteistico del dio ATON, una divinità che contrariamente a tutte le altre non aveva una rappresentazione zoomorfa ma veniva rappresentata come un disco solare che emanava dei raggi che terminavano con delle mani.

Per dare più sostanza a questo profondo cambiamento il faraone della XVIII dinastia spostò la capitale dell’antico Egitto lontano da Tebe, costruendo sul medio corso del Nilo in una zona desertica una città nuova di zecca che fu chiamata Akhetaton che letteralmente significava “l’orizzonte di ATON” e che corrisponde all’odierna Al Amarnah. Dopo la caduta di Akhenaton, e la restaurazione del politeismo la città fu distrutta e la sua memoria cancellata dalla storia d’Egitto. Anche il nome di Tutankhamon in origine era differente, egli si chiamava infatti Tutankhaton, ma nelle convulse fasi successive alla caduta del monoteismo, ogni riferimento ad ATON doveva essere drasticamente rimosso, anche il nome del faraone doveva fare riferimento al più rassicurante dio Amon. Tutti i sacerdoti devoti ad ATON dovettero allora abbandonare il paese per stabilirsi ai confini più remoti del regno: la terra di Canaan. Questa è la storia che viene raccontata nella Bibbia e che noi conosciamo col nome di Esodo.

Dalla diaspora dei seguaci dell’atonismo sarebbe infatti nata la religione ebraica. Questo troverebbe dei riscontri in similitudini sia stilistiche che di contenuto che si possono trovare tra l’Inno al sole scritto sulla tomba del faraone Ay ed alcune parti della Bibbia come il Libro dei Salmi, ed il Libro dei Proverbi.



Il faraone Tutankhamon, morto prematuramente all’età di diciannove anni per una seria forma di malaria, apparteneva all’aplogruppo R1b1a2, SNP R-M269, è l’aplogruppo più diffuso in Europa occidentale e identifica le popolazioni che dopo l’ultima grande glaciazione hanno popolato l’Europa occidentale.

Nella tabella che segue ecco i valori dei primi 15 marker del suo cromosoma Y.

Sembrerebbe davvero che l’antico Egitto fosse in effetti governato da sovrani di origine ancestrale europea, il cui DNA era quindi assai differente dal resto della popolazione che amministravano. Oggi meno dell’1% degli egiziani è di aplogruppo R1b.

Fin troppo ovvio allora che se Tutankhamon era R-M269 allora erano dello stesso aplogruppo tutti i faraoni della XVIII dinastia che regnò sull’Egitto dal 1540 al 1299 a.c., il che troverebbe conferma anche da una rapida analisi di alcune mummie della dinastia come quella di Thutmosi IV, molto ben conservata, che presenta tratti del volto nordici e soprattutto i capelli rossi che sono un tratto peculiare per questo aplogruppo. In effetti test diagnostici sono stati compiuti sul DNA della mummia di Amenhotep III, su una mummia sconosciuta ma che si suppone sia di Akhenaton, confermando che le tre mummie erano tra loro correlate da legami di parentela.

Faraoni XVIII dinastia (Aplogruppo R-M269)Periodo di regnoSposa
Ahmosi1540-1515Ahmes-Nefertari
Amenhotep I1515-1494Meritamon
Thutmosi I1494-1482Ahmose
Thutmosi II1482-1479Hatshepsut
Hatshepsut1479-1457
Thutmosi III1479-1425Hatshepsut Meritre
Amenhotep II1427-1393Tia
Thutmosi IV1394-1384Mutmuia
Amenhotep III1384-1346Tyi
Akhenaton1358-1340Nefertiti
Smenkhara1342-1340Meritato
Tutankhamon1340-1323Ankhesenamon
Ay1323-1319Tey
Horemheb1319-1299Mutnedjemet
E’ possibile che il culto di ATON sia continuato anche lontano dall’Egitto, nella terra di Canaan, dove potrebbero essersi rifugiati i seguaci del cosiddetto faraone eretico dando origine al monoteismo. A suffragio di questa tesi vi è uno studio linguistico del 1922 sulla parola Adonai che in ebraico significa Signore e che mette in luce come questa parola non sarebbe di origine semitica ma proverrebbe dall’Egitto. Adonai = ATON-Ay e prenderebbe il nome dal sommo sacerdote Ay durante il regno di Akhenaton, che divenne anche faraone nel 1323 alla morte di Tutankhamon. Foneticamente le due parole corrispondono a parte la rotazione consonantica t > d che è abbastanza comune.
O forse furono gli Esseni detti anche Nazir i più diretti discendenti dei sacerdoti di ATON che nel deserto di Qumran nei pressi del Mar Morto continuarono le pratiche di adorazione monoteistiche seguendo uno stile di vita votato alla castità e alla purificazione, alla stessa setta sembra essere appartenuto anche Gesù di Nazareth, di questa spiritualità mistica resta traccia nei Vangeli e nei suoi insegnamenti votati alla vita semplice ed al rifiuto delle vane glorie del mondo. Nella traduzione del Nuovo Testamento la parola ebraica per Nazareno ovvero “di Nazareth” è praticamente identica alla parola Nazir, in ebraico: נזיר, cioè consacrato, separato, eletto, in pratica la casta druidica della tradizione celtica.
I capelli rossi sono un indizio genetico facilmente rintracciabile anche nell’antico testamento:
“Quando poi si compì per lei il tempo di partorire, ecco due gemelli erano nel suo grembo. Uscì il primo, rossiccio, e tutto come un mantello di pelo, e fu chiamato Esaù.” Genesi, 25,25
Comunque la si pensi, cosa ci faceva questo aplotipo nell’antico Egitto della XVIII dinastia?

http://genealogiagenetica.it/le-origini-europee-dei-faraoni-degitto-il-dna-di-tutankhamon/ 

La Via dei Chakra

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Foto;http://www.enricoguala.it/wp-content/uploads/2014/11/sidpa-korlo.jpg


"E vidi nella mano destra di Colui che era assiso sul trono un libro a forma di rotolo, scritto sul lato interno e su quello esterno, sigillato con sette sigilli.
Vidi un angelo forte che proclamava a gran voce:
«Chi è degno di aprire il libro e scioglierne i sigilli?».
Ma nessuno né in cielo, né in terra, né sotto terra era in grado di aprire il libro e di leggerlo.
Io piangevo molto perché non si trovava nessuno degno di aprire il libro e di leggerlo.
Uno dei vegliardi mi disse:
«Non piangere più; ecco, ha vinto il leone della tribù di Giuda, il Germoglio di Davide; egli dunque aprirà il libro e i suoi sette sigilli».
Poi vidi ritto in mezzo al trono circondato dai quattro esseri viventi e dai vegliardi un Agnello, come immolato.
Egli aveva sette corna e sette occhi, simbolo dei sette spiriti di Dio mandati su tutta la terra.
E l`Agnello giunse e prese il libro dalla destra di Colui che era seduto sul trono.
E quando l'ebbe preso, i quattro esseri viventi e i ventiquattro vegliardi si prostrarono davanti all'Agnello, avendo ciascuno un'arpa e coppe d'oro colme di profumi, che sono le preghiere dei santi.
Cantavano un canto nuovo:
«Tu sei degno di prendere il libro
e di aprirne i sigilli,
perché sei stato immolato
e hai riscattato per Dio con il tuo sangue
uomini di ogni tribù, lingua, popolo e nazione e li hai costituiti per il nostro Dio
un regno di sacerdoti
e regneranno sopra la terra».
Durante la visione poi intesi voci di molti angeli intorno al trono e agli esseri viventi e ai vegliardi.
Il loro numero era miriadi di miriadi e migliaia di migliaia e dicevano a gran voce:
«L'Agnello che fu immolato
è degno di ricevere potenza e ricchezza,
sapienza e forza,
onore, gloria e benedizione».
Tutte le creature del cielo e della terra, sotto la terra e nel mare e tutte le cose ivi contenute, udii che dicevano:
«A Colui che siede sul trono e all'Agnello
lode, onore, gloria e potenza,
nei secoli dei secoli».
E i quattro esseri viventi dicevano: «Amen».
E i vegliardi si prostrarono in adorazione."

Nella tradizione Buddhista il Samsara si svolge nei sei regni della rinascita.
Questi sei reami, i sei lokas, sono così suddivisi:
Loka degli esseri infernali
Loka degli spiriti famelici
Loka degli animali
Loka degli esseri umani
Loka degli Asura
Loka dei Deva.

Ciascuno di noi, a seconda delle tracce karmiche lasciate dalle incarnazioni precedenti, rinasce incarnandosi in uno dei sei loka.
Sempre nella tradizione Buddhista ci viene ricordato che tutta la manifestazione sorge dalla nostra mente ed in essa si dissolve.
Riteniamo quindi che i sei loka siano regni al di là di noi, ma allo stesso tempo dentro di noi.
In diversi momenti della nostra vita attraverso le nostre emozioni manifestiamo gli attributi degli esseri di ciascuno dei sei reami e sperimentiamo la stessa sofferenza che essi provano.
In questo senso i sei loka del Samsara possono essere associati ai chakra del corpo umano.
I sette chakra dividono il regno della manifestazione in due dimensioni con due livelli vibrazionali differenti.
Guardiamo ad essi in questa ottica: 3 + 1 + 3 con un punto di fuga per ognuno.
Nella prima triade, primi tre loka, vivono gli esseri infernali (Muladhara), gli spiriti famelici (Svadhistana) e gli animali (Manipura).
Nella seconda triade, 4° - 5° e 6° loka, vivono gli esseri umani (Anahata), gli Asura (Vishudda) ed i Deva (Ajna).
Ancora nella tradizione buddhista si fa notare che non v'è differenza tra i regni di incarnazione, in quanto tutti sono soggetti ad ignoranza e sofferenza.
In questo senso chi si incarna nel sesto loka non sperimenta minor ignoranza e sofferenza di chi si incarna nel primo.
Ma esiste una distinzione per quanto riguarda il quarto loka, quello degli esseri umani, in quanto viene definito il solo dal quale sia possibile giungere alla liberazione.
In questo senso, siamo fortunati, in quanto incarnati nell'unico reame in cui c'è la porta d'uscita!

Una delle pratiche preliminari, da intraprendere prima di pratiche più avanzate, è la pratica di purificazione dei sei loka.
Purificando i sei loka dentro di noi, bruceremo le tracce karmiche più grossolane e raffineremo la nostra consapevolezza.

Consideriamo ora il viaggio dell'iniziato attraverso le porte.
Prendiamo come oggetto di osservazione il modello più semplice della scala.

Muladhara - il primo regno - esseri infernali - rabbia
L'emozione negativa che sta alla radice del primo loka è la rabbia.
Gli esseri infernali passano il tempo ad odiarsi, uccidersi, farsi violenza l'un l'altro.
Mettiamoci nel primo chakra, cosa sentiamo?
Avvertiamo il nostro legame con la terra, sentiamo un punto di congiunzione unico con essa.
Ma più di questo non riusciamo a scorgere.
Siamo consapevoli che è il nostro punto di contatto con la terra, siamo consapevoli che è lì che ci troviamo e da lì non possiamo sfuggire.
Dall'interno di questo chakra non ci è dato di comprendere il perchè della nostra situazione.
Per quanto indaghiamo, troviamo solo un senso di unione con la materia ed a tratti questo senso è coercitivo, perchè non c'è luce, dentro questa sfera, in cui possiamo riconoscere la nostra consapevolezza.
Cosa possiamo fare? Possiamo attaccarci a quest'unico punto di terra che riconosciamo con tutte le nostre forze, perchè è l'unica sicurezza che quì abbiamo.
Restiamo legati ad esso e godiamo di questo possesso. Ci siamo seduti sul nostro trono.
Ma la realtà è che non abbiamo idea di cosa sia questo trono (ricordate, vi siete messi nel primo chakra, se lo avete fatto, non avete ricordo di quel che c'è oltre).
E' la prima porta, il primo sigillo.
Siamo fermi in essa, questa terra ferma e densa e non sappiamo perchè.
Dentro di noi, col tempo, si forma una granda paura: paura di rimanere bloccati, paura di non respirare, che non vi sia luce, che non vi sia uscita.
E allo stesso tempo attaccamento a questa condizione, perchè l'unica che abbiamo, l'unica che possiamo ciecamente difendere.
Qualunque movimento in noi sarà paura. Qualunque movimento fuori di noi genererà rabbia.

MA

Possiamo sentire diversamente.
Questa terra nera in cui siamo immersi cos'è?
Questo buio, questo silenzio, cosa sono?
Perchè è tutto così denso, così fitto?

Cosa sentiamo adesso?
Il silenzio non è più un'ordine muto, ma è stasi e pace.
Non siamo rinchiusi, siamo solo fermi.
Questa sosta è per assimilare gli elementi del terreno in cui siamo immersi.
L'insegnamento è: assimila, sedimenta, trasuda la tua sostanza all'esterno, in uno scambio mutuo e lento.

L'antidoto è amore.

Svadhisthana - il secondo regno - spiriti famelici - avidità
Abbiamo oltrepassato la prima porta, abbiamo acquisito conoscenza ed imparato che l'ambiente attorno a noi non è lì per minacciarci ma ci fa crescere e ci fa bene.
Ora siamo bravissimi ad assimilare dall'esterno e sappiamo che ci dà soddisfazione.
L'incarnazione nel secondo loka è data dall'emozione negativa detta avidità.
Gli esseri famelici hanno bocche piccole ed uno stomaco enorme, mai pieno.
Cercano insaziabili ed insaziati fuori di sè qualcosa che riempia il loro ventre senza fondo, ed un senso di vuoto lacerante li divora.
Mettiamoci nel secondo chakra, cosa sentiamo, chi siamo lì?
Sentiamo che siamo acqua, un fluido bacino di acqua. Una sensazione languida ci avvolge, siamo immersi nella fonte stessa del desiderio.
E' così piacevole che non potremmo farne a meno.
Qualunque cosa cada in quest'acqua o tocchi quest'acqua ci muove, ci avvolge, ci scioglie di piacere.
Ma se solo pensiamo che possa finire e che ritorneremo al secco e all'immobilità siamo terrorizzati, ci sentiamo svuotati, abbandonati, disperati.
Ne accumuliamo famelicamente.
Vogliamo vogliamo vogliamo.

MA

Possiamo capire cos'è questa voglia e da dove ci giunge il suo soddisfacimento.
Cos'è che è così dolce?
Cos'è che è così piacevole?
Cosa fa muovere di delizia questa stessa acqua?
E perchè crediamo che questa delizia possa avere fine?
Non avrà fine se la lasciamo muovere, l'acqua ferma soltanto è morta.
Lasciarla muovere ci dà delizia, non fermarla.
Quest'acqua è in tutto/i, è per tutto/i e non avrà fine.
Il dare ci restituirà gioia. Concediamo.

L'antidoto è generosità.


Manipura - il terzo regno - animali - ignoranza
Superata la seconda porta viviamo in uno stato di apertura totale verso l'esterno. Diamo e riceviamo elementi ed energia.
Ma siamo come animali che non sanno perchè questo accade.
Ciò che affligge gli esseri di questo loka è l'ignoranza.
Vivono una vita intensissima, sentono emozioni continue, vengono impressionati da tutto quello che li circonda.
Ma non sanno perchè! Non sanno cos'è questo continuo movimento, queste sensazioni, quello che in essi si agita gli è sconosciuto.
Entriamo nel terzo chakra: cosa sentiamo?
Un nodo, un fulcro, un qualcosa di forte che ci tira dentro.
Ma cos'è? Cos'è?? Fa male tanto è forte. Fa paura quanto è intenso. Cosa sarà mai!!??
Ci fa ripiegare in noi stessi per la paura.
Come animali selvatici impauriti ci rintaniamo.

MA

Se io non mi chiedo cos'è, se mi metto lì buono buono e ascolto, questo nodo cos'è?
Se non scappo per la paura ma rimango quì, fermo, sereno, che trovo?
Sono io!
Io!
Questo nodo è la mia potenza, la mia forza, il mio essere quì e ora, la mia presa di possesso del mio essere.
Sono io, e questo corpo è mio!
Mi sono conosciuto.
Ho acquisito consapevolezza del mio essere uno.

L'antidoto è: conoscenza.

A questo punto avviene il primo salto dimensionale.
Entriamo in un nuovo paradigma.

Anahata - il quarto regno - esseri umani - gelosia
Acquisendo la consapevolezza del mio essere, sono entrato nel mondo degli esseri umani.
Entriamo nel quarto chakra: abbiamo imparato che io sono quì e il resto è fuori di me.
Siamo ben piazzati, abbiamo il nostro potere, la nostra forza, una gran soddisfazione ci pervade quando pensiamo "io sono".
E' così piacevole e così soddisfacente questa appropriazione che cominciamo ad aggiungere qualità a questo io sono: "io sono così e non così, io sono questo e non quest'altro".
E sì! E' proprio bello! Come siamo funzionali! Tutto, ora va benissimo!
Se non fosse che mi accorgo che se qualcuno mi toglie quello di cui mi sono con così tanta fatica appropriato, me ne dispiaccio.
Questo pensiero che gira nella mia testa è così bello, che non voglio rinunciarci.
L'oggetto del mio pensiero è così importante per me, è il gioco su cui dimostro che ho imparato a giocare.
Se me lo tolgono, impazzisco.
Ho passato anni a definire come è fatto il mio io (che non è come il tuo!) e se mi tolgono una di queste definizioni soffro.
La mia vita, se penso che un giorno tutto o qualcosa di questo mi sarà tolto, è un inferno.

MA

Puoi anche sentire diversamente.
Puoi accorgerti che quello che hai lo puoi condividere, che la sostanza di quel che sei è fatta perchè anche divisa per due o per mille sia sempre intera.
Puoi accorgerti poi che se un oggetto del tuo pensiero ti viene tolto, ti rimane comunque il pensiero.
Puoi accorgerti che se ti tolgono anche quel pensiero, rimani ugualmente uno, non perdi lo stato che con così tanta fatica hai conquistato.
Se anche ti togliessero questa unità, dov'è il problema? L'hai conquistata una volta, la potrai, se vuoi, riconquistare quando vuoi.
Questo è solo uno stadio in cui ti senti così. Sei anche negli altri stati. Solo che sei diverso.
Ma di che ti preoccupi? Tieni presente la qualità innata dentro di te, essa soltanto non può variare.
L'insegnamento è: la fonte di vita, luce e amore è inesauribile e non risiede nè varia nell'oggetto in cui si specchia, ma è assoluta.

L'antidoto è una grande apertura del cuore.

Vishudda - il quinto regno - Asura - orgoglio
Compreso che siamo esseri così grandi e che nel nostro cuore alberga una fonte di vita inesauribile possiamo ancora cadere fascinati.
L'orgoglio è il male che affligge i semi-dei, impegnati tutto il tempo in battaglie nei cieli.
La sua sede è nel chakra della gola, il quinto chakra.
Superato il reame del quarto troveremo un blocco proprio all'altezza della gola.
Entriamo.
Crediamo di essere potenti, forti. Abbiamo realizzato in effetti qualcosa di molto grande nel nostro precedente passaggio.
Siamo convinti di avere la soluzione in tasca a tutti i mali che affliggono gli altri e che ormai il nostro territorio sia molto importante.
Finiamo per imporci, nel bene e nel male.
Ci imponiamo agli altri nell'azione.
Ci imponiamo proferendo ordini e dictat, regole per tutti: sappiamo di aver ragione.
O ci imponiamo col nostro silenzio, gli altri non meritano le nostre perle.
Semineremo guerra o paura o isolamento.

MA

Se solo per un attimo cerchiamo di ricordare quanta ignoranza, dolore e paura e senso di isolamento abbiamo sofferto, ci sembrerà stupido affliggere chi è attorno a noi con la nostra superbia.
Se solo ci connettiamo nuovamente con quella fonte di vita che abbiamo trovato, scopriamo che non c'è alcuna verità per cui lottare, alcun nemico da abbattere.
Ci rendiamo conto che come il tempo ha agito su di noi, dandoci la possibilità di comprendere, agirà sugli altri, dando loro modo ugualmente.
Se sappiamo che nella tempesta in molti soccombono ed aumentano le loro sofferenze, non semineremo più vento.
Ma giunti alla fascinazione di questo reame sarà molto arduo per noi capire... abbiamo lasciato alle nostre spalle, l'unico reame da cui potevamo giungere a liberazione e dovremo attendere una nuova incarnazione umana per mettere in pratica l'insegnamento del cuore.

L'antidoto è l'umiltà ed il senso di pace interiore.


Ajna - il sesto regno - Deva - tutte le emozioni negative centrate nell'io
Gli esseri di questo regno sono gli Dei.
Sono immortali.
Vivono indugiando con piacere un po' in tutte le emozioni negative, in una versione blanda e soddisfacente.
Giochiamo e ci divertiamo, liberi di fare ogni cosa desideriamo, senza peccato, senza morale.
Ogni cosa desideriamo si realizza.
Senza sforzo, senza pena.
Siamo il centro del piacere stesso.
Conosciamo ogni legge ed ogni capriccio ci è dato.
Ogni cosa si materializza a nostro piacimento.
Non scorgiamo più gli altri mondi, quelli in cui v'è sofferenza.
Stiamo così bene, così tranquilli e soddisfatti, nella nostra corte di dei a noi simili.
Non vogliamo cambiare il nostro stato, è così bello!

MA

Gli dei sono gli esseri più sciagurati, in quanto la sofferenza non li ha mai colti nella loro gabbia dorata, dandogli la possibilità di capire.
Il ciclo degli dei avrà fine.
La nostra immortalità, la nostra vita durata un eone avrà fine.
E quando quella fine giungerà e la nostra forma si estinguerà finiremo nel bardo.
E lì la scoperta degli altri mondi e della realtà di illusione in cui abbiamo vissuto fino a quel momento sarà terribile.
Immaginate: dopo una vita eterna di colpo scoprire che era solo illusione, che siamo anime cresciute nell'ignoranza.
E che i mondi che ci aspettano pullulano di sofferenza, di cui avevamo dimenticato qualunque memoria.
La disperazione sarà lancinante.

L'antidoto a questa gioia egoistica è la totale compassione per tutti gli esseri senzienti che sorge dalla consapevolezza di sè.

Sahasrara - il settimo regno
Termino con le parole di un maestro.
"Attraverso ciascuna di queste emozioni negative che sorgono dai semi karmici soffriamo nello stesso modo degli esseri di ciascuno dei sei loka.
Praticando con fiducia le meditazioni sui sei loka, le cause radice della nostra sofferenza si dissolveranno gradualmente e tutti gli esseri senzienti ne trarranno beneficio."


Chiaramente, il percorso quì descritto, per fini esemplificativi, è stato molto semplice.
Ma nella vita di tutti i giorni nulla è così lineare, ed i sei regni si manifestano in noi in ogni singolo pensiero.
Sta a noi ricordare la luce pura e chiara che tutto indiscriminatamente illumina.

L'Agnello si sacrifica nel bagno di dolore dei peccati del mondo, per condurre attraverso ogni luogo la luce.
L'Agnello è l'uomo che porta nel suo petto chiara questa luce.
Ripercorre ciascuno dei reami portando in essi sempre più consapevolezza.
Con generosità, fiducia, consapevolezza, pace e amore egli "è degno di ricevere potenza e ricchezza, sapienza e forza, onore, gloria e benedizione".

Ricordiamoci che l'unica via d'uscita è nell'essere umano, nel 4° chakra, nel nostro cuore.

MITOLOGIA NORRENA, PARTE SECONDA: I NOVE MONDI.

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Yggdrasil, chiamato anche “frassino del mondo”, è il più grande e bello tra gli alberi. La sua chioma supera il più alto dei cieli, tanto che è impossibile scorgerne la fine, e il suo tronco è collegato alla casa degli uomini, la Terra di Mezzo, per mezzo di Bifrost, il ponte dell’arcobaleno.

Yggdrasil è il simbolo sempreverde del bene e del male e dell’eterno scorrere della vita, possente metafora vegetale che unisce il cielo e la terra in un destino ineluttabile. Si erge al centro dell’Universo sorreggendo i nove mondi del cosmo spirituale norreno, patrie dei vari esseri nati dal sacrificio di Ymir:


Asgardh, il mondo degli Dèi Asi;


Vanaheim, il mondo degli Dèi Vani;


Alfheim, il mondo degli elfi;


Midhgard, il mondo degli uomini, connesso ad Asgardh tramite Bifrost, il ponte dell’arcobaleno;


Jotunheim, il mondo dei giganti (chiamato anche Utgard);


Nifleheim, il mondo primordiale di ghiaccio;


Svartalfheim, il mondo dei nani;


Muspellsheim, il mondo primordiale del fuoco;


Hel, il mondo dei morti e della loro sovrana Hel da cui prende il nome.

Yggdrasil è sorretto da tre enormi radici, da ognuna delle quali sgorga una fonte.

La prima radice è ad Asgardh, dimora degli Dèi. Qui si trova anche la fonte di Udhr, luogo degli incontri degli Dèi, dove vivono le Nornir, le tre divinità che stabiliscono il destino degli Dèi e degli uomini, i cui nomi simbolizzano le varie fasi del tempo: passato, presente e futuro. Esse trascorrono le giornate intagliando rune su tavolette di legno e, come le Parche della mitologia greca, tessendo la trama della vita di uomini e Dèi. Sono loro a innaffiare Yggdrasil con l’acqua della sorgente miracolosa per mantenerlo in vita.

La seconda radice scende nello Jotunheim, la terra dei giganti, e vicino ad essa si trova la fonte di Mimir, che conferisce a coloro che ne bevono l’acqua grande conoscenza e saggezza. L’accesso alla fonte è però proibito dal suo saggio custode, il Dio Mimir. Egli concesse a Odino di abbeverarsi alla fonte della sapienza, ma a caro prezzo: il padre degli Dèi dovette infatti sacrificare un suo occhio, lasciato come pegno.

La terza radice attraversa il Nifleheim, il mondo primordiale di ghiaccio, e il regno dei morti, per raggiungere infine il pozzo Hvergelmir. Qui la radice è perennemente tormentata da serpenti, incarnazioni striscianti delle forze del male, che mordono e avvelenano le ramificazioni del frassino.

Oltre agli abitanti dei Nove Mondi l’albero offre riparo a molti esseri, che lo proteggono, che ne traggono vita, o che lo minacciano.

Sulla sommità si trova un’aquila gigantesca, depositaria di antichissimi segreti, il cui battito di ali origina i venti che spazzavano il mondo degli uomini. L’Aquila sorveglia costantemente l’orizzonte, per avvisare gli Dèi del sopraggiungere dei loro nemici. Tra i rami vivono poi quattro cervi, che ne mangiano i germogli fino a danneggiare la corteccia. Tra le sue radici si annida infine il serpente Nidhogg, in perenne combattimento con l’Aquila. Messaggero delle schermaglie tra i due animali è lo scoiattolo Ratatoskr, che corre su e giù lungo il tronco del frassino riferendo gli insulti che si scambiano tra loro: la lotta tra l’aquila e il serpente rappresenta l’eterno combattimento tra luce e tenebre, tra saggezza e ignoranza.

A causa di tutte queste creature che vivono tra le sue radici e rami, Yggdrasil seccherebbe e marcirebbe, se le Nornir non versassero ogni giorno acqua dalla sorgente di Urdhr sul tronco e sui rami dell’albero.

Sulla cima di Yggdrasil riposa inoltre Víðópnir, il gallo cui canto annuncerà il Ragnarok, la fine del mondo. Quando ciò avverrà, Yggdrasil annuncerà con il suo tremolio, fonte di spaventosi cataclismi, che la fine dei tempi è arrivata.

È utile sottolineare che, nella mitologia norrena, la divisione tra caos e cosmo è spesso vista come una contrapposizione tra Innangard, ciò che è ordinato, civile e rispettoso della legge, e lo Utangard, ciò che è selvaggio e senza regole.

Midhgard, il regno di mezzo, mondo della civiltà umana, e Asgardh, regno degli Dèi Asi, sono due mondi innangard: entrambi devono costantemente difendersi dagli attacchi dei giganti, i residenti senza legge di Jotunheim/Utgard. Questo è un esempio di come l’universo spirituale norreno sia al centro di un mondo fisico, piuttosto che fuori di esso. Inoltre, con l’eccezione di Midhgard, tutti i mondi sono invisibili, anche se possono mostrarsi e identificarsi in particolari aspetti del mondo visibile: ad esempio, lo Jotunheim/Utgard si può sovrapporre di significato con le terre selvagge, Hel con la tomba e Asgardh con il cielo.

Ma lo utangard non è completamente distruttivo e negativo. Odino ha per madre un gigante, ed è quindi per metà gigante lui stesso. Inoltre, nonostante sia il capo degli Dèi, egli ha diverse caratteristiche estremamente utangard: cerca i giganti per acquisire la saggezza che custodiscono gelosamente, ha la reputazione di essere a volte un imbroglione e, a volte, è più preoccupato per il proprio sviluppo personale e per il proprio potere che per il benessere delle persone a lui vicine. Più in generale, il rapporto tra Dèi e giganti è spesso ambivalente: anche Thor, famoso per la devozione con cui difende Asgardh e Midhgard dai giganti, ha nelle sue vene una parte di sangue gigante.

Non sorprende quindi che a volte uomini e donne si avventurassero deliberatamente nell’utangard: il processo di iniziazione delle tribù a volte prevedeva infatti di dover trascorrere del tempo da soli nelle terre selvagge, rischiando la vita affrontando situazioni pericolose per essere accettate nell’innangard.

LA CREAZIONE DI ASGARDH

Asgardh è il nome con cui viene indicato il regno dei Dèi, una città costruita dalle divinità stesse.


Gli Dèi crearono dapprima una enorme officina, vi posero poi una fornace e forgiarono un martello, un paio di tenaglie e un incudine, i prototipi degli utensili usati dall’uomo.

Con questi strumenti costruirono al centro di Asgardh una maestosa dimora, la più grande di tutta la cittadella divina: Gladsheim, la “dimora della gioia”. Al suo interno costruirono un enorme salone sorretto da colonne d’oro e vi posero tredici troni, uno per ciascuno degli Dei. Per le Dèe venne innalzato un altro palazzo, chiamato Vingolf.

Il signore di Asgardh e di tutti gli Dèi è Odino e ha come sposa Frigg, con la quale genera vari figli. Tuttavia, ad Asgardh ogni divinità possiede terre e dimore che ne rispecchiano le caratteristiche. Ad esempio, Odino risiede a Valaskyalf, “scoglio degli uccisi”, che richiama la macabra attività del Dio, patrono dei morti in battaglia.

Thor, il più forte tra gli Dèi, dotato di una forza squisitamente umana, è il signore di Thrudvangar, “sentieri della potenza”, dove sorge il palazzo Bliskirnir, “lo splendente”, che con le sue 540 sale è il più grande di Asgardh.

Ai confini di Asgardh, nei pressi del Bifrost, il ponte dell’arcobaleno che collega la cittadella divina al mondo dei mortali, si erge la residenza di Heimdall, il guardiano che ha il compito di vigilare sui possedimenti divini.

GLI DEI: ASI E VANI

La mitologia norrena ha una caratteristica molto interessante: il suo pantheon prevede la coesistenza di due diverse stirpi divine, gli Asi e i Vani.

Gli Asi (Æsir), gli Dèi e Dèe che vivono ad Asgardh, simboleggiano un pantheon stratificato legato alla sovranità, alla sapienza e alla guerra: sono divinità guerriere, e Odino è il loro leader.

Il loro potere fu conteso dai Vani (Vanir), rappresentanti la fecondità e la fertilità. I Vani sono più antichi, vivono in una terra chiamata Vanaheim e sono grandi esperti di stregoneria e pratiche magiche, come la divinazione.

Il culto degli Asi, portato da invasori indoeuropei, subentrò progressivamente a quello dei Vani. In seguito i due culti si fusero, e alcune divinità dei Vani furono assimilate dagli Asi.

Entrambi le stirpi presentano delle caratteristiche prettamente umane: oltre ad essere valorosi, possiedono molte debolezze, possono essere spesso gelosi e vendicativi, e possono morire e invecchiare. Gli Dèi norreni sono infatti soggetti all’invecchiamento, e solo mangiando i frutti magici della Dea Idun, sposa del Dio Bragi, possono mantenersi giovani.

Un giorno arrivò ad Asgardh una seducente donna, Gullveig, una strega esperta nel seminare discordia tra gli Dèi: ben presto corruppe con cupidigia e corruzione gli animi delle Dèe, i pilastri della moralità e dell’onore. Venne quindi deciso di condannare a morte la strega.Gullveig faceva però parte degli Dèi Vani, che ne chiesero l’immediata restituzione. Odino sapeva che non ascoltare questo monito avrebbe portato alla guerra, ma il comportamento della strega andava punito. Gli Dèi eressero una pira funebre, vi legarono la strega e le dettero fuoco, ma soltanto dopo tre tentativi le fiamme consumarono il suo corpo.

Il rogo diede ai Vani il pretesto per attaccare gli Asi. Entrambe le fazioni combattevano furiosamente, ma le sorti della guerra rimanevano in costante equilibrio, testimoniando il reciproco valore. Un giorno però, usando la forza delle loro arti magiche, i Vani riuscirono a distruggere le possenti mura di Asgardh. Stanchi di una guerra fratricida che aveva portato a questa rovina, le due famiglie stipularono allora un trattato di pace e si scambiarono degli ostaggi. Gli Asi mandarono Mimir e Hoenir tra i Vani, che consegnarono Njordhr e suo figlio Freyr. Per suggellare il loro patto, i rappresentanti degli Asi e dei Vani si fecero poi portare un otre e vi sputarono dentro, sigillando con la loro saliva divina la pace appena stipulata. Dall’otre nacque Kvasir, la creatura più saggia dell’universo, testimonianza vivente dei divini accordi.

La tregua fu subito messa a dura prova dai Vani: questi chiedevano spesso consigli al saggio Hoenir, che tuttavia accettava di rispondere solamente se poteva consultarsi con Mimir. Un giorno, stufi di dover sempre attendere che i due Asi si consultassero tra loro prima di parlare, i Vani decapitarono Mimir. Odino, colmo di disprezzo e di dolore, andò nel regno dei Vani, si fece consegnare la testa del Dio e, ritornato ad Asgardh, la cosparse di erbe magiche, interrompendo il processo di decomposizione e preservandone la saggezza. Da allora, nei momenti di necessità, Odino conversa spesso con la testa di Mimir, chiedendole consigli sulla condotta da tenere.

Una storia molto interessante riguarda la ricostruzione del muro intorno ad Asgardh. Dopo che i Vani erano riusciti a rompere le difese della cittadella, gli Dèi erano preoccupati che qualcuno avesse potuto assediare e conquistare la loro dimora. Un giorno, un gigante si presento agli Dèi Asi e si offrì di costruire in breve tempo una roccaforte di pietra intorno alla cittadella, così robusta da resistere agli attacchi di qualunque essere. In cambio, avrebbe ricevuto il sole e la luna e avrebbe sposato Freya.
Gli Dèi giudicarono l’offerta molto allettante, ma la ricompensa richiesta era eccessiva. Comunicarono quindi al gigante nuove condizioni: egli avrebbe dovuto ultimare la costruzione in metà del tempo stabilito, senza l’aiuto di nessuno. Il gigante accettò, a patto che gli fosse almeno permesso di farsi aiutare dal suo cavallo. Gli Dèi, rassicurati da Loki, accettarono. Non potevano sapere che il cavallo era un instancabile lavoratore: a tre giorni dalla scadenza dell’accordo, la costruzione della fortezza era quasi terminata.

Gli Dèi minacciarono Loki di morte, a meno che non avesse trovato un modo per far perdere al gigante il diritto al suo compenso. Loki allora si trasformò in una giumenta e attrasse il cavallo lontano dalle mura. Il gigante capì che da solo non avrebbe completato la roccaforte in tempo e, preso dall’ira, attaccò gli Dèi. Thor reagì e lo uccise con un colpo di martello e, poco tempo dopo, Loki tornò ad Asgardh, partorendo un velocissimo puledro grigio a otto zampe: fu chiamato Sleipnir, e divenne il destriero di Odino.

LEGGI ANCHE:

MITOLOGIA NORRENA: INTRODUZIONE

MITOLOGIA NORRENA PARTE PRIMA: LA CREAZIONE

MITOLOGIA NORRENA, PARTE TERZA: GLI DÈI

MITOLOGIA NORRENA, PARTE QUARTA: VALHALLA E HEL

MITOLOGIA NORRENA, CONCLUSIONE: IL RAGNAROK


Tratto da “The Norse Myths” di Kevin Crossley-Holland

Per scrivere questo articolo l’autore ha consultato questi libri, tutti abbastanza facilmente reperibili su internet:


Gods and myths of Northern Europe di H. R. Ellis Davidson;


I miti nordici di Gianna Chiesa Isnardi


The Norse Myths di Kevin Crossley-Holland;


Miti e leggende nordiche di Salvatore Tufano;


An Introduction to Viking Mythology di John Grant;


l’Edda di Snorri Sturluson;


Miti e leggende del nord di Vilhelm Grønbech.

https://norvegiani.wordpress.com/2015/05/11/mitologia-norrena-parte-seconda-i-nove-mondi/

La GHIANDOLA PINEALE come ''sincronizzatore dei ritmi''

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Secondo gli studi storici eseguiti dal neutoanatomista J. Ariens Kappers, (1979), la ghiandola pineale fu scoperta più di 2300 anni fa da Herophilus (325-280 a.C.) un anatomico alessandrino, il quale riteneva che essa controllasse il flusso della memoria.La letteratura indiana antica presenta numerosi riferimenti alla pineale come organo di chiaroveggenza o di meditazione, che permetteva all'uomo di ricordare le sue vite precedenti. Per i buddisti, quest'organo costituisce il "terzo occhio" che, se aperto, penetra nelle dimore di cose ineffabili. Finché il terzo occhio dorme l'adepto rimane inconsapevole dell'ineffabile. Sono tuttavia descritte molte tecniche per permettere agli aspiranti di "aprirlo", una di queste è la meditazione. Questo terzo occhio è stato anche ampiamente rappresentato nelle opere di arte sacra orientale dove accade frequentemente di incontrare delle figure umane dotate di un occhio che si apre al centro della fronte. Il segno indù delle caste si trova in un punto scelto comunemente per simbolizzare l'"occhio", e anche il colore utilizzato rappresenta lo spazio di sviluppo spirituale. L'epifisi assume un ruolo importante anche nella visione energetica dei sette chakra dell'uomo. Gli studi classici della medicina greco - romana considerano l'epifisi una struttura capace di materializzare e guidare il fluido del pensiero dal terzo al quarto ventricolo cerebrale, attraverso, cioè, quel sistema di canalicoli e cisterne nei quali fluisce il liquido cefalo - rachidiano. Galeno, medico del II secolo a.C., considerò la pineale come una struttura simile alle ghiandole linfatiche. Questa interpretazione venne accettata nella cultura occidentale per molti secoli, finché in epoca rinascimentale, qualcuno non tornò ad occuparsi di ghiandola pineale. Nel 1640, Descartes definisce l'epifisi come "la sede dell'anima" e anello di congiunzione tra res cogitans e res extensa, postulando anche l'esistenza di una connessione occhio - epifisi - muscolo e attribuendo così, intuitivamente, un significato funzionale all'epifisi come mediatore degli effetti della luce sull'apparato muscolare. Questa piccola struttura cerebrale era quindi in grado di trasformare un immateriale pensiero in un'azione e di risolvere in questo modo, molti problemi alla costruzione filosofica cartesiana.






In seguito, sotto l'influenza del pensiero cartesiano, molti studiosi del XVII e XVIII secolo associano la pineale e le sue calcificazioni alla pazzia e alla patologia psichiatrica in genere. Da allora la pineale resta sostanzialmente nell'oblio e l'aggettivo "vestigiale"è quello più frequentemente applicato a questa ghiandola. Tuttavia recenti ricerche psiconeuroendocrinoimmunologiche hanno riportato l'attenzione sull'epifisi. Le attuali conoscenze neurofisiologiche evidenziano come la pineale non sia semplicemente una ghiandola, ma, come la midollare del surrene, un trasduttore neuroendocrino: converte infatti un input nervoso, u~n neurotrasmettitore, in un output ormonale che va in circolo. L'input nervoso è la noradrenalina, rilasciata dai nervi ortosimpatici postgangliari, l'output ormonale è in primo luogo la melatonina. la sua sintesi della serotonina è catalizata da due enzimi (n - acetil - transferasi , SNAT, e idrossindol - O - metil transferasi o HIOMT) che sono caratteristici della pineale. I pinealociti sintetizzano esso stessi la serotonina dal triptofano aminoacido essenziale, tramite la stessa via utilizzata nei neuroni.


La sintesi e la secrezione di melatonina sono regolate dalla percezione della luce: è interessante osservare che la pineale deriva da un organo fotorecettoriale, funzionalmente "un terzo occhio", presente in alcune specie di rettili ed anfibi. La pineale dei mammiferi non risponde però direttamente alla luce, ma l'impulso luminoso, raccolto dalla retina, giunge al nucleo soprachiasmatico, regione coinvolta nella genesi dei ritmi biologici; di qui l'informazione passa all'ipotalamo laterale da cui si dipartono le fibre efferenti dirette al midollo toracico dove originano le fibre che terminano nei neuroni pregangliari del nucleo cervicale superiore che proiettano alla pineale. La luce quindi determina il ritmo circadiano e circannuale della melatonina, la cui secrezione è massima di notte e minima di giorno (il picco massimo si situa intorno alle 02,00 di notte).

La pineale riceve però anche informazioni direttamente dal SNC tramite fibre nervose che collegano l'abenula, la commisura posteriore, i nuclei paraventricolari con il peduncolo e il parenchima epifisario. D'altra parte esistono dei recettori specifici per la melatonina nel SNC, in particolare nel nucleo soprachiasmatico ipotalamico che rappresenta un centro di primaria importanza cronobiologica. Anche le influenze ormonali sembrano giocare un ruolo importante nella fisiologia epifisaria, ed esistono sicure relazioni tra pineale e altri sistemi endocrini, in particolare le gonadi. Oltre alla luce, anche i campi elettromagnetici influenzano l'attività della pineale, la quale sembra essere un mediatore fondamentale degli effetti sistemici di questi campi sui sistemi biologici. La pineale si presenta quindi come un fondamentale detector di alcune variabili ambientali, in grado di trasferire le informazioni dall'ecosistema esterno a quello interno, permettendo così la sincronizzazione fra ritmi ambientali e ritmi biologici dell'organismo. Quest'organo ricopre infatti un ruolo centrale nell'organizzazione cronobiologica del nostro organismo, consentendo ad esso di adattarsi in modo ottimale alle variazioni temporali ambientali.


L'azione dei secreti pineali, in gran parte ancora ignota, si esplica sul sistema endocrino immunitario e nervoso in modo estremamente complesso. I prodotti epifisari meglio conosciuti (melatonina e betacarboline) sono delle molecole a struttura chimica indolica, come la serotonina. Questo tipo di anello strutturale è presente in tutte quelle molecole che a livello animale e vegetale mediano il rapporto esterno - interno in modo sincronizzato. La melatonina, oltre ad un effetto antigonadotropo, evidente soprattutto negli animali, presenta una attività immunostimolante e antagonizzante gli effetti immunodepressivi di stress. Tratteremo a questo proposito soprattutto della melatonina, ma sarebbe un errore identificare la pineale con questo ormone. Infatti, l'epifisi è sede di produzione di molte altre molecole, come le beta-carboline, la cui funzione è attualmente in gran parte sconosciuta.





Recenti osservazioni depongono per un ruolo immunomodulatore della pineale in senso stimolante e antagonista nei confronti dello stress, tramite l'azione della melatonina su cellule immunocompetenti e con la mediazione degli oppioidi endogeni. Oltre ad un'azione immunomodulatrice, gli indoli (in particolare le beta-carboline e i serotoninergici) influenzano gli stati di coscienza, controllando in particolare il ritmo veglia/sonno e l'attività onirica. Le beta-carboline, in modo specifico, sono implicate nella produzione dei sogni notturni e possono forse spiegare il fisiologico ritmo di alternanza della dominanza emisferica cerebrale della durata di circa 20 minuti. Durante la predominanza dell'emisfero destro si attiva la sfera affettiva, emozionale e creativa con una più o meno spiccata estraniazione dall'ambiente esterno. In questi momenti ci sorprendiamo a sognare ad occhi aperti o a commettere lapsus verbali o errori nel nostro lavoro. Nella fase di predominanza emisferica sinistra è invece la nostra parte logico - razionale e analitica ad essere più attiva.


L'andamento bilanciato e armonicamente fasico di questi diversi stati di coscienza è alla base di un buon equilibrio psicosomatico, perché ì meccanismi che controllano questa altalena della coscienza sono gli stessi che modulano l'attività neuroendocrinoimmunitaria del soggetto. Non deve quindi stupire che uno degli strumenti terapeutici più utilizzati in diverse medicine tradizionali, sia costituito proprio da sostanze contenenti indoli. E' per esempio il caso dello sciamano dell'Amazzonia che usa l'ayahuasca, una liana ricca di beta-carboline e con proprietà allucinogene, per indurre uno stato di coscienza fortemente alterato e condurre cosi alla catarsi e alla guarigione. Ciò che fa lo sciamano è indurre, con tecniche comunicative che creano lo specifico contesto emozionale e con l'assunzione e la somministrazione di indoli, una "tempesta psicobiologica" riomeostatizzante per un meccanismo di tipo psiconeuroendocrinoimmunologico. L'azione dell'allucinogeno, per un meccanismo serotoninergico, si esplica inoltre a livello del rafe mesencefalico e dell'attività epifisaria, con una conseguente modulazione cronobiologica dell'orologio endogeno.


In questo senso la pineale rappresenta un fondamentale centro di sincronizzazione dei ritmi dell'organismo ai ritmi ambientali, tramite un'azione su diversi sistemi, fra cui come abbiamo detto, quello immunitario. La regolare cadenza dei singoli bioritmi e il loro sincronismo rappresentano una delle condizioni essenziali per un adeguato funzionamento dell'essere vivente. Infatti, la caratteristica essenziale dei ritmi biologici di alternare periodi di riposo a periodi di attività funzionale permette di mantenere i vari distretti a un livello ottimale di funzionamento. E' dunque evidente che ogni fattore che interferisce col normale svolgersi dei complessi cicli bioritmici dell'organismo, non solo altera una normale sequenza adattativa e difensiva, ma favorisce la formazione dei precursori della malattia somatica. E' un dato di fatto che vari bioritmi fondamentali risultano alterati in numerose malattie considerate come psicosomatiche quali l'asma .bronchiale, l'ipertensione essenziale, l'ulcera gastroduodenale, le malattie coronariche, ed altre.


Inoltre, alcuni importanti bioritmi psiconeuroendrocrini, fra cui lo stesso ritmo della melatonina, sono profondamente modificati nei disturbi dell'umore (per intenderci: nelle sindromi depressive). In queste situazioni l'alterazione cronobiologica è qualcosa di più di un mero epifenomeno, sembra cioè rivestire un ruolo causale nell'insorgenza del quadro psicopatologico; a conferma di ciò stanno le recenti acquisizioni terapeutiche che svolgono la loro azione proprio agendo sui bioritmi (la fototerapia). Inoltre, anche molti farmaci antidepressivi, dal litio alla clorgilina e imipramina, hanno dei rilevanti effetti sull'andamento dei bioritmi. E' quindi evidente come la modificazione della normale oscillazione ritmica dei diversi parametri fisiologici si associ all'insorgenza di situazioni patologiche. Ma quali sono le principali cause di disorganizzazione bioritmica?In primo luogo la causa della desincronizzazione può essere endogena, e sembra essere il caso, ad esempio, di alcuni disturbi psichiatrici come la depressione endogena.


In secondo luogo, possono essere causa di alterazioni cronobiologiche gli eventi psicosociali, lo stress, le alterazioni di parametri ambientali. Mentre nelle società contadine ad economia agricola i ritmi del lavoro, dell'alimentazione e del riposo attività tendevano ad essere sincroni con i ritmi biologici e con il variare periodico degli eventi naturali, la rivoluzione industriale ha progressivamente modificato questa situazione. La moderna società urbana industriale ha infatti sempre più imposto i propri ritmi, legati a esigenze di tipo economico e tecnologico, sui ritmi biologici individuali e di gruppo. Così il progressivo aumento di attività lavorative legate ai turni notturni, i rapidi spostamenti attraverso i fusi orari che avvengono nei viaggi aerei, ma soprattutto l'induzione di ritmi comportamentali uguali per tutti e vincolati a necessità produttive ha portato a sincronismi artificiali con serie conseguenze sul piano psicosomatico infatti i ritmi comportamentali e i ritmi biologici sono fra loro armonicamente collegati per un migliore adattamento dell'individuo alle richieste dell'ambiente.





La situazione ottimale di minor rischio psicosomatico viene dunque raggiunta quando due serie di ritmi sono in fase perfetta fra di loro e il comportamento riceve esattamente il supporto biologico di cui ha bisogno in quel momento. Però quando per l'azione di determinanti psicosociali, i bioritmi comportamentali - emozionali vengono forzati in direzioni diverse da quelle dei loro ritmi biologici di supporto, si crea una dissociazione fra programmi biologici e comportamenti che è una delle principali condizioni per la formazione dei precursori della malattia. Nella attuale organizzazione urbano - industriale inoltre i ritmi comportamentali dell'attività, della sessualità e riproduzione, dell'alimentazione sono scarsamente sincronizzati con i ritmi biologici che ad essi sottendono e sono per lo più fissi nel tempo in contrasto con il variare ciclico delle determinanti fisiche ambientali quali il variare delle stagioni. E' come se vivessimo a livello emozionale - comportamentale in un limbo metacronologico, dissociato di ritmi ambientali. Per quanto riguarda lo stress, 1'organizzazione cronobiologica sembra essere molto protetta da alterazioni indotte dallo stress. Ciò conferma come quest'ultimo sia una reazione biologico - comportamentale utile e necessaria per la vita e, d'altra parte, comunque la stabilità e la regolarità dei bioritmi sia importante per la sopravvivenza dell'individuo, e della specie.


Tuttavia le situazioni di stress acuto strettamente intenso oppure cronico producono nell'individuo delle alterazioni cronobiologiche associate all'insorgenza di disturbi psicopatologici e psicosomatici. Quale ruolo ha la pineale in questo processo di insorgenza della malattia da desincronizzazione? La ricerca in questo settore è tutt'altro che conclusa, tuttavia se pensiamo da un lato alla funzione cronobiologica della pineale e dall'altro all'attività che la melatonina e le beta-carboline svolgono sul sistema neuroendocrino e sul sistema immunitario, la pineale diventa in modo evidente un possibile mediatore degli effetti patologici della desincronizzazione. A questo proposito si sta aprendo strada il concetto che la pineale possa svolgere un ruolo di "regolatore dei regolatori" nell'organismo animale, venendo a configurarsi come mediatore ambiente - individuo e come modulatore teso a mantenere l'omeostasi contrastando tutto ciò che minaccia di comprometterlo.

Non solo, quindi, un "ormone antistress", ma più generalmente un modulatore omeostatico che antagonizza gli effetti dello stress quando questo Si presenta come una "inhibiction de l'action" (inibizione dell'azione) in senso laboritiano ed è quindi pericoloso per la sopravvivenza dell'individuo. Occorre infine ricordare che la pineale è sensibile alle variazioni dei campi elettromagnetici ambientali e possiede quindi le. caratteristiche di "terzo occhio" che nel passato alcuni pensatori gli hanno intuitivamente attribuito; é, quindi affascinante utilizzare come ipotesi di lavoro la possibilità che questo organo funga da antenna per le cosiddette energie "sottili" che ci giungono dall'ecosistema esterno. Lo studio della ghiandola pineale e dei suoi secreti è quindi un chiaro esempio di ricerca olistica, in quanto deve considerare l'oggetto di ricerca non più isolatamente e non soltanto come facente parte di un organismo più complesso, ma deve tenere conto anche dell'ecosistema in cui questo organismo. si trova. D'altra parte per questo studio è necessario un approccio transdisciplinare che si arricchisca dell'interazione tra i diversi approcci al problema, e che deve saper comprendere e parlare sia il linguaggio del biochimico che quello dell'antropologo, sia quello del fisico che quello dello sciamano.Questa prospettiva transdisciplinare, interattiva e complessa, è quella che nell'attuale paradigma scientifico può farsi crogiolo di nuove conoscenze, in quanto capace di utilizzare, oltre al microscopio, anche il macroscopio e percepire così non solo le cose, ma anche le relazioni fra le cose.

http://ghiandolapineale.blogspot.it/2012/01/la-ghiandola-pineale-come.html

Menhir , Dolmen & Co.

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Premessa : Gran parte degli articoli pubblicati sul Fortunadrago.it necessitano di una conoscenza introduttiva a quella che è nota come : “La Legge del Ritmo” di Pier Luigi Ighina.

Tratto da Wikipedia : Un megalito è una grande pietra, o gruppo di pietre, usato per costruire una struttura o un monumento senza l’uso di leganti come calce o cemento. Il termine megalito proviene dall’unione di due parole del greco antico: megas (grande) e lithos (pietra).

I megaliti presentano forme e strutture diverse, anche se si possono individuare alcune tipologie fondamentali. Un esempio è rappresentato dal menhir, un masso grezzo o appena sbozzato, conficcato nel terreno.

La prima descrizione di un megalito (Carnac) si deve al Conte di Caylus, nel XVIII secolo. Legrand d’Aussy introdusse i termini Menhir (dal bretone men e hir “lunga pietra”) e Dolmen (t(d) aol (forse apparentato con il latino tabula), tavolo pietra).

Menhir , la sua funzione :

Se consideriamo la legge del ritmo di pier Luigi Ighina , è quella di favorire l’ascesa al cielo dell’energia terrestre negativa (di colore blu , fredda , opaca , mono-magnetica di polarità del “Sud”) convogliandola su tutta la lunghezza del blocco unico di pietra , esattamente come un conduttore e disperdendola tramite il Potere delle punte.

Dolmen , la sua funzione :

Diversamente da un Menhir , la funzione del Dolmen è quella di caricarsi di energia negativa convogliata dai Menhir su cui poggia , ed una volta satura d’energia negativa , avverrà l’inversione in positiva solare (di colore giallo , calda , luminosa , mono-magnetica di polarità del “Nord”) specializzata nella penetrazione del sottosuolo.

Dolmen
Essendo energia mono-magnetica , attirerà ad essa quantità sempre crescenti di energia mono-magnetica negativa (congestionata nelle profondità del pianeta e fonte di Terremoti).

Video:
http://www.dailymotion.com/video/xyoqdh_menhin-dolmens-megaliths-compilation_creation
Menhin, Dolmens megaliths compilation di derekwillstar

Seguono le descrizione ed i collegamenti ad altre strutture megalitiche :

Tomba dei Giganti (Sardegna , Italia)
Attenzione per navigare nel sito fare riferimento alla SITEMAP
Video di “neroargento.com” sulla tomba dei giganti di Coddu Vecchiu – Arzachena (OT) – Sardegna (Italia) https://youtu.be/ZT7HxXc4mfw

Studio e considerazioni sulla Tomba dei Giganti

Foto
Coddu Vecchju(1) Coddu Vecchju(2)
Coddu Vecchju interno camera funeraria (3)
Video di Coddu Vecchju dal sito neroargento.com3 di 5


Teoria sulle Tombe dei Giganti https://www.scribd.com/document/26357591/Tomba-dei-Giganti
La teoria che sostengo è che le Tombe dei Giganti siano degli amplificatorienergetici per risonanza, gli antichi che l'hanno realizzata conoscevano bene le energie magnetiche della Terra e sapevano come servirsene.Secondo la legge del ritmo elaborata da Pier Luigi Ighina ho teorizzato cheil corpo del corridoio funebre (7) sia stato realizzato e costruito in modo darealizzare nei fatti una spirale (come quella d'una conchiglia).La posizione della spirale che realizza la costruzione consente diraccogliere l'energia magnetica solare positiva (asiatico Yang o monopoli positivi +) che viene direzionata tramite la doppia ala di 7 stele (parabola)(4) verso il suo centro o punto di fuoco dov'è posizionato il menhir (3).Il menhir a sua volta si satura d'energia positiva che subisce una inversionee riflessione si trasforma cioè in energia negativa terrestre (asiatico Yin omonopoli negativi -).Quest'energia riflessa e d'inversa direzione s'incunea nel buco della stelecentrale (5) (vedi foto n.2) ed arriva a colpire il dolmen (8) situato allafine del corridoio funebre.Il dolmen a sua volta dovrebbe saturarsi e l'energia subire un'ulterioreinversione e riflessione questa volta tornando come energia positivachiudendo il processo d'amplificazione/risonanza.Possiamo concludere che :Se si ci posiziona ad esempio davanti al menhir (3) si viene investiti principalmente da energia solare positiva (Yang) calda.4 di 5

 Se si ci posiziona davanti la stele centrale l'energia vitale viene equilibratadallo scambio delle due energie.Se si ci posiziona davanti al dolmen (8) si viene investiti principalmente daenergia terrestre negativa (Yin) fredda.Sembra inoltre che questo gioco di rimpallo tipo “ping – pong” tra saturazione e riflessione sia l'unico modo per ottenere naturalmenteun'amplificazione dell'energia del ritmo sole (+) / terra (-) (Yang/Yin). Napoli, 03/febbraio/2010Autore:Domenico

DatiFonti:http://www.reikinet.ihttp://www.uomoterra.it/http://ighina.66ghz.com/http://it.wikipedia.org/wiki/Tombe_dei_gigantihttp://www.neroargento.com/page_main/tombe.htmRingraziamenti:Si ringrazia il Sig.Alberto Tavanti per i consigli, la pazienza ed attenzionededicatomi.Dichiarazione:

E' possibile copiare, duplicare e diffondere il presente documento. https://www.scribd.com/document/26357591/Tomba-dei-Giganti 

Fonte:
http://www.fortunadrago.it/2522/menhir-dolmen-co/

La fine dei Romanov

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1917.org
Il sito della rivoluzione d'Ottobre

La fine dei Romanov

Dopo aver abdicato, il 15 marzo 1917, lo zar Nicola II venne arrestato a Mohilev e sei giorni dopo, per ordine del Soviet di Pietrogrado, trasferito a Zaraskoie Selo, dove tutta la sua famiglia era tenuta sotto stretta sorveglianza.
Lo zar era sospettato di voler concludere, sotto l'influenza della zarina, una pace separata con la Germania e di aver fatto dei passi in tal senso. La denuncia era stata formulata proprio da coloro i quali erano più che decisi a realizzare tale progetto.
Nonostante che Kerenski, nel suo rapporto, avesse bollato come infondate simili accuse, il Governo, per le pressioni dei socialrivoluzionari, decretò la deportazione della famiglia imperiale in Siberia.
Kerenski, quando era già in esilio, giustificò quella misura con il fatto l'Inghilterra aveva rifiutato di concedere l'asilo alla famiglia imperiale ma l'ambasciatore inglese, George Buchanan, lo smentì, affermando che era stato proprio il Governo provvisorio russo a rinunciare al progetto. E' certo però che Giorgio V non fece molti sforzi per accogliere il cugino caduto in disgrazia, forse per la sua fama di sanguinario.
La famiglia imperiale lasciò il palazzo di Tsarskoie-Selo il 13 agosto 1917, accompagnati dalla contessa Hendrikova, dal principe Dolgoruky, dal conte Tatistchev, dalla baronessa di Buxhoevden, dalla lettrice mademoiselle Schneider, dai precettori Gilliard e Gibbs, dai dottori Botkin e Derevenko, dal domestico Volkov, dalla cameriera Demidova, dai valletti Tchemodurov e Sedniev e naturalmente dalla guardia.
Il 17 agosto, il treno imperiale, passato “di buon mattino ad Ekaterinburg”, arrivò alla stazione terminale di Tiumen. Due vapori stavano attendendo i prigionieri ed i loro accompagnatori sulla Tura. Durante la navigazione il 18 agosto Nicola scrisse nel suo diario: "Ieri ho dimenticato di annotare che, prima di pranzo, siamo passati in vista del villaggio di Pokruskoie, il paese di Gregori (Rasputin)".
Per ironia della sorte, colui nel nome del quale, appena pochi mesi prima, tanti infelici erano stati confinati oltre gli Urali, si venne a trovare in mezzo alla sterminata e gelida pianura della Siberia, immensa prigione della più potente autocrazia del mondo.
Domenica 20 agosto Nicola con la sua famiglia giunsero a Tolbosk ove furono sistemati nella casa del governatore. La vita si era presto organizzata, regolata dai pasti, dagli studi dei principi, dal giardinaggio, dalle messe in chiesa e la sera dalle partite di bridge, da qualche lettura, dal cucito e dal ricamo per le signore.
Durante il soggiorno i fedeli monarchici fecero qualche tentativo di liberare i prigionieri ma i loro progetti, che difettavano di decisione, di organizzazione e del necessario segreto, rimasero senza seguito.
Durante la vita del governo provvisorio di Kerenski la prigionia dei Romanov fu mite o almeno sopportabile. Le loro condizioni però peggiorarono assai, dopo l'avvento al potere dei bolscevichi. Essi dovettero sopportare ogni umiliazione ed privazione.
Ai primi di gennaio del 1918 un dispaccio da Mosca ordinò che alla famiglia imperiale fosse assegnata la stessa razione dei soldati; tuttavia non fu la riduzione dei viveri a turbare Nicola II ma il trattato di pace di Brest-Litowsk (firmato il 3 marzo 1918) con il quale la Russia rinunciava alla Livonia, alla Curlandia, alla Lituania, all'Estonia, alla Polonia e riconosceva l'autonomia della Finlandia e dell'Ucraina. Nella primavera del 1918, i bolscevichi giudicarono Tobolsk troppo esposta ad un colpo di mano delle forze antisovietiche ed assegnarono una nuova residenza ai prigionieri.
Il 24 aprile Vassili Vassilievitch Yacovlev, un commissario inviato dal capo del Governo, Sverdlov, comunicò a Nicola l'ordine di partire per Mosca con suo figlio. Ma Alessio era a letto infermo e Yacovlev decise allora di condurre con sé il solo Nicola, ma la ex zarina pretese ed ottenne di seguire il marito e di essere accompagnata dalla figlia Maria, dal principe Dolgoruky, dal dottor Botkin, dalla cameriera Demidova e dai valletti Tchemodurov e Sedniev.
La comitiva arrivò a Tiumen il 27 dello stesso mese. Il soviet di Ekaterinburg, che in quello stesso giorno aveva decretato la sentenza di morte per i Romanov, fece bloccare la strada per impedire a Yacovlev di portar via i prigionieri e la stessa cosa successe a Omsk. Yacovlev ebbe allora l'ordine di recarsi ad Ekaterinburg, sulle falde orientali degli Urali Metalliferi, quasi al confine tra la Russia europea e la Siberia, ove arrivarono il 30 aprile. Gli altri figli dello zar ed il loro seguito giunsero a Ekaterinburg il 23 maggio. La contessa Hendrikova, la baronessa di Buxhoevden, il conte Tatistchev, mademoiselle Schneider, il domestico Volkov seguirono il principe Dolgoruky nella prigione della città, mentre i precettori Gilliard e Gibbs ed il dottor Derevenko furono lasciati liberi.
Nicola II e la sua famiglia furono rinchiusi in un modesto edificio requisito a un anonimo commerciante, un certo Ipatief.
Nella casa-prigione non vi erano abbastanza letti e le ragazze furono costrette a dormire in terra mentre nella seconda camera a disposizione furono sistemati Nicola con sua moglie ed Alessio, intimi e domestici alloggiati con le guardie.
I cibi erano scarsi e pessimi, la sorveglianza strettissima, le giovani venivano beffeggiate e fatte oggetto di lazzi e di allusioni pesanti da parte dei carcerieri, le passeggiate ridotte ogni giorno di più.
A fare loro la guardia furono scelti a turno una cinquantina di lavoratori delle fabbriche e delle miniere locali con il compito di sorvegliare la casa all'interno e all'esterno.
A poco a poco il confino imperiale assunse i tratti più cupi della prigionia. Attorno all'ingresso della casa fu eretta un'alta palizzata, oscurate le finestre. I prigionieri furono obbligati a vivere al primo piano, con una sola entrata rivolta all'interno. Essi ricevettero le tessere annonarie e dovettero accontentarsi di razioni uguali a quelle distribuite ai soldati ed arrangiarsi a coltivare, come i più poveri contadini russi, qualche verdura nell'orto ed a tagliarsi la legna per scaldarsi.
Il timore della liberazione della famiglia imperiale da parte delle forze bianche controrivoluzionarie, guidate da generali fedeli allo zar, che si proponevano il ritorno dei Romanov al potere e l’annientamento della rivoluzione bolscevica, oramai vicine ad Ekaterinburg, indusse il soviet degli Urali a procedere alla loro eliminazione.
Doveva essere però evitata un'esecuzione clamorosa per via delle reazioni che avrebbe potuto provocare: così ad un procedimento pubblico, sul genere di quelli di cui rimasero vittime Luigi XVI e Maria Antonietta, i bolscevichi preferirono l'eccidio segreto, affidandone l'esecuzione al comandante Jakov Jurovskij, da pochi giorni capo-carceriere di Casa Ipatief.
Insieme con Jurovskij erano giunti a Ekaterinburg alcuni suoi compagni, altri furono scelti fra le Guardie Rosse precedentemente addette alla severa sorveglianza dei prigionieri.
Si cominciò col predisporre opportunamente, ad una certa distanza da Casa Ipatief, il pozzo di una miniera abbandonata, impedendo ai contadini delle fattorie circostanti - con la scusa di alcune esercitazioni militari pericolose - di assistere ai lavori.
Venuta la notte del 16 luglio, l'ultima notte dei condannati, Jurovskij salì al primo piano dove dormivano gli ignari reclusi, invitandoli a scendere a terreno perché - disse loro - si temeva un assalto delle truppe cecoslovacche.
Nicola e i suoi si alzarono e si vestirono in poco tempo. Undici persone uscirono dalle proprie camere. Lo zar portava in braccio il figlio Alessio.
Nel frattempo, Jurovskij fece avvertire le Guardie Rosse di sentinella all'esterno dell'edificio di non preoccuparsi quand'anche avessero sentito dall'interno alcuni colpi d' armi da fuoco.
Intorno all'una del 17 luglio, i condannati si ritrovarono riuniti in una stanza del seminterrato.
Jurovskij fece portare tre sedie sulle quali sedettero Nicola, Alice ed il piccolo Alessio, mentre le principessine rimasero in piedi. Faceva parte del gruppo il dottor Botkin, medico dello zarevitch, il cuoco Ivan Karitonov, la cameriera Anna Demidova, il cameriere Alessio Trupp.
Tratto un foglio, Jurovskij richiamò con un cenno l'attenzione di tutti e lesse testualmente: "Nicola Alexandrovic, per decisione del soviet regionale degli Urali siete stato condannato a morte".
Nicola ebbe appena il tempo di mormorare, sbigottito, un "come" che venne immediatamente centrato da un colpo di pistola alla testa. Ne seguì una pioggia di fuoco che travolse la famiglia imperiale ed i servitori al seguito; la zarina Alessandra Fedornova fece appena in tempo a farsi il segno della croce prima di cadere. Morirono subito la zarina, la figlia Maria, il cameriere, il cuoco e la dama di compagnia. Il dottor Boklin, il piccolo Alessio e tre delle sue sorelle, Tatiana, Olga e Anastasia furono finiti a colpi di baionetta. Il sangue era schizzato dappertutto, imbrattando pavimento e pareti.
Pochi minuti bastarono perché la strage si concludesse, ma lo strazio orrendo dei corpi non era finito ancora.
Denudate ed avvolte in semplici drappi, le salme lasciarono il loro ultimo rifugio sopra un autocarro e vennero trasportate nel bosco dove si tentò inutilmente di bruciarle, poichè la legna bagnata non prese fuoco. I loro carnefici decisero, dopo averle orribilmente mutilate e sfigurate con l’acido per renderle irriconoscibili, di gettarle nel pozzo di una miniera abbandonata, ma anche in questo caso qualcosa andò storto, visto che l’acqua arrivava a coprirle solo fino alla metà.
I poveri resti vennero quindi di nuovo caricati sull'autocarro che, poco più tardi, rimase impantanato nel fango. Fu quindi deciso di seppellirli in una fossa comune coperta da traversine di legno nei pressi di Ekaterinburg.
Lo stesso giorno del massacro, poche righe di un innocuo telegramma, inviato a Mosca dal presidente del Soviet degli Urali, Beloborodov, avente come destinatario, il segretario del consiglio dei commissari del popolo Gorbunov, ebbero l’effetto di cambiare per sempre la storia della Russia, aggiungendo una drammatica pagina di morte e violenza ad un paese già sconvolto dalla spaventosa guerra civile.
Esso recitava testualmente: "Dite Sverdlov famiglia subìto destino del capo. Ufficialmente famiglia morirà in evacuazione". Il testo annunciava drammaticamente lo sterminio dello zar, della moglie Alessandra, dei figli Alessio, Olga, Tatiana, Maria e Anastasia.
Il giorno seguente all'esecuzione, il presidente del comitato centrale del Soviet, Sverdlov, intervenendo dinanzi al comitato centrale, su invito dello stesso Lenin, annunciò: "devo dirvi che abbiamo ricevuto notizia che a Ekaterinburg, per decisione del Soviet regionale, è stato fucilato Nicola II. Voleva fuggire. I cecoslovacchi si avvicinavano. Il presidium del comitato esecutivo centrale panrusso ha deciso di approvare".
La scoperta e l'individuazione dei corpi dei Romanov avvenne sul finire degli anni settanta e resa pubblica solo nel 1989. I loro resti riposano a S. Pietroburgo, nella chiesa di Pietro e Paolo.

http://www.1917.org/1917r.html

Chi è Boyan Slat, il ventenne che pulirà gli oceani dalla plastica

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                                                         Foto realizzata da Boyan Slat

Boyan Slat aveva 17 anni quando presentò, per la prima volta, la sua invenzione al mondo. Una macchina “gigante” in grado di pulire gli oceani dalla plastica. Una soluzione per salvare il pianeta, abbattendo costi e salvaguardando la natura. E il mondo lo aveva ascoltato donandogli più di due milioni di dollari in una campagna crowdfunding di grande successo. Un budget che ha permesso a Boyan di sviluppare ancor di più il progetto e di allestire un team di esperti, molti dei quali giovani come lui, per metterlo in pratica. Oggi ha 20 anni e ha fondato un’azienda per fare tutto ciò: The Ocean Cleanup.

Chi è Boyan Slat

Basterebbe ascoltare con attenzione questo discorso accorato di Boyan (classe 1994), a una conferenza Tedx nel 2012, per capire molto della sua personalità e della sua forza d’animo. Ma anche delle sue competenze ingegneristiche e digitali, della sua confidenza con le nuove tecnologie e con il mondo contemporaneo che lo circonda. Eppure quello che colpisce più di ogni altra cosa è la fiducia. Nei propri mezzi, certo; ma anche nell’umanità intera. Con una filosofia ben precisa. Ad ogni sbaglio si può rimediare. L’importante è farlo in tempo. Anche per questo, nel 2014, ha ricevuto il riconoscimento di “United Nations Champions of the Earth”.
Dopo alcune immersioni in Grecia, nel 2011, la vita del giovane olandese è cambiata per sempre. Travolto dalla frustrazione per lo stato di salute del mare («Vedevo più plastica che pesci») decise di fare qualcosa di concreto per invertire un destino che sembrava ineluttabile. Così, dopo aver lasciato gli studi in ingegneria aerospaziale, ha dato vita a The Ocean Cleanup, nel 2013.

Le radici di un problema

Ogni anno entrano nei nostri oceani 8 milioni di tonnellate di plastica che vengono convogliate, a causa di vortici e correnti, in cinque zone principali. Attualmente si stima che ci siano, in giro per le acque della Terra, oltre 5,25 trilioni di pezzi di plastica (in America un trilione è uguale ai nostri 1000 miliardi, fate voi i conti). Una cifra spaventosa. Un terzo è concentrato in quella che viene chiamata “grande chiazza di immondizia del Pacifico” (Great Pacific Garbage Patch).
Negli ultimi 15 anni si è calcolato che, a causa di questo tipo d’inquinamento, siano morti più di un milione di uccelli marini e centinaia di migliaia di mammiferi. La sopravvivenza di numerose specie è a rischio. Compresi animali simbolo come le foche monache hawaiane o le tartarughe marine.
Senza contare i danni economici, ogni anno le aziende che operano nei settori della pesca, della navigazione e del turismo perdono 13 miliardi di dollari per colpa dell’inquinamento, e quelli per la salute: si tratta, infatti,di materiali cancerogeni che vengono ingeriti dai pesci e che poi l’uomo, a sua volta, introduce nell’organismo. Una piaga che, oltre a causare malformazioni varie, aiuta la diffusione di forme devastanti di cancro.

La tecnologia sviluppata da Boyan SlatQuando l’invenzione venne presentata nel 2012, Boyan affermò che poteva essere fino a 33 volte meno costosa rispetto ai metodi convenzionali di pulizia. Metodi ormai obsoleti e poco efficaci. La sua innovazione fu testata nelle Azzorre e supportata da studi di fattibilità a cui lavorarono una squadra di esperti internazionali in ingegneria, oceanografia, ecologia, diritto marittimo, finanza e riciclo dei rifiuti.
Dopo tre anni il sistema si è evoluto. È stato battezzato come “Ocean Cleanup Array” ed è costituito da un sistema di barriere galleggianti ancorate ai fondali. Sfruttando le correnti marine, queste strutture sono in grado di filtrare i rifiuti per poi raccoglierli in una piattaforma. Un grande contenitore che sarà in grado di stivare una quantità di plastica mai catturata prima. Si parla addirittura della metà del Great Pacific Garbage Patch.
Le barriere occuperanno circa un chilometro e mezzo, senza danneggiare la fauna e la flora degli oceani. Le prime saranno inaugurate nel 2016, nelle acque del Giappone. Ma l’obiettivo finale, ambizioso e per questo ancora più suggestivo, è quello di coprire un’area di oltre cento chilometri entro il 2021. In questo modo si potrebbe pulire la maggior parte dell’Oceano Pacifico.

Il piano futuro di Boyan: trasformare i rifiuti in energia

Ma non è certamente finita qui. Sono entrati a far parte della squadra di Boyan anche alcuni scienziati con un compito preciso: studiare un modo per riciclare il materiale che le barriere andrebbero a raccogliere. Una quantità che, se fosse trasformata in energia, potrebbe portare altri benefici per l’umanità intera «Forse ci vorranno dieci anni per trovare un modo funzionante» dice Boyan «Ma è un’altra sfida che vogliamo vincere». Scommettiamo che ci riuscirà?

thenexttech.startupitalia.eu/1469-20150625-chi-e-boyan-slat-il-ventenne-che-pulira-gli-oceani-dalla-plastica-a-partire-dal-2016




L’agente dell’FBI sospettato delle fughe sulle email di Hillary trovato suicida

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Walkerville, MD, un agente dell’FBI ritenuto responsabile delle ultime fughe di notizie “pertinenti le indagini” sulle e-mail del server di posta elettronica privato di Hillary Clinton, quando era segretaria di Stato, è stato trovato morto in un apparente omicidio-suicidio il 5 novembre mattina, secondo la polizia. Gli investigatori ritengono che l’agente dell’FBI, Michael Brown, 45 anni, avrebbe sparato e ucciso la moglie Susan Brown, la notte del 4 novembre, prima che la casa della coppia andasse in fiamme e per poi spararsi. Brown era un veterano del dipartimento di polizia metropolitana di Washington DC, prima di servire negli ultimi sei anni nell’FBI. I vicini videro del fumo provenire dalla residenza di Brown e chiamarono il 911 alle 23:50. Quando i vigili del fuoco arrivarono pochi minuti dopo, la casa era completamente avvolta dalle fiamme. “La morte di Brown è stata causata da un colpo di pistola prima dell’incendio della casa“, dice il capo della polizia di Walkerville, Pat Frederick, “mentre la ferita di proiettile alla testa della signora Brown sembra essere stata auto-inflitta. Tutte le prove portano a credere che si tratti di omicidio-suicidio. Crediamo che l’abbia uccisa, incendiato la casa per poi togliersi la vita“, ha detto Frederick. I risultati confermano le conclusioni dei ricercatori secondo cui la coppia è morta nell’omicidio-suicidio, durante cui, nella casa di 130 metri quadrati, è stato intenzionalmente appiccato il fuoco. Le autorità delineano lo scenario come probabile basandosi su interrogatori dei vicini e commenti sulla pagina Facebook di Brown. Brown avrebbe appiccato l’incendio con la benzina, ma risparmiando la vita all’amato beagle, Dixie. “Prima dell’incendio, lasciò il cane a casa di un vicino“, ha detto Frederick. “Ha messo il cane nel cortile del vicino di casa“. Un vicino ha detto che Brown appariva “in preda al panico“, anche se non è chiaro se la moglie fosse morta prima o dopo che il cane era stato portato via di casa.

Il motivo della strage è ancora oggetto d’indagine, ma la polizia ha detto che Brown era un agente rispettato dell’FBI e ben voluto nella comunità. “Cosa porta a tale rabbia e violenza con la moglie, la persona amata, chi lo sa“, ha detto un funzionario dell’FBI che conosceva la famiglia Brown. Le teorie del complotto dilagano portando molti a credere che sia un altro “colpo sporco” dei Clinton in rappresaglia per le e-mail finite all’FBI a pochi giorni dalle elezioni presidenziali. I media come Infowars e WND propongono la teoria che killer globalisti, agenti dei Clinton, abbiano assassinato la famiglia Brown e bruciato la casa per distruggere ogni possibile prova. Il direttore dell’FBI James Comey ha rifiutato di commentare, ma ha chiesto privacy e di pregare mentre l’ufficio fa i conti con la perdita di “due amici molto stretti“.

 Traduzione di Alessandro Lattanzio – SitoAurora

http://www.morasta.it/lagente-dellfbi-sospettato-delle-fughe-sulle-email-di-hillary-trovato-suicida/

STRANA MORIA DI STORMI A MILANO

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Le carcasse di un centinaio di stormi sono state ritrovate in strada sulla carreggiata in via San Giusto 85,[1] nella zona Ovest di Milano, non lontano dall’Ospedale San Carlo.[2]

I vigili urbani sono dovuti intervenire per anche per regolare la viabilità, resa complicata dai corpi degli uccelli sull’asfalto. I veterinari dell’ATS hanno che saranno portati all’Istituto Zooprofilattico per accertare la causa della morte degli animali.


MORIE DI UCCELLI NEL MONDO ED ESPERIMENTI SEGRETI

Morie del genere sono accadute in diverse parti del mondo. Vediamo alcuni esempi di queste morti:
Il 10 febbraio 2011, sulle spiagge della Florida sono stati avvistati milioni di meduse morte.
Il 22 febbraio 2011 sulla spiaggia di Stewart Island, in Nuova Zelanda, si erano arenate ben 107 balene.
Il 27 febbraio 2011, oltre 5 milioni di pesci morti nei fiumi Moyan e Transmara che confluiscono con il fiume Mara, in Kenya. Su questo evento indagarono la National Environmental Authority (NEMA), il Kenya Wildlife Service e il Ministero keniota della sanità pubblica. Ad avere avvelenato le acque del Mara, sarebbero delle state sostanze chimiche dei prodotti agricoli, largamente utilizzati dai contadini. Interessante, sono state le affermazioni di un funzionario del NEMA, che non esclude che i 5 milioni di pesci sarebbero morti a causa dei cambiamenti climatici. Il cambiamento climatico avrebbe creato una fitta nebbia che ha coperto la superficie dei fiumi compromettendo la sostenibilità dei pesci.[3]


Sono state avanzate diverse spiegazioni su questo fenomeno delle morie di massa di animali. Mentre i media tentano di minimizzare queste morie, che ormai sono divenute globali, sono fatte diverse interpretazioni di questo fenomeno.

Si afferma che tutto questo è stato causato da fulmini, dalla grandine, da una collisione aerea, dalle linee elettriche o dai fuochi d’artificio! Tutte queste spiegazioni potrebbero essere valide per la moria di uccelli, ma per quella dei pesci? Gli uccelli sono molto sensibili al loro ambiente e il pensiero che siano stati colti di sorpresa, o che siano “impazziti” sono delle argomentazioni ridicole.

C’è chi sostiene che addirittura sia colpa sia colpa di scie meteorici. Altre tesi sostengono che queste morie colpiscono specie in declino.

Ci sono dei forti sospetti che tutto ciò sia dovuto a test governativi segreti. D’altronde già un’inchiesta del Senato degli Stati Uniti scoprì che nel 1977 il governo americano aveva infettato centinaia di città con agenti biologici.[4]

Nel 1997 il Segretario alla “Difesa” William Cohen dichiarò che: “Altri (terroristi) sono impegnati in una sorta di eco-terrorismo in grado di alterare il clima, provocare terremoti, ed eruzioni vulcaniche attraverso l’uso di onde elettromagnetiche… Quindi c’è un numero notevole di menti che sono all’opera per trovare il modo di riversare il terrore su altre nazioni…E’ tutto vero, ecco perché dobbiamo intensificare i nostri sforzi (contro il terrorismo) ”.[5]

Come si vede Cohen esclude malattia e avvelenamento, tra le cause di possibili fenomeni “insoliti”, e nello stesso tempo depista attribuendo a un fantomatico “terrorismo” attività che è proprio il governo USA, attua.

Il governo americano (ma sarebbe meglio dire il Governo della Borghesia Imperialista per eccellenza) è stato più volte scoperto a fare test illegali di armi biologiche sui cieli americani, che hanno mutilato e ucciso non solo animali ma anche esseri umani. La storia dei test biologici include la deliberata infezione di cittadini statunitensi con sifilide, malaria e altri agenti batteriologici.

Dal 1950 in poi, il governo USA ha deliberatamente condotto test all’aria aperta, irradiato città importanti come San Francisco. Nel 1955 la CIA ha usato anche un batterio estratto dall’arsenale di guerra biologica dell’esercito, su Tampa Boy in Florida, con l’obiettivo di testare la sua capacità di infettare la popolazione del luogo con agenti biologici.

C’è da precisare che questo di esperimenti non sono monopolio degli USA ma anche della Gran Bretagna, della Russia e di altri governi che hanno considerato (e considerano tuttora) i loro cittadini come cavie di laboratorio.

Un’altra tesi è che dietro questa moria ci sia l’utilizzo di armi scalari. Queste sono armi a energia diretta che possono essere inserite sui satelliti e provocare una vasta gamma di “disastri naturali”, sintonizzandosi su alcune frequenze. Il loro raggio d’azione sarebbe di diversi chilometri.

Il pericolo inerente ai test inerenti alle armi scalari è soprattutto nell’uso tecnologia non ancora pienamente compresa. Come diceva Cohen, nella dichiarazione prima citata, quando dava la conferma dell’esistenza di tali armi in una conferenza stampa, che è da più di un decennio fa, che questa tecnologia può essere impiegata come arma devastante sul clima.

Si ipotizza che questa tecnologia utilizzata, su una grande struttura ha abbastanza potere, di spostare letteralmente montagne, attivizzare vulcani dormienti, creare maremoti killer, semi di depressioni oceaniche, sviluppare uragani di categoria 5 ecc.

Quale modo migliore per testare internamente le capacità, inizialmente entro i confini degli Stati Uniti (ma come si è visto i fenomeni di moria, non si sono svolti solo all’interno degli USA) su una cittadinanza ignara. Ma poi c’è sempre la possibilità di poter negare.

Questo fenomeno si tinge di giallo quando in uno scioccante rapporto preparato per Putin dal Direttorato per l’Intelligence Militare (GRU) si afferma che uno dei maggiori esperti degli Stati Uniti in armi biologiche e chimiche è stato brutalmente assassinato,[6] dopo aver minacciato di svelare che il test militare di gas velenoso, negli USA, che ha ucciso migliaia di animali in Arkansas.[7]

Secondo questo rapporto. John Wheeler III, assistente speciale del segretario dell’aviazione, a Washington DC nel periodo 2005-2008, quando divenne l’assistente speciale dell’Assistente del Segretario per l’Aviazione dell’Air Force per gli impianti, la logistica e l’ambiente, è stato brutalmente assassinato e gettato in una discarica, da come si può leggere da Fax News Service: “La polizia del Delaware sta indagando sull’apparente omicidio di un ex funzionario di Bush, che ha anche sostenuto lo sforzo per la raccolta fondi per costruire il Vietnam Veterans Memorial sulla Mail di Washington DC. Il corpo di Wheeler è stato trovato a Wilmington, Venerdì.

Secondo la polizia, qualcuno inizialmente ha riferito che il corpo è stato gettato da un camion di rifiuti, che sarebbe provenuto da Newark per la discarica. I portavoce della polizia di Newark, il tenente Mark Farral ha detto a Fox News che nessuno aveva segnalato che Wheeler era scomparso, prima che fosse trovato il cadavere. The Wilmington News Joumal ha riportato che Wheeler è stato visto l’ultima volta in un treno Amtrak, da Washington a Wilmington nel Delaware”.

La carriera militare di Wheeler comprende la stesura di uno dei più importanti manuali sull’efficacia delle armi chimiche, cosa che l’ha portato a essere assunto, nel 2009, come consulente per la MITRE Corporation, il cui reparto sviluppo dei sistemi per l’aviazione, secondo il GRU è in prima linea nella creazione di computer e sistemi di comando e controllo, usati dall’US Air Force per la sua flotta di velivoli per l’irrorazione aerea.

Questi veicoli, sarebbero stanziati presso la Little Rock Air Force Base in Arkansas, e probabilmente furono coinvolti in “test per la dispersione” gas velenosi in Afghanistan, provenienti dai depositi di armi chimiche dell’Iraq e depositati presso il Pine Blu Arsenal, anch’esso in Arkansas.

Importante notare che il Pine Blu Arsenal, definito anche “l’arsenale dell’America” è una delle basi più specializzate al mondo poiché dotata di prodotti e servizi biologici per la “difesa”, che la Russia aveva in precedenza accusato gli Stati Uniti di non avere riferito integralmente sugli agenti chimici rimossi in Iraq, tra il 2003 e il 2008, e portati negli Stati Uniti per i test e la successiva distruzione.

Secondo questo rapporto gli Stati Uniti avrebbero trasferito dall’Iraq al Pine Blu Arsenal circa 63.000 tonnellate di fosgene, il gas velenoso che è descritto come una delle più temute armi chimiche mai utilizzate, a causa della sua capacità di fare letteralmente esplodere i polmoni e il sistema respiratorio.

Quasi immediatamente gli Stati Uniti di non solo non hanno completamene distrutto la riserva fosgene dell’Iraq, ma a Pine Blu Arsenal si è iniziato un programma per “accelerare” lo smaltimento, iniettandolo in profondità nel terreno dell’Arkansas centrale.

Più spaventosa, però, è la richiesta, secondo questo rapporto, che gli USA avrebbero iniziato a inviare in Afghanistan massicce quantità di gas fosgene.

Importante notare che le scorte di gas fosgene dell’Iraq, non sono più prodotte nei paesi occidentali, compresi gli Stati Uniti, il che rende il loro valore come arma di distruzione di massa incalcolabile, soprattutto in una situazione di guerra, determinata dall’aggressione del paese da parte dell’imperialismo USA, come in Afghanistan, dove esiste un movimento di resistenza (che va al di là delle forze islamiche)[8] ben radicato tra la popolazione e le truppe di occupazione sono costrette a muoversi in un territorio ostile.

La relazione afferma che motivo diretto dell’omicidio di Wheeler, è causato dal fatto quando un aereo dell’USAF che trasportava a bordo un carico di fosgene, decollato da una base dell’Afghanistan, poco dopo il decollo ha avuto un malfunzionamento nel sistema d’irrorazione diretto dal computer del sistema di comando e controllo, e sull’Arkansas centrale, provocando la morte di migliaia di merli dalle ali rosse.

Secondo rapporti provenienti dagli USA almeno 5.000 di questi uccelli sono stati uccisi, e sono stati rapidamente rimossi dai lavoratori dell’US Environmental Service, che indossavano tute antiincendio e maschere antigas. Un’altra relazione proveniente sempre dagli Stati Uniti afferma che la causa della morte di questi uccelli è stata “un trauma nel tessuto pettorale, con coaguli di sangue nella cavità del corpo e molta emorragia interna”, che secondo la relazione del GRU, ciò è coerente con l’esposizione al fosgene.

Quando Wheeler scoprì ciò che stava accadendo in Iraq con le riserve di gas fosgene, continua la relazione, ha viaggiato da Delaware a Washington DC, dove ha affrontato e minacciato apertamente i funzionari responsabili del Pentagono e della Casa Bianca. Essendo un reduce del Vietnam (ed estensore di un memoriale di guerra) ma soprattutto uno informato sull’uso delle armi chimiche e biologiche in questo conflitto da parte degli Stati Uniti, era intenzionato che tutto ciò non accadesse di nuovo.

Quando Wheeler minacciò di rendere pubblico, tutto quello che sapeva egli, fu condannato a morte. La morte di Wheeler doveva servire come ammonimento a chiunque pensasse di andare contro il regime.

Cerchiamo, adesso, di capire cosa sono queste misteriose armi scalari. Un campo scalare è un concetto matematico e fisico, in cui un singolo valore è assegnato a ogni punto dello spazio. Un esempio di questo può essere descritto dalla temperatura nello spazio, dove ci sarebbe un unico numero finito assegnato a o ogni tempo. Confrontare un campo vettoriale, in cui ogni punto nello spazio è un vettore, consiste in una direzione e un punto di forza. La gravità nello spazio può essere definita da un campo vettoriale, come il campo magnetico che circonda un magnete.

Molti degli stessi termini sono usati dai sostenitori della teoria chiamata anche teoria del campo scalare. Questo nuovo tipo di teoria del campo scalare che va oltre la scienza ufficiale, che si basa sul presupposto che il campo scalare ha quattro o più dimensioni, in cui che si chiama energia scalare in ogni punto dello spazio. Le onde scalari sarebbero le ipotetiche onde elettromagnetiche che si propagano lungo questo campo, anche se, a differenza delle onde elettromagnetiche che si propagano verso l’esterno, come le onde in uno stagno, le onde scalari si propagano su una lunga spiaggia rettilinea. Queste onde scalari, chiamate anche onde Tesla o anche onde Maxwell, si dice che siano il meccanismo dell’energia del punto zero. Va rilevato che questa definizione del campo scalare non è supportata da esperimenti o dalla fisica ufficiale.

Il concetto base di un’arma scalare oppone due potenti onde, l’una contro l’altra, creando un’ipotetica onda continua in quello che è chiamata bolla scalare. Controllando la forza e la posizione di questa bolla scalare nello spazio, si suppone di poter surriscaldare la zona bersaglio (anche se non è chiaro il motivo), fino al punto di vaporizzare la stessa atmosfera. Un nemico potrebbe teoricamente racchiudere una città in una gigantesca bolla scalare, spendendola nel nulla.

A Tesla è attribuita attribuito tale teoria del campo scalare. È vero che Tesla descrisse superarmi che avrebbero potuto fulminare interi eserciti, ma ciò si basava su un concetto, analogo a quello che è alla base delle armi a energia diretta: cioè all’emissione di un potente fascio di particelle (Laser, armi a particelle ad alta frequenza). Tesla non parlò mai di bolle scalari, ma di avere completato la teoria del campo unificato parziale, che unificava la gravità con l’elettromagnetismo, che è qualcosa che anche la teoria del campo scalare sostiene. A causa di queste somiglianze, il nome di Tesla è spesso erroneamente associato con le armi scalari e la teoria del campo scalare.

Il più noto sostenitore del campo scalare è Thomas Bearden, un ex tenente colonello dell’esercito degli Stati Uniti. La maggior parte dei suoi studi riguarda le macchine per il moto perpetuo, la free energy, i motori magnetici e altre “eresie” della termodinamica.

[1]http://milano.repubblica.it/cronaca/2016/11/08/news/milano_storni_morti-151599645/

[2] In Via San Giusto 85 c’è il magazzino di distribuzione dell’azienda chimica VWR International s.r.l., in precedenza Merck Eurolab, nasce dalla fusione di Bracco – divisione chimica, distributore unico in Italia dei prodotti Merck – con BDH Italia. Società del gruppo Merck e già titolare del marchio Prolabo, diviene in seguito VWR International nel 2001, grazie alla fusione con VWR, distributore americano leader del settore in Nord America. VWR International PBI nasce il 1° gennaio 2012 a seguito della fusione con International PBI S.P., società leader in Italia nel settore agroalimentare e microbiologico.


[3]http://digilander.libero.it/SPKoroljov/Confcun.pdf


[4]http://www.altrainformazione.it/2011/01/05/la-moria-di-iccelli-e-pesci-collegata-

[5] C.s.,

[6]http://digilander.libero.it/SPKoroljov/Confcun.pdf

[7]http://www.corriere.it/animali/11_gennaio_03/arkansas-moria-inspiegabile-10000-pesci_0c13ac06-1753-11e0-b956-00144f02aabc.shtml

[8] Nel 2010 un comunicato del Partito Comunista (Maoista) Afgano, pubblicato sul sito Shola Jawid (Fiamma Eterna) (http://www.sholajawid.org/update/index_english.html) organo del partito, l’annuncio che ”Il Partito sta per dare inizio alla guerra popolare in Afghanistan, il cui specifico carattere, nell’attuale congiuntura, è la guerra popolare rivoluzionaria nazionale di resistenza contro gli occupanti imperialisti e il loro regime fantoccio”.

https://marcos61.wordpress.com/2016/11/09/strana-moria-di-stormi-a-milano/

Manifestanti pagati per organizzare insurrezioni e guerre civili contro Trump

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E mentre Miley Cyrus cavalca peni gonfiabili giganti,inizia anche la saga di Soros che paga per insorgere contro le elezioni di Trump.Il teatro Apocalittico prosegue a ritmi celeri
STANNO ORGANIZANDO UNA GUERRA CIVILE SU VASTA SCALA?
Visionate i link inseriti nei commenti sotto questo post


ihttp://thefreethoughtproject.com/soros-trump-protests.../



Billionaire Globalist Soros Exposed as Hidden Hand Behind Trump Protests --…
 è stato pubblicato questo appello subito dopo le elezioni di Trump 
MoveOn.org released the following press release Wednesday afternoon:..


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MoveOn is a community of more than 8 million Americans from all walks of life who use innovative technology to lead,…
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Approfondimenti:
Qui un altro articolo che ne parla http://www.occhidellaguerra.it/manifestanti-pagati-trump/

I ricercatori italiani svelano il Santo Graal: da Gesù a Yasmin von Hohenstaufen

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La scoperta di Gesù, romano-egizio, ci ha permesso di svelare la linea di discendenza di sangue che porta dalla sua famiglia fino ad oggi, giungendo a personaggi illustri come Costantino, Federico II von Hohenstaufen e altri, fino ad arrivare alla principessa Yasmin von Hohenstaufen, attuale discendente di un fratello del Cristo re. La nostra scoperta è partita dalla dimostrazione, attraverso gli scritti di Tito Giuseppe Flavio, che Mariamne (Maria) Boeto, moglie del re Erode il Grande, era la Maria dei vangeli. Ella risulta infatti essere figlia del sacerdote alessandrino Simone Boeto e della regina Cleopatra VII d’Egitto, sorellastra di Marta e di Lazzaro Boeto, cugina di Anna, Elisabetta e Giovanna Boeto e, dulcis in fundo, madre di Gesù Boeto di Gamala. Gesù Boeto risulta inoltre essere parente di Nicodemo Boeto, nonché marito di Erodiade da cui avrà una figlia, Salomé, che ritroviamo sotto la sua croce nei vangeli. Tutti questi personaggi li ritroviamo nei vangeli con le stesse relazioni di parentela, in più di un passaggio si parla di Gesù che va a Betania, nella casa che era di Simone (morto nel 5 a.C.),suo nonno materno, con Maria che gli unge i piedi di olio davanti a Marta. Sempre nei vangeli troviamo Anna, parente di Maria, come la donna che si prende cura di Maria, quando sua madre Cleopatra morì per suicidio insieme a Marco Antonio, Elisabetta, madre di Giovanni Battista, cugina di Maria, e Giovanna discepola e parente di Gesù. Negli apocrifi troviamo inoltre Salomé che aiuta con un’ostetrica Maria nel parto alla nascita di Gesù, la quale corrisponde a Salomé, sorella del re Erode il Grande.


Questo potrebbe far pensare a un Gesù figlio di Erode, ma in realtà il motivo per cui il re cercava Maria, Gesù e Giuseppe è dovuto al fatto che il re scoprì l’adulterio di Maria con quest’ultimo, nato dalla relazione di Alessandro Elio (Helios, Heli) e Ottavia Minore, sorella del primo imperatore di Roma Gaio Giulio Cesare Ottaviano Augusto (Gaio Ottavio),facendo sì che Gesù avesse sangue tolemaico da parte della regina Cleopatra d’Egitto, madre della “Vergine Maria” e di Alessandro Heli, ma sopratutto di sangue romano imparentato con la dinastia degli imperatori Giulio Claudia.


Alessandro Heli, nonno di Gesù, era infatti figlio di Cleopatra e del triumviro Marco Antonio. Alessandro Heli fu affidato alla custodia di Ottavia Minore da parte di Ottaviano, dopo la morte di Cleopatra a seguito della disfatta di Azio della regina e di Marco Antonio contro Ottaviano. Alessandro Helios, o “Sole”, fu l’unico superstite, insieme a sua sorella gemella Cleopatra Selene, dei figli di Cleopatra e nel vangelo di Luca troviamo per l’appunto la genealogia di Gesù che va da Gesù a Giuseppe figlio di Heli; inoltre nelle Toledoth Yeshu Giuseppe ha l’epiteto di Panthera, la cui radice egizia è “pan” (= “figlio”), “neter”/“nefer” (= “faraone”),“Ra” (= “dio-Sole egizio”).


Quando la sacra famiglia fuggì in Egitto cercata da Erode, che aveva scoperto la congiura di Maria per cercare di avvelenarlo in quanto era rimasta incinta da parte di Giuseppe di Giacomo il Giusto, si rifugiarono a Menfi dal faraone, come ci informa il Vangelo Arabo dell’Infanzia di Gesù, attribuito a Giuseppe Caifa. L’unico “faraone” rimasto in vita era per l’appunto Alessandro Elio, che dopo la morte di Ottavia Minore nell’11 a.C., tornò in Egitto.
Anche il triumviro Marco Antonio era marito di Ottavia Minore e da questa relazione nacquero Antonia Maggiore, che sposò Lucio Domizio Enobardo e fu nonna dell’imperatore Tiberio Claudio Nerone (Nerone),e Antonia Minore che sposo Druso Maggiore, fratello dell’imperatore Tiberio, e fu la madre dell’imperatore Claudio e nonna dell’imperatore Gaio Giulio Cesare Caligola.
Essendo Giuseppe figlio di Alessandro Heli, e quest’ultimo fratello di Antonia Maggiore, ne risulta che questa fu zia di Giuseppe, figlio di Alessandro Heli. Nerone era figlio di Agrippina minore e di Gneo Domizio Enobardo, cugino di Giuseppe. Nerone era quindi il figlio del cugino di Giuseppe, e sua madre era figlia dell’acclamato condottiero Germanico, nipote di Marco Antonio, di Agrippa e di Augusto, nonché sorella di Caligola, che era suo zio materno. A questo punto Gesù e Nerone risultano essere cugini. Inoltre essendo Giuseppe nato da Alessandro Heli e da Ottavia, sorella del primo imperatore di Roma Augusto, ne risulta che l’imperatore era zio sia di Giuseppe che di Gesù.


Ricapitoliamo: Alessandro Heli, Antonia Maggiore e Antonia Minore erano fratelli, figli di Marco Antonio; Giuseppe (figlio di Alessandro Heli) e Gneo Domizio Enobardo (figlio di Antonia Maggiore) erano cugini; Gesù (figlio di Giuseppe) e Nerone(figlio di Gneo Domizio Enobardo) erano cugini di II grado. Antonia Maggiore era inoltre una nipote del primo imperatore Augusto, cugina dell’imperatore Tiberio, prozia paterna dell’imperatore Caligola e zia materna e prozia dell’imperatore Claudio. Ma Antonia Maggiore era anche la zia di Giuseppe e quindi zia di II grado di Gesù, che risulta cosi essere parente con tutti gli imperatori del suo periodo qui nominati, compreso il dittatore Gaio Giulio Cesare, fratello di Giulia Minore, madre di Azia Maggiore, madre di Augusto. Cesare era inoltre stato compagno di Cleopatra, nonna e bisnonna di Gesù.
Ora possiamo capire il motivo per cui a Gesù fu dato l’epiteto di “re dei re” e perché fu scelto dall’imperatore Costantino come figura strategicamente adatta per costruire il cristianesimo. Altro che ebreo marginale, Gesù era di sangue romano, tolemaico, seleucide, egizio e della stirpe reale di Israele, con discendenza di sangue addirittura macedone, discendendo da Tolomeo I, fratellastro di Alessandro Magno.


Dalle genealogie gallesi, che legano la famiglia di Gesù all’imperatore Claudio attraverso Giuseppe d’Arimatea, che abbiamo visto nel libro Cristo il Romano essere Giuseppe Heli padre di Gesù, abbiamo ulteriori conferme del legame fra la famiglia di Gesù e la dinastia Giulio-Claudia, che vengono tratteggiati dalle cronache, dalle leggende e dalle genealogie celtiche. Giuseppe d’Arimatea, indicato come senatore in un manoscritto del 1796, avrebbe generato Josefes, evidentemente una forma del nome Giuseppe, a sua volta padre di Giosuè. Giuseppe d’Arimatea genera anche Anna, la quale con Bran genera Penardun, moglie di Mario, figlio di Arvirago e di Genvissa, figlia dell’imperatore romano Claudio, figlio di Antonia, figlia di Marco Antonio. Dall’unione di Penardun, nipote di Giuseppe d’Arimatea, con Mario, nipote di Claudio, nasce Coelo I, da cui discende Flavia Elena, che con l’imperatore Costanzo Cloro, genera l’imperatore Flavio Costantino Magno, che avrebbe quindi scelto di fondare la nuova religione di stato del Cristianesimo su un suo antenato e non su un qualunque falegname ebreo, storicamente improponibile, viste le continue guerre tra Roma e questo popolo, che portarono a miriadi di morti , molti per crocifissione, nelle guerre giudaiche e nelle altre rivolte.


Giuseppe d’Arimatea ha legami con l’establishment romano in Egitto,Paese collegato a diversi seguaci e parenti di Gesù come Maria, madre di Gesù, l’apostolo Bartolomeo (che significa in aramaico “figlio di Tolomeo” ed è chiamato Cleofa, diminutivo di Cleopatro o Cleopatra – quindi due nomi, Bartolomeo e Cleofa/Cleopatra, entrambi propri e tipici della dinastia Lagide-Tolemaica) secondo i vangeli dell’infanzia, e, come scrive lo storico bizantino e Patriarca di Costantinopoli Niceforo (758-829),anche l’apostolo Simone lo Zelota. Giuseppe d’Arimatea secondo le tradizioni britanniche sarebbe stato vicino a un tal re Evelac, che è stato interpretato come una deformazione del titolo di aballach del governatore di Alessandria d’Egitto Alessandro Lisimaco, padre di Tiberio Alessandro, procuratore di Giudea nel 46 d.C. Evelac/Alessandro Lisimaco viene indicato come cugino di Tolleme, evidentemente una forma del nome Tolomeo dell’ultima dinastia faraonica, portato da due figli di Cleopatra VII, Tolomeo Cesarione, avuto da Gaio Giulio Cesare, e Tolomeo, fratello di Alessandro Elio e di Cleopatra (VIII) Selene.

Thutmose I
(Faraone della XVIII dinastia d’Egitto)
= Mutnofret
|
Thutmose II
(Faraone della XVIII dinastia d’Egitto)
= Iside
|
Thutmose III
(Faraone della XVIII dinastia d’Egitto)
= Merira-Hatshepsut
|
Amenhotep II
(Faraone della XVIII dinastia d’Egitto)
= Tiaa
|
Thutmose IV
(Faraone della XVIII dinastia d’Egitto)
= Mutemuia
|
Amenhotep III
(Faraone della XVIII dinastia d’Egitto)
|
Smenkhkara (Aronne)
(Faraone della XVIII dinastia d’Egitto)
= Neferneferuaton Merytaton (Elisabetta)
(Faraone della XVIII dinastia d’Egitto)
|
Eleazar
|
Finea
|
Abishua
|
Bukki
|
Uzzi
|
Tseraia
|
Meraioth
|
Amaria
|
Ahitub
|
Tsadok
|
Ahimaaz
|
Azaria
|
Yohanan
|
Azaria
|
Yohanan
|
Azaria
|
Amaria
|
Ahitub
|
Tsadok
|
Xy
|
Xy
|
Xy
|
Shallum
|
Hilkia
|
Azaria
|
Seraia
|
Yehozadak
|
Giosuè
|
Yoachim
|
Eliashib
|
Gioiada
|
Yohanan
|
Yadduah
|
Onia
|
Simeone
|
Onia
|
Simeone
|
Onia
|
Onia
|
Anania
|
Ananel l’Egiziano
|
Boeto
|
Simone Boeto
= Cleopatra VII
(Faraone d’Egitto)
|
Mariamne II Boeto (Maria)
= Giuseppe d’Arimatea
|
Giuseppe/ Yoseh (Josefes)
|
Giosuè
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Dagoberto II
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= Ansegiso
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Carlo Martello
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Pipino il Breve
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Carlo Magno
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Ludovico il Pio
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Gisella
= Eberardo del Friuli
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Ingeltrude del Friuli
= Enrico di Babenberg
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Hedwige di Babenberg
= Ottone I di Sassonia
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Enrico I l’Uccellatore
(Duca di Sassonia, Sacro Romano Imperatore)
= Matilde di Ringelheim
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Ottone I il Grande
(Sacro Romano Imperatore)
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Lutgarda
= Corrado
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Ottone
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Enrico
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Corrado II il Salico
(Sacro Romano Imperatore)
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Enrico III
(Sacro Romano Imperatore)
= Agnese
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Enrico IV
(Sacro Romano Imperatore)
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Agnese
= Federico von Büren
(Duca di Svevia)
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Federoco l’Orbo
(Duca di Svevia)
= Giuditta di Baviera
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Federico I Barbarossa
(Sacro Romano Imperatore)
= Beatrice di Borgogna
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Enrico VI
(Sacro Romano Imperatore)
= Costanza di Sicilia
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Federico II von Hohenstaufen
(Sacro Romano Imperatore, Re Federico I di Sicilia)
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(Discendenti)
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Yasmin von Hohenstaufen
Alessandro De Angelis
Andrea Di Lenardo



http://apocalisselaica.net/i-ricercatori-italiani-svelano-il-santo-graal-da-gesu-a-yasmin-von-hohenstaufen/


Leucemia mieloide acuta, “malattia aliena”. Studio italiano: “Dna non umano in un malato su due”

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Un alieno si nasconde tra i miliardi di lettere dell’alfabeto della vita. Fornisce ordini inconsueti alle cellule del corpo, rimanendo ben nascosto. “Dna non umano” si annida in un malato su due di leucemia mieloide acuta, una patologia oncologica che colpisce le cellule del sangue. È la sorprendente scoperta fatta dai ricercatori dell’Università Statale di Milano e dell’Ospedale Niguarda. Che per la prima volta, in uno studio appena pubblicato su Scientific Reports – una delle riviste del gruppo Nature è riuscito a stanare sequenze aliene nelle cellule tumorali.


Tutto nasce da un’anomalia nelle cellule leucemiche, che ha insospettito gli studiosi italiani. La produzione eccessiva di una specifica proteina, associata alla proliferazione cellulare incontrollata, tipica delle cellule cancerose. “Siamo andati a ritroso e ci siamo chiesti chi impartisse questo ordine in grado di attivare una proliferazione senza interruzione – spiegano Alessandro Beghini, dell’Università degli Studi di Milano, e Roberto Cairoli, direttore dell’ematologia del Niguarda -. E, grazie a una serie di tecniche di biologia molecolare, siamo riusciti a identificare una variante dell’oncogene WNT10B”. I ricercatori svelano anche un curioso retroscena, che li ha aiutati nell’identificazione dell’intruso. “A giocare un ruolo fondamentale l’uso di sequenziatori automatici un po’ vintage – rivelano gli studiosi -. È stata la nostra fortuna, perché i macchinari di ultima generazione avrebbero scartato le sequenze non umane in automatico, senza analizzarle”.


Ma chi è l’alieno che impartisce gli ordini, traviando le cellule sane? “È ancora presto per avere un identikit preciso”, sottolineano i ricercatori milanesi. Ma la pista seguita dai detective del Dna è quella “microbiologica”, che vede virus e batteri tra i principali responsabili dei meccanismi patologici della leucemia mieloide acuta.

In base alle stime dell’Associazione Italiana Registri Tumori ogni anno in Italia si contano poco più di 2.000 nuovi casi di leucemia mieloide acuta: 1.200 tra gli uomini e 900 tra le donne. La malattia è, secondo gli esperti, più comune negli uomini che nelle donne e, in genere, negli adulti con più di 60 anni. E nel nostro Paese rappresenta il 13% delle leucemie tra i bambini di età compresa tra 0 e 14 anni.


L’intruso è stato trovato nel 56% dei 125 pazienti il cui Dna è stato sottoposto ad analisi. Questa importante scoperta apre, secondo gli autori, a nuovi possibili filoni di ricerca. Gli studiosi hanno, ad esempio, scoperto la stessa alterazione genetica anche in alcune cellule di tumore alla mammella. Una correlazione che deve essere ancora indagata a fondo. Lo studio potrebbe, inoltre, indicare un nuovo target per future terapie mirate contro la leucemia mieloide acuta, grazie a nuovi farmaci sviluppati per stoppare in modo selettivo la proliferazione mediata dalla sequenza aliena. “È una scoperta importantissima – concludono i ricercatori -, che negli anni a venire richiederà una serie di approfondimenti per risalire alla specie a cui il Dna appartiene, e per chiarire i meccanismi che hanno portato alla sua incorporazione nell’uomo”.

Lo studio su Scientific Reports

http://www.ilfattoquotidiano.it/2016/11/17/leucemia-mieloide-acuta-malattia-aliena-studio-italiano-dna-non-umano-in-un-malato-su-due/3200094/
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